Il futuro di Gaza: gli sfollati nelle preghiere del Papa: “Un mondo nuovo nasca dalla mitezza”.

di Chiara GRAZIANI

“Preghiamo per gli sfollati della Palestina”.

Udienza generale del mercoledì, il Papa parla a poche ore dal rinnovato annuncio del presidente Usa Trump riguardo al futuro di Gaza.

“I palestinesi – aveva detto Trump nella notte italiana – adorerebbero lasciarla per vivere in pace altrove”.
Trump riceve Netanyahu alla Casa Bianca

E comunque è intenzione dell’amministrazione statunitense di “prendere il controllo” della Striscia, abitata ancora da due milioni di persone da ricollocare altrove, come unica via considerata efficace dalla neo amministrazione per pacificare l’area.

Parole che hanno di nuovo incendiato lo scenario riguardo al futuro non solo di Gaza, ma della Palestina tutta, sempre più lontana dal riconoscimento come Stato accanto a quello israeliano. Il coro di reazioni, acerbo e quasi unanime dalla Cina alla Turchia, è arrivato da praticamente ovunque. “Irrealistico”, “grottesco” “inaccettabile” “irragionevole”.

La reazione del Papa, nella catechesi del mercoledì, è la preghiera. Nell’abituale appello ai fedeli a intercedere per tutte le aree del mondo in guerra(“Ucraina, Palestina, Israele..”) papa Bergoglio ha aggiunto una nuova voce, gli “sfollati di Gaza” appunto. Ossia le centinaia di migliaia di persone in marcia lungo la linea di costa della Striscia  percorsa dalla Salah Al Din road, un tempo l’arteria principale da sud a nord. Un ritorno fra le macerie e la distruzione che, tregua permettendo, dovrebbe portare almeno mezzo milione di persone a reinsediarsi al nord da dove, sull’onda dei bombardamenti israeliani, erano dovute fuggire. Preghiera ed un invito a dare esempio di  “mitezza” che sembra emergere dal saluto poi indirizzato, fra i tanti, ai “fedeli di lingua araba”.

“Saluto – dice il Papa – i fedeli di lingua araba. Il cristiano è chiamato a testimoniare il Vangelo per edificare con mitezza, attraverso ai doni ed ai carismi ricevuti, un mondo nuovo”.

Un “mondo nuovo” che nasca dalla “mitezza” e dalla testimonianza del Vangelo. Parole pronunciate in viva voce, dopo che il testo ufficiale della catechesi era stato, invece, affidato “ad un fratello”  che “lo leggerà meglio di me che ho un forte raffreddore”. Ma è stata l’unica parentesi di “riposo” che il Papa si è preso nell’ora e mezza in cui ha retto il faccia a faccia con le migliaia di fedeli radunati nell’aula Nervi, senza farsi mancare il cosiddetto “bagno di folla”, in un finale di mani strette, saluti, foto di gruppo con lui in carrozzella al centro. Apparentemente instancabile. In realtà letteralmente rinvigorito, rianimato dal contatto con le persone che sembra, ogni volta, dargli forza inattesa.

Letta da altri  la catechesi su Maria “giovane figlia di Israele”, donna coraggiosa davanti ai pericoli ed ai pregiudizi, che “non sceglie di proteggersi dal mondo e va incontro agli altri” , papa Francesco ha ripreso la parola e, dopo la recita in piedi del Padre Nostro, ha rivolto saluti ed auguri ai presenti ed al mondo. Da qualche tempo le letture per l’udienza del mercoledì sono anche in lingua cinese, un segno di premura ed attenzione per un interlocutore cruciale.  Ai fedeli di lingua cinese (“carissimi fratelli e sorelle”) il Papa ha rivolto l’esortazione breve e diretta “ad essere sempre costruttori di pace”. Nel suo colloquio con le comunità presenti si è rivolto anche ai polacchi.

“Vi incoraggio a pregare per i sacerdoti e i consacrati che svolgono il loro ministero nei Paesi poveri e in guerra, specialmente in Ucraina, in Medio Oriente e nella Repubblica Democratica del Congo. Per molti questa presenza è la prova che Dio si ricorda sempre di loro”.

Ad ognuno un compito. Un mondo nuovo costruito nella mitezza. Edificare la pace. Sostenere sacerdoti e religiose che vivono la guerra.

Alla fine non si è sottratto al richiamo delle varie delegazioni, spingendosi in carrozzella praticamente ovunque. E non per saluti fugaci. Non è sfuggita una lunga, e cordiale, conversazione con un gruppo di fedeli di lingua araba. Spesso si è sottoposto al piccolo rito della “papalina”, indossando e restituendo lo zucchetto al fedele che ne offriva uno in dono. Ad un certo punto si è lasciato sommergere dal rompete le righe di un centinaio di ragazzini, sfuggiti  agli insegnanti. E, alla fine, ha salutato anche i presenti che non avevano trovato posto nell’aula Nervi. La catechesi di Bergoglio è anche vederlo riprendere forza ad ogni passo, grazie al dialogo con la gente reale.

Chiara GRAZIANI  Roma 6 Febbraio 2025