di Francesco MONTUORI
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M.Martini e F. Montuori
I L C U B I S M O
La parola “cubismo” fu usata per la prima volta, in maniera derisoria, da Henri Matisse nel 1908; Matisse era membro della giuria del Salon d’Autonne, la giuria che aveva rifiutato cinque dei sette dipinto inviati da Georges Braque.
Commentando una mostra retrospettiva di Paul Cezanne del 1907 il critico d’arte Louis Vauxelles parlò di pittura fatta a cubi: “Braque maltratta le forme, riduce tutto – luoghi, figure, case a schemi geometrici – a cubi” (fig.1).
Il cubismo nacque dunque, fra incomprensione e lo scherno generali ma divenne l’evento principale dell’arte del XX secolo. La rivoluzione fu tale che riguardò tutti gli aspetti della società; l’evoluzione del cubismo condivise con la scienza la caratteristica di rivalutare le ultime conquiste del secolo precedente, di potenziarle e di trasformarle; l’eredità culturale del passato fu totalmente rovesciata e l’innovazione che si determinò fu uno dei periodi d’oro della civiltà occidentale.
Da allora le opere di Picasso, Braque e altri seguaci vennero denominate cubiste (fig.2); fra i cubisti Paul Cezanne ebbe la capacità di prefigurare lo stile, la visione, le tematiche di questo straordinario periodo durante il quale nuove idee e nuovi metodi furono formulati nel campo della pittura, della scultura, dell’architettura, della musica e degli altri campi della cultura (fig.3).
La storia del cubismo è divisa in tre fasi fondamentali; quella del cubismo formativo che va dal 1907 al 1909; quella del cubismo analitico che si caratterizza per la fitta e minuziosa sfaccettatura degli oggetti ritratti; e infine quella del cubismo sintetico, periodo in cui si cominciò ad incollare sulla tela, con la tecnica del collages, ritagli di giornale e di stampati (fig.4). Braque e Picasso non esposero con assiduità prima del 1914; il cubismo si sviluppò fra gli anni 1907 e il 1914 ma, fino al 1912 il cubismo fu un fenomeno essenzialmente parigino; all’epoca Parigi era la protagonista indiscussa della vita artistica del ‘900.
Matisse usò il colore con libertà e intensità; fu scoperta l’arte africana e la scultura dei primitivi. Il capolavoro di Matisse fu La joie de la vie del 1906; ma la vera novità fu Le demoiselle d’Avignon di Picasso, del 1907 (fig.5).
In questo quadro Picasso pose molti problemi: il soggetto, una scena in un postribolo, ma soprattutto il rifiuto di due delle caratteristiche fondamentali della pittura europea del Rinascimento: la norma classica della figura umana e la prospettiva da un unico punto di vista.
Terminato a metà del 1907 Les demoiselle d’Avignon fu il primo vero quadro del XX secolo. Rappresenta un nuovo modo di trattare lo spazio, di esprimere le emozioni e i sentimenti dell’uomo; segna l’inizio di un nuovo atteggiamento verso le potenzialità espressive della figura umana.
Il trattamento dello spazio fu tuttavia l’aspetto di gran lunga più significativo. Picasso si sentiva sfidato a creare un nuovo sistema per indicare rapporti tridimensionali, non più basato sulla convenzione dell’illusionistica prospettiva da un unico punto di vista. Il modo di raggruppare le figure ne Les Demoiselles supera, per audacia, anche le composizioni più liberamente strutturate come le Bagnanti di Cézanne: Picasso combina in un’unica forma molteplici punti di vista, cosa che Cezanne non avrebbe mai osato. Les Demoiselles d’Avignon, più di ogni altro dipinto del suo tempo, segnò l’incontro di diverse tendenze, fuse dal prodigioso talento del suo creatore in un’opera d’arte che segnò una svolta nella storia della pittura occidentale.
Un avvenimento di decisiva importanza per la storia del cubismo si verificò verso la fine del 1907, quando Apollinaire presentò a Picasso il giovane pittore Georges Braque. L’incontro con Picasso doveva completamente mutare la sua arte. Scriverà Georges Braque:
La prospettiva tradizionale non mi soddisfaceva più … non dà mai il possesso totale delle cose. Ciò che mi attraeva era la materializzazione del nuovo spazio … allora cominciai a fare delle nature morte, perché nella natura morta c’è lo spazio tattile; quasi manuale.
La scomposizione cubista è in realtà la separazione e la riduzione sul piano dei profili retti e curvi dell’oggetto; tutta l’immagine deve apparire come chiusa in una sfera trasparente, in cui ogni elemento formale si deforma nello stesso modo (fig.6).
Il Cubismo, di cui Braque e Picasso furono protagonisti, rappresentò la tendenza a risolvere la rappresentazione di paesaggi, natura e figure, in forme geometriche come cubi, prismi, piramidi; centrale rimane l’espressione dei valori pittorici e plastici indipendentemente dalla configurazione naturalistica del soggetto. Scriverà Cezanne che ne fu interprete fedele “traiter la nature par le cylindre, la sfera et le còne”.
Nel 1910 sia Braque che Picasso, lavorarono a lungo sull’analisi delle caratteristiche volumetriche dell’immagine. Essi conclusero che la pittura non è tanto la creazione di forme piene, quanto la creazione di strutture composte di piani che, nella reciproca giustapposizione o sovrapposizione realizzano un ritmo complesso che porta al superamento della tradizionale antinomia fra lo sfondo del quadro e l’immagine rappresentata (fig.7).
Intorno al 1910 Braque e Picasso lavorarono insieme e molte loro tele sembrano dipinte da un’unica mano. L’uso dei papiers collés fu in breve adottato da quasi tutti i pittori cubisti. I papiers collés sono realizzati mediante l’accostamento di frammenti di carta incollati sulla tela e accostati al disegno a carboncino; in tal modo l’opera presenta materiali tradizionali ma l’immagine viene composta da frammenti tratti dalla realtà e già dotati di senso proprio.
Nel 1916-17 Picasso è a Roma con i balletti russi di Diaghilef; nel 1920 inizia la pubblicazione della rivista di Ozenfant e Jeanneret L’esprit Nouveau; si fa strada a Parigi il neoplasticismo di Mondrian e, l’anno seguente, Du cubisme au Classicisme di Gino Severini, Train de la Croix Rouge traversent un village del 1915 – e le opere di Felice Casorati, Meriggio del 1921. In la “peinture moderne” del 1925 di Ozenfant e Jeanneret, che conosciamo come Le Corbusier, le possibilità ulteriori del cubismo sono chiaramente indicate: “esso realizza la liberazione della letteralità dell’intuizione”; il cubismo condusse alla concezione del quadro come oggetto indipendente dalla natura e osservante solo le leggi della sensibilità e dello spirito.
Varie tendenze del cubismo partono dalla sua scoperta dell’autonomia espressiva. Marcel Duchamp e Francis Picabia trovarono nel cubismo un punto di partenza per i loro successivi sviluppi personali; una tendenza fu rappresentata dal purismo di Ozenfant e Jeanneret che cercò di portare all’estreme conseguenze l’impersonalità dell’espressione cubista. Il volume di Ozenfant scritto con Jeanneret è tuttora straordinario per la lucidità dell’analisi e il fervore comunicativo (fig.8).
Il movimento cubista ebbe conseguenze importanti anche nel campo della scultura; i maggiori scultori cubisti si incamminarono verso la scultura figurativa e non figurativa, una scultura comunque fondata sul volume.
Sappiamo che Picasso volle trattenere presso di sé, per tutta la vita, molte opere importanti e un infinità di disegni, studi, carnets nei quali sono raccolti le idee delle sue ricerche (fig.9).
Lo ha ricordato William Rubin:
“Picasso oltre a serbare per sé un gran numero di dipinti importanti conservò anche disegni, schizzi, assemblages di materiali vari; aveva bisogno di restare in contatto con il suo lavoro. Gli piaceva vivere nella foresta di sculture che riempivano lo studio della sua casa di Notre Dame de Vie, dove conservava un calco di uno dei prigioni di Michelangelo.” (fig.10)
Giulio Carlo Argan sosterrà che Il cubismo fu
“una rivoluzione che non ha eguali nella storia dell’arte dal Rinascimento in poi e ha esercitato la sua influenza su tutta la sfera delle attività artistiche, dalla poesia alla musica, dall’architettura al teatro”.
Infine lo stesso Bruno Zevi noterà che
“una nuova intelligenza spaziale spinge gli architetti a concepire in termini di superfici pure e di volumi, cioè in spazi definiti dal piano. In questo senso il cubismo e, in architettura, il razionalismo, rappresentano un punto centrale di sviluppo culturale nell’arte moderna”.
Francesco MONTUORI Roma 5 Giugno 2022