di Daniela MATTEUCCI
Città del Vaticano, Musei Vaticani, Galleria delle Carte Geografiche,
Nella Galleria delle Carte Geografiche in Vaticano, nella mappa di “Bononia Ditio”, appare in basso a destra una pianta di fortezza in forma di stella a otto punte, mentre sulla sinistra c’è la mappa del centro romano di Bologna (figg. 1, 2 e 3).
La Galleria delle Carte Geografiche in Vaticano è parte del programma decorativo voluto da papa Gregorio XIII Boncompagni (1572-1585) che incaricò Ignazio Danti delle quaranta mappe, di cui trentadue più grandi, nei lati lunghi della galleria e otto più piccole in quelli minori. Le carte geografiche del padre gesuita Ignazio Danti, lo stesso a cui si deve la riforma del calendario nel 1582, vennero tradotte in affreschi da un piccolo gruppo di soli 7 pittori della Controriforma che in soli tre anni terminò la decorazione (1578-80).
Qui, in un maestoso corridoio di 120 metri, progettato dal suo architetto di fiducia Ottaviano Mascherino, il papa poteva idealmente passeggiare immaginando di trovarsi sulla cima della catena degli Appennini, ‘senza lasciare il Palazzo’ (1). Si tratta del primo ‘praticabile’ atlante geografico della penisola italiana, come ha ben visto Antonio Paolucci, atlante diviso in quaranta mappe prospettiche e in scala, comprensivo di isole e porti (fig.4).
Successivamente, durante il papato di Urbano VIII Barberini (1623- 1644) e in particolare negli anni Trenta vi furono aggiunti dettagli e modifiche, che mostrano, tra l’altro, i notevoli progressi nei campi dell’astronomia e della cartografia. E’ proprio durante questi anni che viene dipinta nella carta relativa alla Legazione di Bologna il dettaglio del Forte Urbano di Castel Franco Emilia e vennero aggiunti i blasoni con le tre api, che campeggiano, qua e là, nei mari italiani; mentre un altro stemma Barberini, marmoreo, si vede sotto quello di Gregorio XIII Boncompagni sul lato corto, verso l’attuale uscita (2).
La pianta stellata viene menzionata come ‘pianta di Forte Urbano’ senza la specifica del nome, quando in realtà siamo di fronte al progetto della Fortezza Urbana di Castelfranco Emilia, cantiere seguito dal cardinal Bernardino Spada in qualità di Legato Pontificio a Bologna per incarico di Urbano VIII, a difesa dei confini dello Stato Pontificio. L’autorevole testimonianza è nel dipinto del 1631 del Guercino che lo testimonia, più volte esposto durante le mostre dedicate all’artista e/o più generalmente al Seicento a Roma, e che si trova a Roma nel Museo di Palazzo Spada (fig. 5).
La menzione più antica e autorevole viene da Federico Zeri, che scrive così di quest’opera:
“nobile esempio di ritrattistica, eccezionalmente rara del Guercino, dove mostra il progetto della fortezza urbana di Castelfranco Emilia, di cui era sovrintendente per incarico di Urbano VIII”,
descrizione fedelmente citata nella guida del Museo (3). Nel Libro dei Conti, in data 8 luglio 1631 si trova così scritto: Dal Em.mo Sig. Card.le Spada p(er) il suo ritratto fatto a Bologna, mezza figura (…) (4).
Il cardinale mostra orgoglioso il progetto che stava seguendo, in questo dipinto così famoso e dimenticato nella sua specifica relazione alla ‘Bononia Ditio’; famoso al punto di essere replicato in un quadro più piccolo, apparso sul mercato antiquario americano, dove compare solo lo stesso volto di tre quarti ma senza il progetto tra le mani (5).
Bernardino Spada fu quindi Legato Pontificio a Bologna per Papa Urbano VIII e dopo essere stato precedentemente in Francia; quindi il papa lo richiama a Roma nel 1632, quando acquistò il Palazzo Capodiferro per trasformarlo in sua residenza privata.
Si deve allo stesso cardinale Bernardino Spada la maggior parte della raccolta pittorica dell’attuale collezione museale e la trasformazione più significativa dell’attuale sala III in studio privato, con il prolungamento verso la via Giulia. Il cardinal Bernardino Spada era appassionato di architettura e di scienze prospettiche: fu lui a commissionare al Borromini la celebre ‘Galleria prospettica’, gioco artificioso e intellettuale tutto secentesco, costruzione illusoria praticabile realizzata in luogo di quella dipinta già esistente acquistando spazi privati affacciati sul Giardino dei Melangoli di Palazzo Capodiferro Spada.
Tornando alla Galleria delle Carte Geografiche, si trovano gli stemmi di Papa Gregorio XIII Boncompagni e di Papa Urbano VIII Barberini sui lati corti, relativi alle isole e territori e ai quattro porti maggiore della penisola italiana: Civitavecchia, Genova, Venezia e Ancona. E la Fortezza in sideris formam appare quindi con prepotente evidenza figurativa nella mappa della Legazione di Bologna (Bononia Ditio), ma orfana di nome, al lato dell’altra mappa emiliana del Ducato di Ferrara con le sue addizioni e piante (Ferrariae Ducatus) (6). Si tratta del ‘Forte Urbano’ di Castelfranco Emilia, come fiero mostra il cardinal Spada, a ridosso della sua venuta a Roma dove dal suo palazzo a tutt’oggi ci guarda.
Daniela MATTEUCCI Roma 3 Marzo 2024
NOTE
-
A.Paolucci, Guida generale alla Città del Vaticano, Milano 2012, p.324; cfr. anche G.Ravasi, Le meraviglie del Vaticano, Milano 2014.
-
La Galleria delle Carte Geografiche in Vaticano, Mirabiliae Italiae guide, Modena 2009, p.6 (con bibliografia precedente e antica).
-
A.Coliva, M.Gregori, S.Androsow, Da Guercino a Caravaggio, catalogo della mostra, Roma 2014, pp.128-129; M.L.Vicini, Guida alla Galleria Spada, Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, Roma 1998, pp. 8 e 18.
-
D.Mahon, Il Guercino. Dipinti e disegni; il Guercino e la bottega, catalogo della mostra, Bologna 1991, pp.208-209, scheda n.75. Cfr. sup, nota 3, cit. pp.128-129: “Eseguito direttamente a Bologna nel 1631 ospite dello stesso cardinale, ormai alla fine della sua legazione pontificia”. E ancora “appare con la giusta attribuzione nell’appendice al Fidecommesso del 1862, nell’inventario del 1925 con la stima di lire 15.000”.
-
Questo dipinto, più piccolo, venne comprato dal collezionista romano Fabio Forti Bernini, quando apparve nel mercato antiquario d New York nel 2007, Ivi, pp.130-131.
-
Il nome ha origine dalla fondazione del ‘Castrum Francum’ ed era l’ultimo avamposto verso il confine con Modena: il corpo centrale era costituito da un blocco quadrato con all’interno spazi per i vari servizi e quattro baluardi con torri; all’esterno, una cintura in forma di stella (figg.A, B). Il declino del Forte Urbano iniziò nel Settecento; nel secolo successivo fu anche casa di pena (fig.C), infine bombardato durante la seconda guerra mondiale (fig.D).