di Francesco MONTUORI
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M.Martini e F. Montuori
IL PALAZZO BORGHESE
Il Palazzo romano dei Borghese forma un grande isolato compreso fra Piazza Borghese, via e largo Fontanella Borghese, via dell’Arancio e via di Ripetta; l’ingesso principale del Palazzo si trova in Campo Marzio su piazza della Fontanella Borghese (fig.1)
Nella pianta del Bufalini del 1551 è evidenziata un’ isola trapezoidale con un lungo lato antistante una piccola piazza rettangolare ove prospettava la quattrocentesca residenza del cardinale Giovanni Poggio, già proprietà di Orazio Farnese ma ancora, a quel tempo, incompleta (fig.2)
Insediatosi nel Palazzo di famiglia, i Borghese nel 1582 acquistarono nella stessa piazza Borghese anche il palazzetto del cardinale Marcantonio Maffei che fu destinato a residenza degli ospiti della famiglia. In seguito, alla fine dell’ottocento, la realizzazione dei lungotevere richiesero importanti demolizioni e la creazione del Porto di Ripetta.
I Borghese era una famiglia patrizia di origine senese, trapiantata a Roma da Marcantonio Borghese; la storia del Palazzo comincia nel secondo Cinquecento quando monsignor Tommaso del Giglio costruì nel 1561 un edificio forse su disegno del Vignola. Alla morte di Tommaso Giglio, avvenuta nel 1578, il Palazzo era ultimato nelle sue strutture, ma ancora privo del tetto. Alla fine del secolo il Palazzo fu venduto al cardinale spagnolo Pedro de Deza Manuel che nel 1590 incaricò Martino Longhi il Vecchio dell’ampliamento e della realizzazione della copertura. Quando il Longhi nel 1591 morì, i lavori vennero affidati a Flaminio Ponzio.
Il cardinale Camillo Borghese, futuro Paolo V, non avendo eredi, fece assumere il cognome Borghese al figlio di sua sorella Ortensia, il cardinale Scipione Caffarelli; acquistò infine il Palazzo e lo donò ai fratelli i quali incaricarono Flaminio Ponzio di realizzare un ulteriore ampliamento. Il cantiere vide impegnati Carlo Maderno e Giovanni Vasanzio e, dopo il 1670, fu affidato all’architetto Carlo Rainaldi.
Il palazzo Borghese caratterizzò fortemente la piazza che assunse ben presto le forme architettoniche che vennero riportate nella vista dall’alto da Giuseppe Vasi nel 1676 (fig.3) e nella planimetria di Giovan Battista Nolli nel 1748 (fig.4).
Il Palazzo si compone di tre piani e due ammezzati ed ha la caratteristica figura del “cembalo”; l’ala occidentale si affaccia su via Ripetta, in vista del Tevere, con una piccola facciata a due piani, denominata la “tastiera del cembalo”, e un solo balconcino per l’affaccio (fig.5).
Il portale sulla piazza Borghese, affiancato da due colonne su cui poggia il sovrastante balcone sormontato dallo stemma della famiglia, segnano l’unica assialità della grande ed ampia facciata (fig.6).
Si formò allora un vero e proprio “quartiere” Borghese, tanto che la piazza a quel tempo era recintata e solo i Borghese, i loro familiari e i nobili che si recavano in visita, potevano accedervi. Qui oggi si trovano dei chioschi che vendono stampe antiche ed altri oggetti di piccolo antiquariato.
Lo splendido complesso architettonico costituì un vero e proprio isolato nel cuore della Roma barocca, nel contesto di un impianto viario creato appositamente con il largo di Fontanella Borghese, sulla quale si svolge la facciata principale. La facciata risvolta nella via Borghese e continua nell’omonima piazza dove si trova il lungo prospetto detto anche “la manica lunga”, ventiquattro finestre che ripetono le linee architettoniche della facciata più antica sul largo di Fontanella Borghese. Al centro vi è il maestoso portale affiancato da colonne, sormontato da un balcone e dallo stemma dei Borghese.
A delimitazione completa della Piazza, di fronte al palazzo originario, nel primo ventennio del ‘600 fu realizzato un secondo Palazzo per accogliere i parenti e i dipendenti della famiglia e destinato alle scuderie. Fu progettato dall’architetto Gian Battista Soria per la famiglia del Cardinale Camillo, forse in previsione della sua elezione a pontefice ed anche per riaffermare la potenza e la ricchezza che la famiglia aveva raggiunto; era arricchito anch’esso dall’enorme stemma della famiglia Borghese.
Il cardinale Camillo assicurava che sarebbe sempre stato alieno dal nepotismo; ma quando divenne papa Paolo V favorì i vari familiari e donò il suo sontuoso Palazzo ai fratelli Orazio e Francesco, fornendo loro anche una grossa somma di danaro per aiutarli nella gestione della proprietà (fig.7).
Nella Roma di Pio IX il salotto dei Borghese divenne il primo salotto romano per i ricevimenti e i balli di carnevale, il più importante e frequentato per le conversazioni della quaresima (fig.8).
Era il salotto della principessa Adele, vedova dal 1839 di Francesco Borghese, il fratello di Camillo:
“Per quanto avanti negli anni era lei l’anima della casa Borghese … Lo straniero ed il turista della Settimana Santa, munito di grandi raccomandazioni e con il concorso della sua ambasciata, può qualche volta essere ammesso nel santuario …. Lì gli è facile contemplare le principesse romane in tutto lo sfarzo delle loro gioie e dei loro diamanti, vedere da vicino i cardinali e i monsignori e farsi presentare agli ambasciatori.”
Così racconta il diplomatico Henry d’Ideville a Roma fra il 1862 e il 1867. E Stendhal, il 12 novembre 1827 nelle Passeggiate Romane:
“Siamo rimasti colpiti dai balli del principe Borghese. Ogni sabato Sua Altezza apre i suoi trentasette saloni, tutti sullo stesso piano, magnificamente arredati e illuminati. Il suo architetto, persona intelligente, ha fatto fare tutte le stoffe a Lione; i disegni sono proporzionati alla grandezza di ogni salone ed il colore è studiato in modo che si accordi o contrasti col colore della tappezzeria del salone vicino. I balli del principe Borghese e del banchiere Torlonia a Roma, sono superiori a quelli pur così celebri di Napoleone…”
E’ in quel Palazzo che soggiornò per qualche tempo Paolina Bonaparte, sorella di Napoleone e sposa del principe Camillo Borghese (fig.9).
Paolina non andò d’accordo con l’austero e bigotto principe romano; oberata da molti debiti, licenziata la servitù e le dame che componevano il suo seguito, fu infine ricevuta da Camillo ma questi le concesse solo il “privilegio” di … andarsene via.
Dal portale si accede al portico caratterizzato da due grandi statue e sovrastato da una Loggia che circonda il vasto cortile a due ordini di arcate sorrette da 96 colonne accoppiate, doriche e ioniche, opera di Flaminio Ponzio (fig.10 e 11);
la Loggia che si affaccia sul cortile, in cima alla quale vi sono quattro grandi statue, mette in comunicazione le due ali del palazzo.
Dietro alla Loggia uno stupendo giardino-ninfeo detto Bagno di Venere è ornato da tre magnifiche fontane inserite nel muro di cinta, con ninfe danzanti che sorreggono festoni riccamente decorati, vero capolavoro del barocco romano (figg.12 e 13).
Al n.117 di via di Ripetta è l’ingresso della tastiera dal quale si accede al Palazzo che fu sede di mostre d’arte e di antiquariato. La facciata è caratterizzata da due balconate: la prima è coperta da ballatoio e sostenuta da pilastri e colonne doriche; la seconda, che la sovrasta, è invece un terrazzo a giardino pensile dal quale svettava, stranamente, un albero (fig.14).
All’interno del Palazzo la collezione delle opere d’arte era articolata in 12 grandi sale dove erano esposte: la Deposizione di Raffaello (fig.15);
la Caccia di Diana e la Sibilla Cumana del Domenichino; opere di Caravaggio e Dosso Dossi; il Ratto di Europa del Cavalier d’Arpino; capolavori di Lorenzo di Credi, Andrea del Sarto, Lorenzo Lotto, Giulio Romano, la Danae del Correggio; Amor sacro ed Amor Profano di Tiziano, una Deposizione di van Dyck, tutte opere che in gran parte saranno trasferite dai Borghese nel Casino Nobile di Scipione Borghese e costituiscono l’attuale Galleria Borghese.
Il 7 febbraio del 1866 fu dato, nel Palazzo Borghese, l’ultimo grande ballo in costume che si ebbe nella Roma pontificia,
“ il ballo dato dai Borghese – scrive Nicola Roncalli nel suo diario – riuscì magnifico. Si videro costumi d’ogni secolo e d’ogni nazione e si ricorda specialmente di due costumi: uno della principessa Borghese vestita da Maria Stuarda, l’altro della principessa Rospigliosi vestita alla Maria Mancini, allorquando sposò il principe Lorenzo Onofrio Colonna…”
Era, fortunatamente, la fine di un’epoca.
Francesco MONTUORI Roma 13 Febbraio 2022