di Rita RANDOLFI
Recensione a: Luca Boschetti, Qatar. L’anomalia di un mondo estraneo: un volume che spiega i fragili rapporti tra Occidente e Oriente ed il ruolo da mediatore svolto dal Qatar. Con un linguaggio semplice ed efficace Luca Boschetti illustra il Qatar. L’anomalia di un mondo estraneo, per i tipi Nuovo Ateneo, NullaDie edizioni. Situazioni politiche complicatissime, che vedono protagonista il Qatar, un paese che solo nel 1971 ha ottenuto l’indipendenza dall’Inghilterra.
L’autore affronta una seria inchiesta, analizzando dettagliatamente la politica interna ed estera del Qatar, in particolare nei rapporti con gli altri stati che si affacciano sul Golfo Persico e con le potenze mondiali, riportando dati, fatti specifici, accordi finanziari, statistiche che evidenziano le luci e le ombre di una nazione che, nonostante le dimensioni ridotte, si è andata acquistando con il tempo sempre maggiore credibilità.
Dopo le prime pagine in cui Boschetti ripercorre le tappe dell’affermazione della monarchia della famiglia al-Thani, si giunge agli anni Settanta, durante i quali il Qatar diventa improvvisamente uno dei paesi più prosperi del Golfo Persico, grazie alle scoperte di importanti giacimenti di petrolio e di gas naturale. L’emiro Khalifa bin Hamad al-Thani modernizzò il governo, concedendo una Costituzione provvisoria, aderendo all’Opec e firmando patti economici e militari con Arabia Saudita, Francia, Inghilterra e Stati Uniti. L’esplosione inattesa del giacimento di gas avvenuta nel 1977 distrusse numerosi impianti, ma al-Thani non si perse d’animo, continuando i suoi investimenti che portarono ad una notevole ricchezza favorendo l’immigrazione soprattutto dal Pakistan, dalla Persia e dallo Yemen. Nel 1982 il Qatar ebbe un ruolo importante, ancora una volta al fianco degli Stati Uniti e dell’Arabia Saudita, nel contenimento delle mire espansionistiche di Iraq e Iran, mediante l’istituzione caldeggiata da America e Arabia Saudita, del Consiglio di Cooperazione del Golfo, nel 25 maggio 1981. Il paese applicò una politica di tipo conservativo, da ricordare le sue posizioni, in seno al GCC, su Palestina e Libano, i grandi temi della diplomazia mediorientale. L’emirato si schierò a favore dell’Olp, con aiuti economici e politici in linea con la posizione saudita e del piano Fahd del 1982, un piano di pace in Medio Oriente basato sulle risoluzioni dell’ONU e raccomandato dalle pressioni americane su Israele. Questo piano riconosceva a tutti gli stati della regione il diritto di vivere in pace e sicurezza, il che equivaleva implicitamente al riconoscimento dello Stato di Israele. Lo Stato del Qatar subì tuttavia l’embargo sulla vendita di armi dal 1988 al 1990, nel momento in cui l’America rifornì di tali armi il Bahrein e non il Qatar e quest’ultimo sentendo tradita l’alleanza si rifiutò di riconsegnare i missili Stinger agli americani, e strinse accordi con la quasi dissoluta URRSS un anno prima della caduta del muro di Berlino. Ma già nel 1992 riuscì a siglare un accordo grazie al quale l’Iran si impegnava a rifornirlo di acqua desalinizzata.
Nel Libano lo Stato del Qatar si allineò alla politica saudita e dei paesi del Golfo e le lotte interne tra cristiani, maroniti e musulmani, i primi appoggiati dall’Iraq e gli altri dalla Siria, furono sedate grazie anche all’intermediazione dell’Arabia Saudita, che propose una ripartizione equa con uguale presenza di membri afferenti ai due gruppi religiosi in Parlamento. Negli anni Novanta il Qatar contribuì alla liberazione dal Kuwait dall’Iraq, lasciando che paesi occidentali come la Francia, gli Stati Uniti ed il Canada vi stabilissero basi militari. Nel 1993 fu il primo paese che, in seguito all’accordo tra Israele e l’Organizzazione per la liberazione della Palestina, promosse patti diplomatici ed economici con quella nazione.
Improvvisamente il figlio del re Hamad bin Khalifaal-Thani, approfittando di un viaggio del padre in Svizzera, con un colpo di stato lo destituì, per incrementare una politica maggiormente indipendente dall’Arabia Saudita, a cui voleva sostituirsi come nuovo ago della bilancia tra Iraq e Iran. Ciò comportò un piano di modernizzazione che coinvolse il paese su tutti i livelli, garantendo anche maggiori diritti alle donne ed una certa libertà di stampa. Con estrema scaltrezza l’emiro lavorò su due fronti: quello economico, garantendo il benessere di tutta la popolazione e quello sociale assorbendo tutto ciò che poteva andargli contro. Grazie alla totale identificazione dello Stato con la religione musulmana si verificò, come scrive Boschetti, «una sorta di autocensura collettiva nei confronti del dissenso, percepito come una critica all’Islam stesso». Inoltre il lancio della nuova emittente di Al Jazeera, alle dipendenze dirette dello Stato, garantiva un’informazione dal punto di vista arabo durante la crisi seguita agli attentati terroristici del 2001, conferendo visibilità al piccolo emirato, che si presentava agli occhi del mondo intero come il più evoluto paese di area musulmana, rispettoso della tradizione, ma in grado di destreggiarsi con orgoglio su più fronti, mantenendo fieramente la propria autonomia. A tal proposito l’autore riporta numerosi esempi di come il Qatar si fosse dimostrato un abile mediatore in Libano, nella questione dei rapporti tra Stati Uniti e Iraq, tra Marocco e Algeria, con i ribelli yemeniti.
Sul piano economico il Qatar, oltre a possedere quote azionistiche della Volkswagen, Porsche, Harrod’s, Tiffany & Co. Ha investito nella squadra di calcio del Paris Saint-Germain e in marchi di lusso, utilizzando lo sport, in particolar modo il calcio, ma anche il tennis e l’atletica, assoldando giocatori di altre nazioni, pagati con cifre da capogiro e naturalizzati, per apparire come un grande organizzatore di eventi, compresi i mondiali del 2022. L’intento è chiaro, avere un ruolo di visibilità primario a livello mondiale. Il paese, inoltre, ha attratto importanti architetti e ingegneri per la costruzione di città avveniristiche, tecnologiche e funzionali.
L’emiro ha anche realizzato incontri interreligiosi, allacciando rapporti persino con il Vaticano, divenendo tuttavia lo sponsor dei Fratelli musulmani in Egitto e in Siria, allontanandosi dall’Arabia Saudita più conservatrice, ma riuscendo a mantenere la tradizione sunnita, diffusa e imposta con mezzi all’avanguardia.
In campo artistico al-Thani si è adoperato per aprire nuovi musei ed ospitare mostre di arte internazionale.
Stride con questo atteggiamento apparentemente di apertura, che celebra la tolleranza ed il valore della diversità, il comportamento riservato ai migranti soprattutto dell’area asiatica, ai quali è stato vietato l’ingresso nei posti lavorativi statali.
“Non è tutto oro quello che luccica” e le mire del Qatar riguardo il passaggio del gasdotto attraverso la regione di Homs verso l’Europa alimentano, tra altri fattori di natura finanziaria, la guerra in Siria. La realizzazione del progetto ha lo scopo di spezzare il monopolio russo del gas in Europa, liberare la Turchia dalle forniture iraniane e concedere la possibilità ad Israele di esportare il suo gas in Europa a costi ridotti. Tuttavia il fatto che la nazione ospiti basi militari statunitensi e abbia difeso le relazioni economiche con l’Israele ha provocato l’ira dei tradizionalisti, che sono riusciti ad organizzare attentati terroristici, come quello del 2005, che ha sventato l’attività di una cellula sommersa all’interno del paese. Per risolvere il problema, secondo il London Sunday Times lo stato versa annualmente milioni di dollari a queste cellule pericolose, che ricevono denaro anche da privati simpatizzanti, al fine di scongiurare attentati e sostenere le organizzazioni dell’Iraq.
Del resto diversi leader politico-religiosi, in qualche modo affiliati con il terrorismo, sono stati ospitati in Qatar: Tra tutti, si vuole nominare, Al-Qaradawi almeno come fondatore, con altri, dell’«Unione del Bene», di una coalizione di associazioni di beneficenza islamiche europee indicata dal Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti come un canale per il trasferimento di fondi ad Hamas.
Ancora nel 2019 è stata resa pubblica un’indagine giornalistica, nota come «Qatar Leaks», che ha rilevato presunte pratiche di corruzione e lobbying del Qatar a Bruxelles, allo scopo di influenzare la politica europea a proprio vantaggio. La posizione assunta dal piccolo emirato nei confronti della Russia, degli Stati Uniti, dell’Europa e persino dell’Italia, (soprattutto con l’impianto di rigassificazione di Rovigo e con i progetti per l’incremento e lo sviluppo del turismo), sia sul piano economico che politico lo rendono una potenza economica solida ed un mediatore capace e determinato nelle delicate questioni politiche tra Oriente e Occidente. In un momento storico come quello attuale, dilaniato da guerre su più fronti, il Qatar, pur se con atteggiamenti spesso ambigui, dettati dai propri specifici interessi, è riuscito a ritagliarsi un ruolo tutt’altro che marginale.
Per risolvere i conflitti e assicurare la pace tuttavia, come si augura Boschetti stesso «è auspicabile tornare a quei principi e valori essenziali e fondanti del vivere in una società, al rispetto delle regole, con una rinnovata etica ripartendo dalle basi almeno per riportare un po’ di equilibrio a livello globale». Il libro dunque offre una panoramica importante su questioni scottanti, spesso misconosciute, evidenziando come anche un piccolo paese con i suoi punti di forza e le proprie criticità possa comunque giocare un ruolo significativo nella costruzione di una pace globale.
Rita RANDOLFI Roma 5 giugno 2024