di Francesco MONTUORI
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M.Martini e F. Montuori
IL PALAZZO DEL PIO MONTE DELLA MISERICORDIA
Via dei Tribunali 253, Napoli
CARAVAGGIO, LE SETTE OPERE DELLA MISERICORDIA
Nella chiesa del Palazzo del Pio Monte della Misericordia di Napoli sono conservati numerosi capolavori e fra questi il famoso dipinto di Michelangelo Merisi da Caravaggio, Le sette opere della Misericordia (fig.1).
Il Pio Monte della Misericordia fu fondato nel 1602 ed è ubicato lungo la via dei Tribunali, sul Decumano maggiore della città antica; la chiesa fu eretta per le anime dei morti per infermità del vicino Ospedale degli Incurabili. E’ una delle istituzioni benefiche più antiche della città; fu fondata con finalità puramente caritatevoli, per volontà di sette nobili napoletani, consapevoli della necessità di aiuto e solidarietà per una popolazione bisognosa, in particolare in quel settore del popoloso centro storico di Napoli.
I sette nobili decisero di devolvere parte dei loro averi ed il proprio impegno quotidiano alle opere assistenziali della carità. Da oltre quattro secoli le “Sette Opere della Misericordia corporale”, sono costantemente esercitate dal Pio Monte grazie all’impegno dei suoi Governatori e dei suoi Associati.
L’edificio si erge dinnanzi alla Guglia di San Gennaro (fig.2) e si articola in diverse parti e funzioni: il profondo Portico della facciata, la Chiesa ottagonale, lo scalone monumentale, la pinacoteca, l’Archivio Storico, la Biblioteca, le Associazioni caritatevoli ospitate nel palazzo.
Il Palazzo fu costruito da Francesco Antonio Picchiotti nel 1658-70. Egli seppe interpretare le finalità caritatevoli dell’istituto; il portico della facciata, ideato per accogliere i bisognosi, ospita un gruppo scultoreo con al centro la Madonna della Misericordia, capolavoro di Andrea Falcone (fig.3).
Alle Sette Opere di Misericordia allude la pianta ottagonale della chiesa (fig.4). All’interno, nelle Sette Opere della Misericordia, i personaggi rappresentati interpretano un precetto evangelico: i fedeli, per ottenere il perdono dai peccati devono compiere azioni di carità cristiana verso i bisognosi: le sei enunciate da Cristo nel Vangelo di Matteo ma anche la sepoltura dei morti che, a seguito della carestia in atto, era diventato un problema importante per la città: seppellire i morti, visitare i carcerati, dar da mangiare agli affamati, vestire gli ignudi, curare gli infermi, dare da bere agli assetati, ospitare i pellegrini.
Sull’altare maggiore e le sei cappelle ornate dai quadri, vengono svolti i temi delle Opere della Misericordia: primo fra tutte le Sette Opere della Misericordia sull’Altare maggiore, capolavoro di Caravaggio (fig.5);
quindi nelle altre sei cappelle: la Liberazione di San Pietro di Battistello Caracciolo (fig.6); San Pietro che resuscita Tabithà e Cristo ospitato in casa di Marta e Maria di Fabrizio Santafede; la “Deposizione” di Luca Giordano; Il “buon Samaritano” di Giovan Vincenzo d’Onofrio detto il Forlì; “San Paolino libera lo schiavo” di Giovan Bernardo Azzolino.
Napoli è la più grande città d’Europa, all’epoca contava trecentomila abitanti, il triplo di Roma. Caravaggio è in fuga da Roma: ha ucciso un uomo in una rissa e sulla sua testa pende un bando capitale. Con l’aiuto della marchesa Costanza Colonna trova rifugio nella capitale borbonica, perché solo fuori dalla Stato pontificio può scampare alla pena capitale.
A Napoli le commissioni di lavoro sono molteplici; per 400 ducati l’artista è incaricato di una pala d’altare sul tema delle Sette Opere della Misericordia corporale descritte nei Vangeli. In tempi da record Caravaggio realizza una tela che piace così tanto da spingere il Monte a vietarne la copia o la vendita a qualsiasi prezzo.
Nel febbraio del 1607 Michelangelo Merisi riscosse il saldo di trecentosettanta ducati quale compensa per la commissione della grande tela. L’artista escogita una soluzione ardita e senza precedenti: condensa i sette episodi in una sola scena. Il dipinto raffigura con grande realismo, in un intreccio di personaggi che hanno il volto del popolo degli abitanti dei vicoli – messi in posa per l’occasione – le attività di beneficenza del Pio Monte ispirate alle Opere di Misericordia corporale. Un aspetto che colpì profondamente lo studioso Roberto Longhi:
“In un quadrivio all’imbrunire”, scrive lo studioso, “angeli lazzari fanno la voltatella all’altezza dei primi piani, fra lo sgocciolio delle lenzuola lavate alla peggio e sventolanti a festone sotto la finestra da cui si affaccia una nostra donna col bambino, belli entrambi come un Raffaello senza seggiola perché ripresi dalla verità nuda di Forcella o di Pizzofalcone” (fig.7).
Oggi, per ammirare la pala sull’altare maggiore, è possibile raggiungere in alto il palchetto, un tempo riservato ai membri della confraternita, per contemplare il dipinto da una posizione esclusiva.
In alto la Madonna della Misericordia con il Bambino, sorretta dagli Angeli, sono immersi in cielo in uno spazio divino; la Vergine osserva ciò che accade nella via sottostante. Gli angeli dalle grandi ali, in volo tra lo sventolio dei panni, sorreggono una giovane Madonna della Misericordia raffigurata nelle vesti di una semplice popolana che si affaccia dal balcone di casa (fig. 8) ;
in basso la scena che sembra svolgersi in un buio vicolo napoletano, solo una finestra in alto sulla destra, crea una quinta architettonica che definisce lo spazio in cui si svolge la scena.
Da sinistra piove una livida luce. Vengono ritratti: all’estrema sinistra, Sansone, l’eroe biblico dalla forza prodigiosa, (fig. 9) che, dopo avere sconfitto i filistei, si disseta con l’acqua miracolosamente sgorgata da una mascella d’asino (dar da bere agli assetati); Cimone, in carcere, condannato alla morte per fame, segretamente allattato dalla figlia Pero ( fig. 10 – visitare i carcerati, dar da mangiare agli affamati);
dietro il muro del carcere avanza un becchino che trasporta un cadavere di cui si vedono solo i piedi, seguito da un sacerdote con una torcia (seppellire i morti); a sinistra, in primo piano un cavaliere con la piuma sul cappello divide il mantello con un povero (vestire gli ignudi – fig. 11- e visitare gli infermi); più indietro un uomo dal volto emaciato, San Giacomo, con una conchiglia sul cappello ad indicare il Santuario di Santiago di Campostela, è accolto con misericordia dall’uomo di fronte che indica, con l’indice della mano, un riparo dove riposare (ospitare i pellegrini).
La luce sbalza le masse, i volti dei personaggi e i panneggi, contribuendo ad evidenziare il senso sintetico dei volumi del periodo napoletano di Caravaggio. L’opera diventerà un punto di riferimento innovativo per i pittori locali, ancora legati ad una pittura devota tardo manieristica, aprendo così la nuova stagione seicentesca del naturalismo verista a Napoli.
Superato lo scalone monumentale si perviene alla Sala delle Assemblee, dove due volte l’anno si tiene la riunione generale degli Associati alla Misericordia, composta da 240 membri. Qui sono esposte opere di Francesco De Mura (1696-1782) pittore attivo a Napoli nella seconda metà del settecento, il quale lasciò in eredità tutti i dipinti; De Mura, in particolare, aveva realizzato mirabili affreschi che andarono distrutti durante la guerra e di cui si conservano i gli studi preparatori (fig.12).
Su una parete i grandi ritratti equestri della famiglia Di Tocco, importante membro dell’Assemblea (fig.11).
Si perviene quindi alla sezione degli artisti contemporanei che hanno donato le loro opere al Pio Monte: Anish Kapor, Mimmo Iodice; Mimmo Paladino, Joseph Kosuth, Jannis Kounellis, Francesco Clemente; Jan Fabre che ha donato quattro sculture create appositamente per la Cappella del Pio Monte, utilizzando il corallo rosso, proveniente dalla storica manifattura di Torre del Greco.
La quadreria, organizzata di recente, espone numerosi capolavori di pittura manierista; e inoltre oggetti sacri, candelabri donati al Pio Monte dagli autori stessi nel corso dei quattro secoli di costante attività assistenziale. Tra i dipinti per lo più del diciassettesimo e diciottesimo secolo si possono ammirare opere di Francesco De Mura, Luca Giordano, Andrea Vaccaro e Jusepe De Ribera (fig.14).
La storia non ha termine; ancora oggi il Pio Monte della Misericordia svolge la sua funzione per la città e rimane un’istituzione irrinunciabile per il popolo napoletano, assistendo gratuitamente i fedeli che ne abbiano veramente bisogno.
Francesco MONTUORI Napoli 28 novembre 2021