Il concerto di Petrenko a Santa Cecilia, un grande successo con Mendelssohn, Bramhs e Debussy.

di Claudio LISTANTI

Dopo il successo dell’apertura della Stagione Sinfonica 2021-2022 dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia affidata alla grandiosa Seconda Sinfonia di Mahler diretta da Jakub Hrůša anche il secondo concerto della stagione ha riscosso un grandissimo successo non solo per il programma proposto ma anche per gli esecutori impegnati nell’esecuzione: il direttore Kirill Petrenko, tra i più apprezzati al mondo, e il pianista Boris Giltburg.

Fig. 1 Il direttore Kirill Petrenko © Wilfried Hösl

Il programma proposto per la serata era certamente di grande interesse soprattutto per la varietà della poetica musicale specifica di ogni singolo brano, una specie di mosaico che è riuscito ad attrarre l’attenzione degli spettatori finalmente convenuti in numero cospicuo grazie alle riaperture delle sale da concerto per la capienza complessiva. Ai due estremi del programma due composizioni di carattere ‘marino’ anche se l’elemento ‘mare’ è trattano in maniera del tutto opposta: Meeresstille und gluckliche Fahrt (Calma di mare e viaggio felice) Ouverture da concerto in re maggiore per orchestra, op. 27 (MWV P5) di Felix Mendelssohn-Bartholdy ha aperto la serata che è stata poi conclusa da La mer, tre schizzi sinfonici per orchestra, L 111 di Claude Debussy. Al centro del programma un vero e proprio ‘colosso’ della letteratura per pianoforte e orchestra sinfonica: il Concerto n. 2 in si bemolle maggiore per pianoforte e orchestra, op. 83 di Johannes Brahms.

Come tutti gli appassionati della Grande Musica avranno già notato si tratta di un programma molto impegnativo per il quale è necessario una prova di grande spessore di tutti gli interpreti impegnati e, possiamo dire con certezza, che le aspettative non sono andate deluse.

Parlavamo prima delle estremità del programma ed il richiamo al mare sotto vari aspetti in esso contenuta. Nell’Ouverture di Mendelshonn, composta nel 1828 e nello stesso anno eseguita privatamente, la partitura era ancora nello stato di ‘lavori in corso’; per la sua presentazione al pubblico, avvenuta presso la Singakademie di Berlino nel dicembre del 1832 sotto la direzione dello stesso autore, l’ouverture fu revisionata.

Fig. 2 La copertina della partitura de La mer nell’edizione del 1905

Fonte di ispirazione di questo piacevole brano musicale sono due poesie di Goethe intitolate, come da titolo, Calma di mare e Viaggio felice; la musica si può considerare descrittiva di un elemento, il mare, nel suo aspetto più rassicurante quando nello stato di calma concede al viaggiatore una navigazione tranquilla fugando tutte quelle paure che assalgono il viaggiatore quando decide di intraprendere un viaggio per mare. Il tutto ottenuto con raffinatezza con un breve ma intenso brano introdotto da un delicato Adagio cui segue un elegante Molto Allegro e vivace che sfocia nell’Allegro maestoso, quasi a simboleggiare il termine della navigazione e il felice raggiungimento della destinazione finale.

Ne La Mer Debussy ci presenta il mare visto, squisitamente, come elemento naturale. Il brano, composto nel periodo 1903 – 1905 fu eseguito a Parigi presso i Concerts Lamoureux, nell’ottobre di quest’ultimo anno.

Chiaro esempio di quell’Impressionismo musicale conseguente al movimento pittorico di fine ‘800 che Debussy riuscì ad interpretare con grande efficacia, riuscendo a trasformare le ‘macchie pittoriche’ in ‘macchie sonore’ per ottenere una ‘musica descrittiva’ che colpisce l’ascoltatore anche grazie alla sua straordinaria arte di orchestratore che, proprio con La Mer, attraverso ‘colori’ e ‘timbri’ riesce a giungere a livelli sublimi.

La mer descrive tre momenti ‘naturali’ del mare ognuno dei quali caratterizzato da un titolo preciso fatto che ne consente una maggiore comprensione da parte dell’ascoltatore. In apertura, De l’aube à midi sur la mer (Dall’alba a mezzogiorno sul mare) un Très lent (Molto lento) che propone sensazioni, luminosità e maestosità del mare nell’arco della prima parte della giornata. Contrastante il secondo movimento Jeux de vagues (Giuochi d’onde) un Allegro nel quale brevissimi incisi tematici si intrecciano, a volte in maniera quasi incalzante, per portare l’ascoltatore nella visione ideale dell’incrociarsi delle onde. Grandioso il finale con Dialogue du vent et de la mer (Dialogo del vento e del mare) un Animé et tumultueux (animato e tumultuoso) che introduce un dialogo tra i due elementi che porta a visioni grandiose e spinge ad immagini travolgenti provate dallo scatenarsi degli elementi che ci presentano il mare come straordinaria forza della natura.  L’orchestrazione è qui particolarmente ricca, vettore di suggestioni che impressionano l’ascoltatore e che la rendono pagina tra le più straordinarie del nascente poetica musicale del ‘900.

Fig. 3 Boris Giltburg e Kirill Petrenko durante l’esecuzione del concerto n. 2 di Brahms

Anche la scelta di porre in posizione mediana nell’ambito della serata del Concerto n. 2 in si bemolle maggiore per pianoforte e orchestra, op. 83 di Johannes Brahms è da considerarsi particolarmente significativa per la valenza artistica della serata. Composto nel periodo 1878 – 1881 fu eseguito per la prima volta a Budapest nel novembre di quest’ultimo anno, la sua presenza non è frequentissima nelle sale da concerto. Ciò è dovuto non per le qualità musicali intrinseche del brano che sono eccellenti ma, secondo alcuni critici, per difficoltà insite nella scrittura pianistica che contiene discontinuità di base soprattutto nella resa spettacolare. Scritto inusualmente in quattro tempi, nel terzo dei quali, ‘Allegretto grazioso’ il ruolo di solista principale sembra spostarsi verso il violoncello per uno ‘sbilanciamento’ che sembra mettere in una certa difficolta espressiva il pianoforte che solo un interprete di grande spessore ne può evitare il relativo calo di tensione.

In questa esecuzione ceciliana ci è sembrato che il pianista Boris Giltburg abbia dimostrato di avere la ‘classe’ giusta per eseguire un concerto che presenta queste peculiarità mettendo in evidenza una non comune autorevolezza interpretativa che gli ha consentito di instaurare un serrato dialogo con l’orchestra tanto efficace quanto coinvolgente grazie anche all’intensa direzione di Petrenko che ha esaltato quella ‘cantabilità’ brahmsiana che è una delle peculiarità di questo brano, ricordando anche, a proposito del terzo movimento poco prima citato, l’ottima prova del primo violoncello solista dell’orchestra, Luigi Piovano, strumentista di esperienza e valore. L’esperto ed esigente pubblico di Santa Cecilia ha decretato per Giltburg un piccolo trionfo personale dimostrando di aver apprezzato pienamente la sua difficile prova.

Fig. 4 Applausi del pubblico per Kirill Petrenko e l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia al termine del concerto

Per quanto riguarda il resto del programma Kirill Petrenko ha messo in mostra ancora una volta tutte le sue doti di direttore d’orchestra che gli consentono di essere considerato uno dei maggiori interpreti a livello internazionale, mostrando estrema duttilità nell’esecuzione di un programma così variegato che gli ha permesso di mettere in evidenza la poetica e le sonorità di ognuno dei tre brani in programma riuscendo ad esaltarne le singole peculiarità musicali. Una esecuzione di notevole spessore ottenuta anche grazie all’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, compagine sicuramente tra le migliori del nostro continente con la quale il direttore russo ha dimostrato di essere in assoluta sintonia.

Anche per Petrenko (ci riferiamo alla recita del 16 ottobre) un successo personale di grandi dimensioni sottolineato da lunghi, reiterati e fragorosi applausi. Ottimo preludio, questo, all’attesissimo concerto del 21 novembre prossimo quando Kirill Petrenko sarà di nuovo a Roma nell’unica data italiana della tournée dei Berliner Philharmoniker, l’orchestra della quale è Direttore Principale che torna qui a Roma dopo 17 anni di assenza e con la quale presenterà un programma ‘esplosivo’ molto adatto alle sue corde emotive: la Sinfonia n. 3 “Scozzese” Mendelssohn e la Sinfonia n. 10 di Šostakovič.

Claudio LISTANTI   Roma 24 ottobre 2021