Il “Dada”, arte e antiarte. Breve vita di un ‘movimento’ che scardinò la cultura tradizionale per la libertà senza freni

di Francesco MONTUORI

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  1. Martini e F. Montuori

DADA

Arte  e  Antiarte

Il Dadaismo o Dada è stata una tendenza culturale nata a Zurigo durante la Prima Guerra Mondiale e sviluppatasi fra il 1916 e il 1920. Il movimento Dada incarnava la sua politica antibellica proclamando il rifiuto di tutti gli standard artistici.

Fig.1 Banski, opera contemporanea

L’odierna Street art, praticata da artisti moderni quali Banksy, rilanciano con materiali, forme e grafiche oggi consentite dall’evoluzione della tecnologia i temi cari al movimento dadaista (fig.1).

Dada non fu un movimento artistico in senso tradizionale, fu una tempesta che si abbatté sull’arte, come la guerra si abbatté sui popoli. Si scaricò senza preavviso e lasciò dietro di sé un nuovo giorno; le energie accumulate da Dada e da questo irradiate si documentarono in nuove forme, nuovi materiali, nuove idee e nuovi indirizzi. Nuovi uomini si rivolsero ad uomini nuovi.

Dada in sé non significa niente se non un movimento contrario alla stessa arte; nacque come protesta contro la guerra; divenne un movimento internazionale che stravolse le convenzioni dell’epoca, dall’estetica cinematografica alle ideologie politiche. Gli artisti Dada rifiutarono la logica e la ragione, enfatizzarono la derisione e l’umorismo; ricercarono la libera creatività.

Il Dadaismo non era arte ma anti-arte; tentava di combattere l’arte con l’arte stessa; nonostante questi principi che oggi possono apparire inconsistenti, l’arte Dada divenne un movimento che influenzò a fondo l’arte moderna.

Tristan Tzara affermò:

“Dio e il mio spazzolino sono Dada ed anche i newyorchesi possono essere Dada, se non lo sono già”.
Fig.2 “Jean” Arp, Foresta 1916 Pegghi Guggeneim Collection

Non è chiara neppure l’origine del termine Dada a punto che Tristan Tzara definì Dada come un nonsense. Eppure la cultura ufficiale venne scardinata da un movimento nuovo e rivoluzionario che portò alle estreme conseguenze lo stesso movimento futurista (fig.2).

Il fatto che il Dada venne alla luce a Zurigo e non a New York o a Parigi è rilevante. Fu a Zurigo, al centro di un paese non coinvolto nella guerra che, determinata da personalità di diversissima natura, potette formarsi quella costellazione che condusse al movimento Dada

Il principio cardine dell’azione Dada si basa sulla negazione di tutti i valori e canoni estetici dell’arte, di quella tradizionale, ma anche di quella d’avanguardia, entrambe accusati di essere funzionali ai valori del sistema borghese.

Fig.3 Marcel Duchamp e Rrose Sèlavi, scultura

Essa pervenne al rifiuto del concetto di bellezza, degli ideali, della ragione positivistica, del progresso e del modernismo, cui furono contrapposti una libertà senza freni, l’irrazionalità, l’ironia, il gusto per il gesto ribelle e irridente, lo spirito anarchico (fig.3). La volontà di mettere in crisi modi di pensare definiti borghesi stimolò una strategia di spiazzamento imperniata sull’accostamento di forme e materiali inconsueti, e sulla valorizzazione dei nuovi procedimenti quali il collage e il fotomontaggio.

Tristan Tzara, che del movimento Dada era esponente principale, sostenne successivamente:

”occorre immaginare lo stato d’animo di un gruppo di giovani in una prigione come la Svizzera all’epoca della prima guerra mondiale; la guerra pareva non dovesse più  finire. Noi sapevamo che non si poteva sopprimere la guerra se non estirpandone le radici”.
Fig.4 Hans Richter, autoritratto 1914
Collezione dell’autore

Il gruppo Dada era formato da Hans Arp, Tristan Tzara, Marcel Janco, Richard Huelsenbeck, Hans Richer (fig.4), Ugo Ball.

Il loro esordio fu fissato per il febbraio del 1916.

Il cinque febbraio 1916 Ugo Ball inaugurò il Cabaret Voltaire. Ball si era accordato con la proprietà di incrementare la vendita di birra, wurstel e panini ripieni grazie ad un cabaret letterario.

Emmy Hennings cantò canzoni e Ball la accompagnò al pianoforte.

 

“Quando fondai il Cabaret Voltaire ero dell’idea che in Svizzera si potessero trovare dei giovani ai quali stesse a cuore non solo di essere indipendenti ma anche di documentarlo. Mi recai dal signor Ephraim e gli dissi “mi dia la sua sala, vorrei fare un cabaret.” Andai poi da alcuni conoscenti e li pregai di prestarmi dei quadri, dei disegni, delle incisioni. Il signor Hans Arp mi mise a disposizione anche “qualche” Picasso. Il 5 febbraio avemmo un cabaret. Madame Hennings e madame Lecont cantarono canzoni; il signor Trista Tzara recitò versi rumeni. Un orchestra di balalaika suonò stupende danze e canti popolari russi. (fig.5)
Fig.5 Francis Picabia, Portrait Collezione Arp

Il Dada divenne famoso con il Cabaret Voltaire. Nonostante la guerra mondiale, Dada crebbe per fama a Zurigo; al n.1 della Spiegelgasse si facevano gli spettacoli chiassosi del Cabaret Voltaire. Di fronte, al numero 12, abitava Lenin che poteva circolare liberamente; le autorità svizzere erano molto più sospettose nei riguardi dei dadaisti che nei confronti di questi tranquilli russi espatriati.

Il 5 febbraio 1916 Ball ci racconta che

“Il locale era strapieno, molti non riuscirono a trovare posto. Si presentarono quattro ometti: Marcel Janco (fig.6), Tristan Tzara, Georges Janco e un quarto signore di cui mi sfuggì il nome….quella stessa sera Tzara lesse dei versi che, con fare assai simpatico, racimolò dalle sue tasche”.
Fig 6 Marcel Janco Prière, Eclair de soir 1918 Gesso in rilievo Galleria Ierker, San Gallo

L’indomani il Cabaret Voltaire era già famoso in tutta Zurigo.

Nel 1918 uscì il “Manifesto Dada” ad opera di Tristan Tzara:

“Scrivo un manifesto e non voglio niente; sono contro i manifesti e ne scrivo per provare che si possono fare contemporaneamente azioni contraddittorie; sono contro l’azione, non sono né favorevole né contrario e non do spiegazioni perché detesto il buon senso”.

Tristan Tzara era piccolo ma di una vitalità focosa, incredibile vivacità intellettuale e aggressività, un artista della vita e della parola che si animava quando l’atmosfera intorno a lui si surriscaldava.

Fig.7 Man Ray, Il violino di Ingres 1924. Fotografia 30×40 Collezione privata

Quello che Tzara non sapeva fare doveva essere ancora inventato; cosa sarebbe stato il Dada senza le poesie di Tzara, senza la sua insaziabile ambizione, senza i suoi manifesti? Egli declamava, cantava e parlava francese, pur potendo esprimersi in tedesco e interrompeva le sue esibizioni con urla, singhiozzi e fischi. Nel 1930 fu fatta la prima rappresentazione assoluta del film di Bunel e Dali, L’age d’or, al “Cinema 28” di Parigi. Le organizzazioni reazionarie si scatenarono; fecero a pezzi tutto quello che trovavano: sedie, tavoli, quadri di Picasso, di Picabia, di Man Ray (fig.7).

 

Il Dada si diffuse anche negli Stati Uniti grazie all’opera di alcune personalità; Marcel Duchamp era molto impressionato dalla diffusione di prodotti industriali al punto che creò nel 1913 la prima opera Dada con un oggetto diffuso industrialmente “la ruota della bicicletta” (fig.8);

Fig.8 Marcel Duchamp, Le passage de la Vierge a le Marièe New York Museum of Modern Art
Fig.9 Sofie Tauber-Arp. Composition Dada, 1920
Paris, Centre Pompidou

al Dada aderirono il pittore e fotografo Man Ray; il pittore franco-spagnolo Francis Picabia; il gallerista americano Alfred Stiegliz, Sophie Taeuber Arp (fig.9)

La vita del movimento dadaista fu breve; la sua funzione si limitò a  distruggere una concezione vecchia e desueta dell’arte. Gli anni ’20 erano un fermento di avanguardie: nel 1924 il Dadaismo scomparve e lasciò il posto al Surrealismo.

Francesco MONTUORI   Roma 29 Maggio 2022