Il “nudo” nell’opera d’arte; il ‘caso’ del David di Michelangelo a Dubai e il concetto giuridico di ‘osceno’

di Gloria GATTI

Era il 21 gennaio 1564 quando il Concilio di Trento, ritenuta

“cosa disonestissima in un luogo tanto onorato avervi fatto tanti ignudi che si disonestamente mostrano le loro vergogne e che non era opera da Cappella del Papa ma da stufe e osterie”,

dispose che essi fossero rivestiti[1] e, oggi, dopo cinquecento anni le nudità di Michelangelo sono state di nuovo celate, ma a Dubai.

Copia del David di Michelangelo al momento della realizzazione (da Il Fatto Quotidiano)

La mala sorte è toccata, stavolta, al surmulage del David esposto nel Padiglione Italia a Expo Dubai 2020.

Il primo a lanciare gli strali è stato Vittorio Sgarbi che, ad Adnkronos, ha dichiarato

“l’Italia oscura il David di Michelangelo a Dubai in ossequio alla tradizione islamica: un’umiliazione inaudita, inaccettabile  … lo Stato italiano umiliato e l’arte italiana mortificata. Un vero e proprio schifo”.

In seguito, più cautamente Achille Bonito Oliva ha commentato che:

il David è un’opera d’arte e non deve essere censurata … è un’immagine dell’Italia. A Dubai hanno usato un escamotage, una forma di prudenza per venire incontro alla sensibilità di un continente che ha altri principi religiosi”

e a me viene, ancora,[2] da citare il commento del Leopold Museum di Vienna quando, nel 2018, si vide rifiutare l’affissione dei manifesti della mostra «Egon Schiele, espressionismo e lirismo» a Vienna dalla Metropolitana di Londra.

«Scusate, nonostante siano passati 100 anni il tema è sempre scandaloso».

Solo che in questo caso di anni ne sono passati cinquecento e la Galleria dell’Accademia è visitata ogni giorno da turisti provenienti da ogni parte del mondo e nessuno si preoccupa di urtare il credo religioso dei visitatori, perché è arte e non pornografia.

Può, ancora nel 2021, la nudità del David di Michelangelo, avere un potenziale potere così perturbante in un contesto economico e culturale internazionale da essere considerato osceno, solo perché quest’anno si svolge negli Emirati Arabi, di maggioranza religiosa mussulmana?

E che cos’è l’osceno? Per il dizionario è ciò

che offende gravemente il senso del pudore, soprattutto per quanto si riferisce all’ambito della sessualità”[3],

per il Codice Penale, invece

si considerano osceni gli atti e gli oggetti che secondo il comune sentimento offendono il pudore“ (art.529 c.p.).

La norma, al secondo comma, lapidariamente, però, precisa che “non si considera oscena l’opera d’arte o l’opera di scienza”.

La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, all’art. 19 recita, infatti:

«Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione, e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e frontiera».

La Corte Europea nel caso Otto-Preminger-Institut v. Austria, (13470/87) del 20 settembre 1994, chiamata a pronunciarsi su un’opera artistica giudicata “blasfema” dal Landesgericht di Innsbruck in seguito a una denuncia delle autorità cattoliche, ha stabilito che

la libertà di espressione costituisce uno dei fondamenti essenziali di una società democratica, una delle condizioni fondamentali per il suo progresso e per lo sviluppo di tutti […] e che essa è applicabile non solo alle “informazioni” o alle “idee” che sono accolte favorevolmente o considerate inoffensive o indifferenti, ma anche a quelle che scandalizzano, offendono o disturbano lo Stato o qualsiasi settore della popolazione. Tali sono le esigenze di quel pluralismo, tolleranza e ampiezza di vedute senza le quali non c’è “società democratica.

La Corte di Cassazione, quando la Biennale di Venezia fu citata in giudizio per il balletto «Messiah Game» (una rivisitazione sadomaso della Passione di Cristo) ritenuto gravemente offensivo del comune sentire medio del cittadino cattolico, oltre che lesivo del diritto di libertà religiosa garantito dall’art. 19 Cost. e del suo personale sentimento religioso, ha ribadito il

dovere di uno Stato laico «di garantire, rimanendo neutrale ed imparziale, l’esercizio delle diverse religioni, culti e credenze, e di assicurare la tolleranza anche nelle relazioni tra credenti e non credenti»

(Cass. Civ. 23/03/2017, n. 7468), ma rigettato la responsabilità delle Fondazione. Viceversa, un caso del 2015, la Suprema Corte ha considerato reato e definito vilipendio della religione, secondo il suo significato etimologico, nel «”tenere a vile”, e quindi additare al pubblico disprezzo» (Cass. Pen., 7/4/2015, n. 41044), così confermando la condanna dell’artista “blasfemo” ad 800 euro di multa.

Il limite alla libertà di pensiero è dettato dal comma 6 dell’art. 21, secondo il quale sono vietate tutte le manifestazioni di espressioni che siano contrarie al buon costume. In questo giudizio bisogna inoltre

«aver riguardo alla sensibilità dell’uomo medio registrabile nel tempo presente», perché la nozione di osceno «fa riferimento al sentimento di una comunità storicamente determinata» (Cass. Pen. 13/10/2005, n. 2635),

un concetto quindi labile e sempre in movimento che si adatta all’evoluzione dei boni mores di ogni specifico momento storico,

Secondo il direttore artistico del Padiglione Italia all’Expo Dubai, Davide Rampello, invece, aver messo uno scafandro a corpo del David, di cui è visibile, dentro a una sorta di tempietto, solo la testa, sarebbe una scelta concettuale per permettere ai visitatori di guardarlo negli occhi, invece, che dal basso, come di consueto, ma il precedente del 2016 della copertura dei marmi dei Musei Capitolini, in occasione della visita del Presidente Iraniano Hassan Rohani, rende la sua tesi poco convincente.

Più probabile, invece, che questa censura preventiva sia stata autoinflitta al clone in 3D di Michelangelo, per pavide ragioni ruffiane e mercantili, che con l’arte, la cultura e la libertà di espressione, hanno ben poco a che fare.

Ragioni addirittura quasi incomprensibili, perché di “corpi di marmo nudi”, anche negli Emirati, ne sono stati esposti parecchi e senza rumore….

Ricordiamo la Venus di Allegrain, il Mercurio di Pigalle e il Meleagro morente di Charpentier, al Louvre di Abu Dhabi, in occasione del prestito da Louvre di Parigi.

Ma Expo Dubai 2020 non è un museo è, forse, non si voleva rischiare di perdere neppure un visitatore. Del resto Business is business.

In ogni caso, pur trattandosi di una riproduzione di un bene culturale, ci pare che questo allestimento, che assomiglia più a una decapitazione iconoclasta, costituisca un’incontestabile modificazione dell’opera che, benché caduta in pubblico dominio, non pare conforme ai principi di tutela del decoro e di valorizzazione previsti dal Codice dei Beni Culturali.

Gloria GATTI  Milano 10 ottobre 2020

NOTE

[1] Così il Maestro delle Cerimonie Biagio da Cesena come riportato da Giorgio Vasari nelle Vite.
[2] L’arte può essere oscena? (ilgiornaledellarte.com)
[3] oscèno in Vocabolario – Treccani