di Claudio LISTANTI
Il prossimo 27 gennaio si celebrerà il Giorno della Memoria una ricorrenza istituita nel 2005 grazie alle Nazioni Unite per ricordare i tragici avvenimenti legati alla Seconda Guerra Mondiale.
È una data simbolo perché il 27 gennaio del 1945 le truppe sovietiche dell’Armata Rossa entrarono nel campo di concentramento di Auschwitz rivelando al mondo tutti gli orrori compiuti dal nazi-fascismo per imporre il loro dominio su tutto il resto dell’umanità.
Una data, quindi, densa di significati che si cerca di onorare sottolineando i vari aspetti ad essa legati per tenere sempre viva la memoria di quei giorni e di tutte le ‘brutture’ che li hanno caratterizzati togliendo argomenti non solo ai cosiddetti negazionisti ma anche ai numerosi (forse più pericolosi) revisionisti che tendono a disconoscere l’insegnamento che quell’immane tragedia della Seconda Guerra Mondiale ci ha trasmesso.
A tal proposito vorremo ricordare l’iniziativa posta in essere dall’Accademia Filarmonica Romana, istituzione tra le più antiche della capitale e molto importante per la vita culturale della città, che ha organizzato per il prossimo martedì 26 gennaio alle 21 una serata che sarà trasmessa in streaming gratuito e avente come punto focale Olivier Messiaen ed il suo Quatuor pour la fin du temps scritto nel 1941 all’interno nel campo di concentramento di Görlitz. La trasmissione sarà effettuata dalla Sala Casella situata nella storica sede della Filarmonica in Via Flaminia.
Il Quatuor verrà eseguito integralmente nella versione originale con un quartetto d’eccezione formato da Marco Rizzi al violino, Gabriele Mirabassi al clarinetto, Mario Brunello al violoncello e dal direttore artistico della Filarmonica, il pianista Andrea Lucchesini. Il Quatuor è diviso in otto sezioni; tra ognuna di esse il critico musicale Guido Barbieri, anche drammaturgo e voce storica di Radio3, proporrà alcuni interventi rivolti ad illustrare l’estetica della composizione e approfondire le personalità e le vicende dei musicisti che parteciparono alla prima esecuzione assoluta.
Oliver Messiaen, nato ad Avignone nel 1908 è uno dei compositori più emblematici del XX secolo. Nel 1936 fondò assieme a André Jolivet, Yves Baudrier e Jean-Yves Daniel-Lesur il gruppo musicale Jeune France, con lo scopo di ‘modernizzare’ la musica francese attraverso forme di composizioni meno astratte e rivolte più direttamente all’umanità.
Messiaen assieme al violoncellista Etienne Pasquier all’epoca già celebre e al clarinettista Henry Akoka furono catturati insieme nel giugno 1940. Dopo alcune settimane trascorse in un campo nei pressi di Nancy furono trasferiti allo stalag di Görlitz oggi in Sassonia. Qui incontrarono un altro prigioniero, il giovane violinista Jean Le Boulaire, catturato nel 1940 nei ultimi giorni che precedettero la resa della Francia con l’armistizio firmato il 25 giugno 1940.
Messiaen e Pasquier furono liberati nel febbraio del 1941 perché ritenuti ‘soldati-musicisti’ condizione che non aveva Le Boulaire che dovette attendere qualche mese per uscire dalla segregazione. Anche Akoka in quanto musicista professionista doveva essere liberato assieme agli altri due ma fu riconosciuto come ebreo e costretto a restare. Riuscì però ad evadere qualche tempo dopo e poi, dal 1943, unirsi alla Resistenza francese.
Le Quatuor pour la fin du temps fu composto, quindi, durante la segregazione dell’autore nello Stalag di Görlitz campo identificato con il numero VIII A. Oggi una lapide situata all’ingresso ricorda che dal 7 settembre 1939 all’8 maggio 1945 transitarono tra i suoi reticolati centoventimila prigionieri di guerra, ponendo in evidenza
“L’elevato numero di morti era causato dalla fame, dal freddo, dalle malattie e dai brutali omicidi commessi dai responsabili”.
Messiaen arrivò a Görlitz con un piccolo bagaglio che conteneva libri, partiture tascabili e fogli per musica, tutti elementi che lo aiutarono a sopravvivere intellettualmente ma anche, vista la presenza della carta da musica, a stimolare il suo estro compositivo. La presenza di Messiaen e degli altri tre strumentisti ispirò, ovviamente, l’organico esecutivo.
Al campo, per fortunata coincidenza, aveva sottomano un pianoforte, un violino, un violoncello e un clarinetto. Strumenti, come si può immaginare, non in perfette condizioni come lo stesso musicista soleva ricordare:
“… Il pianoforte era un modesto verticale e molti tasti della parte destra, dopo essere stati percossi, restavano abbassati. Al violoncello mancava una corda…”
(Per quest’ultima notazione ci sono elementi per considerarla non corrispondente a verità)
Si rese autore di una prima composizione, un Trio composto per gli altri tre compagni di prigionia ma poi, decise di inserirsi nella singolare formazione strumentale creando, quindi, il Quatuor pour la fin du Temps. La prima esecuzione ebbe luogo il 15 gennaio 1941 presso la baracca 27B immersa nel gelo visti i 15 gradi sottozero all’esterno ricordati da Messiaen stesso. Il pubblico era formato da cinquemila compagni di prigionia. “Mai – ricorderà più tardi Messiaen – ho avuto ascoltatori più attenti e comprensivi”.
Contrariamente a quanto si possa pensare a prima vista quella ‘fin du Temps’ evocata dal titolo non è riferita alla fine della guerra e delle sofferenze dovute alle atrocità.
Considerata l’ispirazione all’Apocalisse di Giovanni, specificatamente nei versi X, 1-7 citati sulla partitura. Dice il testo: “
E vidi un altro angelo, possente, discendere dal cielo, avvolto in una nube; l’arcobaleno era sul suo capo e il suo volto era come il sole e le sue gambe come colonne di fuoco. Nella mano teneva un piccolo libro aperto. Avendo posto il piede destro sul mare e il sinistro sulla terra, gridò a gran voce come leone che ruggisce. E quando ebbe gridato, i sette tuoni fecero udire la loro voce. Dopo che i sette tuoni ebbero fatto udire la loro voce, io ero pronto a scrivere, quando udii una voce dal cielo che diceva: ‘Metti sotto sigillo quello che hanno detto i sette tuoni e non scriverlo’. Allora l’angelo, che avevo visto con un piede sul mare e un piede sulla terra, alzò la destra verso il cielo e giurò per Colui che vive nei secoli dei secoli, che ha creato cielo, terra, mare e quanto è in essi: ‘Non vi sarà più tempo! Nei giorni in cui il settimo angelo farà udire la sua voce e suonerà la tromba, allora si compirà il mistero di Dio, come egli aveva annunciato ai suoi servi, i profeti’ “
Filosoficamente il significato della composizione si può condensare facendo riferimento ad una moderna apocalisse che non porta ad una conclusione spiccatamente temporale ma come speranza ‘profonda’ di un inizio del tutto nuovo, che può portarci ad un mondo diverso, più giusto e umano, come lo si poteva immaginare da dietro le sbarre di una ingiusta, e ingiustificata, prigione.
Il Quatuor, come accennato consta di otto parti. La prima, Liturgie de cristal (Liturgia di cristallo) rievoca il chiarore del mattino con il risveglio degli uccelli che dialogano tra loro. Vocalise, pour l’Ange qui annonce la fin du Temps (Vocalizzo per l’Angelo che annuncia la fine del Tempo) è il secondo dove veniamo a conoscere l’angelo incastonato tra la grandiosità del cielo. Nel terzo Abîme des Oiseaux (Abisso degli uccelli) dove il clarinetto solo disegna una melodia colma di tristezza e mestizia. Nel successo Intermède (Intermezzo) un delizioso Scherzo che ha la funzione di ponte di collegamento tra le due macro-parti del quartetto. Si passa al quinto brano, Louange à l’Éternité de Jésus (Lode all’Eternità di Gesù) dove una intensa melodia del violoncello ci descrive le maestosità di Gesù per introdurci al sesto brano, quella più impressionante: Danse de la fureur, pour les sept trompettes (Danza furiosa per le sette trombe) caratterizzati da un grande senso del ritmo con i quattro strumenti che all’unisono rievocano le terribili sonorità delle trombe dell’Apocalisse. Con il settimo brano Fouillis d’arcs-en-ciel, pour l’Ange qui annonce la fin du Temps (Vortice d’arcobaleni per l’Angelo che annuncia la fine del Tempo) appare l’angelo incoronato da uno splendido arcobaleno, preludio allo struggente finale dell’ottavo brano, Louange à l’Immortalité de Jésus (Lode all’Immortalità di Gesù). Qui protagonista è il violino che enuncia una melodia mesta e riflessiva che evoca quella ‘fine del tempo’ desiderata come conclusione di quanto già vissuto che lascia un senso di vuoto che riesce a colmare solo la speranza di un nuovo tempo.
Per quanto riguarda la parte musicale Messiaen dimostra piena conoscenza delle peculiarità dei quattro strumenti per ottenere nei pezzi d’insieme una eccellente fusione sfruttando il meglio il ‘colore’ caratteristico di ognuno; il tutto valorizzato da un grande senso del ritmo che, sovente, rende il brano trascinante e coinvolgente. Chiaro, a nostro giudizio, l’insegnamento della musica seriale con sonorità che lo avvicinano alla poetica di Alban Berg ed alla sintesi musicale di Anton Webern.
Il concerto sarà disponibile martedì 26 gennaio alle ore 21 in streaming gratuito sul canale youtube dell’Accademia Filarmonica Romana https://www.youtube.com/user/FilarmonicaRomana e, in collaborazione con l’Agenzia ANSA, anche sul sito www.ansa.it
Video 1
Olivier Messiaen. Quatuor pour la fin du temps (Quartetto per la fine del Tempo)
Danse de la fureur, pour les sept trompettes (Danza furiosa per le sette trombe)
Sarah Johnson, violino; Richard vonFoerster, violoncello; Brian Ebert, clarinetto; Heidi Leathwood, pianoforte
Edizione Orchard Music. https://www.youtube.com/watch?v=jn644mhstUs
Claudio LISTANTI Roma 24 gennaio 2021