di Marco FIORAMANTI
Roma, Teatro Argentina
I Ragazzi irresistibili (The Sunshine Boys), commedia in due atti di Neil Simon
con Umberto Orsini, Franco Branciaroli
e con Flavio Francucci, Chiara Stoppa
Eros Pascale, Emanuela Saccardi
Regia di Massimo Popolizio
RISO AMARO
«A teatro non uso lo humour per far ridere, ma per far sì che gli spettatori si riconoscano sul palcoscenico e vedano meglio in sé stessi».
Neil Simon
Vi ricordate quei capolavori intramontabili come A piedi nudi nel parco, 1967 (con Jane Fonda e Robert Redford) e La strana coppia, 1968 (con Walter Matthau e Jack Lemmon)? Beh, anche quest’opera – I ragazzi irresistibili – è magicamente scaturita dalla typewriter di Neil Simon (New York, 1927-2018).
I lavori di Simon funzionano perché sono perfettamente aderenti alla realtà del quotidiano, egli si appassiona ai comportamenti umani, a partire da quelli della sua famiglia, ne rivela abitudini e contraddizioni, studia ostacoli e conflitti, crea delle tensioni emotive che gli permettono di evidenziarne i paradossi e di conseguenza la comicità intrinseca alle situazioni. Così scriveva:
“Ogni testo teatrale deve parlare di un evento. Come per esempio la prima volta che è successo qualcosa… l’evento non deve essere importante per il pubblico ma per la vita dei personaggi”.
Probabilmente ispirata alla vita del duo vaudeville Joe Smith e Charles Dale, questa commedia ha debuttato a Broadway nel 1972. Alla pomeridiana dell’ultima replica romana, il teatro Argentina è colmo, come sempre, in ogni numero di posti. Testo meta-teatrale di raffinatissima struttura drammaturgica, irresistibile per intreccio e dialoghi, fulminante nei tempi di gag e battute incandescenti.
I ragazzi protagonisti sono due vecchi attori, Al Lewis e Willie Clark che per l’ultima volta stanno sul palcoscenico. Una carriera in coppia lunga oltre quarant’anni interrotta per bruschi attriti al punto di ignorarsi a vicenda. Willie (Franco Branciaroli), carattere scorbutico, colpito da amnesie momentanee, vive in un albergo di terzo ordine accudito settimanalmente – con cibo, sigari e rivista Variety – dal nipote Ben (Flavio Francucci), agente teatrale.
Al (Umberto Orsini) “spalla” di Willie, da tempo aveva abbandonato le scene ritiratosi in campagna nel New Jersey con la famiglia.
Ben, a undici anni dalla loro separazione, propone la reunion per uno speciale TV della CBS sulla storia della loro commedia storica Il dottore la riceverà subito, un esilarante “dialogo” tra un oculista sessuofobo e un agente delle tasse. Inevitabilmente tra i due riprendono i dissapori a partire da un capriccio di Willie che diventa provocazione inaccettabile per l’altro, una perfida battuta che domina l’intera rappresentazione e richiamerà a più riprese l’applauso.
Un grande omaggio al mestiere dell’attore, un malinconico addio alle scene, ai sogni, agli applausi. Le loro voci dirette, potenti, senza l’uso amplificato. “Persone vive che si presentano ad altre persone vive” e restano nella memoria di coloro che erano presenti.
Grazie Franco, Grazie Umberto, vecchi “ragazzi resistibili”, grazie per la vostra generosità nel rispettare il Tempio e aver mantenuto fede alla Cerimonia di un Teatro Antico.
La parola ai protagonisti
Umberto Orsini: “Non è una copia di come siamo nella vita, però il fondo vero è che ognuno di noi. È un attore e sente l’allontanamento dal palcoscenico come una privazione insopportabile, in qualche modo. Gli applausi ai quali siamo stati abituati una vita sono evocati nella commedia come qualcosa di perduto e che viene ricompensato soltanto dall’applauso del pubblico nel momento in cui evochiamo e il pubblico capisce e ci applaude. È questa una magia che avviene nello spettacolo”.
Franco Branciaroli: “Il testo che apparentemente sembra frivolo, però in realtà è un gioco con la morte di questi due attori che hanno poco da vivere ancora. C’è questa riappacificazione dopo aver riso per due ore si piange un attimo […] Questa commedia ti dà la sensazione netta che pochissimi provano di essere utile, diventano l’obiettivo vero dell’esistenza, perché ti rendi conto che hai sottratto un essere umano al terrore, alle grinfie dell’orrore, per cui diventa incredibile che la tua vecchiaia si riempia invece di svuotarsi”.
Neil Simon era un ebreo del Bronks che odiava la California. Famosa la sua battuta: Quando a New York d’inverno ci sono 8 gradi, a Los Angeles ce ne sono 25. E quando a New York d’estate ci sono 38 gradi a Los Angeles ce ne sono 25. Però a New York ci sono 4 milioni di persone interessanti e a Los Angeles soltanto 25.
Marco FIORAMANTI Roma 6 Febbraio 2025