Il tempo della memoria nelle opere di Giancarla Frare, al Casino dei Principi di Villa Torlonia (fino al 5 maggio)..

di Silvana LAZZARINO

L’esposizione “Giancarla Frare. Abitare la distanza” inaugurata lo scorso 24 gennaio con 50 opere pittoriche e 2 video è visibile fino al 5 maggio 2024

La forza della memoria storica e culturale che entra nel presente restituendo l’occasione di ricordare quanto vissuto e/o accaduto per rielaborare e provare ad osservare con nuovo sguardo l’esistenza, è un aspetto che attraversa la ricerca artistica di Giancarla Frare artista tra le più significative della generazione di artisti attiva in Italia tra gli anni ’70 del ‘900 e il primo ventennio del 2000.

Senza titolo, 2019 china, pigmenti naturali e innesto fotografico su carta 50X70 cm

Attraverso diversi linguaggi che spaziano dalla pittura alla fotografia, dall’incisione alla scultura, compreso il video, la sua ricerca si sofferma, sebbene la figura umana non compaia quasi mai nei suoi lavori, sulla cultura dell’uomo e sul suo rapportarsi alla natura e al modo con cui custodire le memorie del passato. È dal passato intessuto nelle rovine, nelle pietre e nella roccia che il presente trae la sua espressione. Così in particolare le tracce archeologiche diventano per lei riferimenti da cui partire per recuperare il respiro della sua memoria storica ora legata agli anni dell’infanzia trascorsi ad Apice in provincia di Benevento, ora al contesto di Napoli, città dove Giancarla Frare ha proseguito i suoi studi e dalla quale è rimasta affascinata per quei luoghi ricchi di storia le cui tracce “vivono” nel presente. Sono quelle tracce collegate al presente, e in particolare riferite a Napoli, a diventare motivo di ispirazione importante per alcune sue opere anche successive come quelle del 2010 e del 2021, dove per queste ultime significative sono state alcune atmosfere dell’area archeologica sotterranea alla chiesa di San Lorenzo Maggiore in cui si trovano i resti dell’antico Foro di Neapolis.

Senza titolo, 2019 china, pigmenti naturali e innesto fotografico su carta 52X72,5 cm

Entro il sempre più omologato panorama artistico contemporaneo, l’arte di Giancarla Frare, caratterizzata da uno stile minimale e versatile, costituisce una ventata di unicità come dimostra la costante attenzione critica riservata ai suoi lavori, presenti in importanti collezioni pubbliche e private non solo italiane. Il suo esplorare le diverse forme espressive dell’arte con grande disinvoltura e attenzione, non solo deriva dalla sua capacità di aprirsi alle nuove possibilità tecnico espressive con cui comunicare un pensiero, un messaggio in modo più diretto, ma anche dagli insegnamenti di maestri illustri  quali: Armando Di Stefano per la pittura, Umberto Mastroianni e Augusto Perez per la scultura, Bruno Starita per l’incisione, Mimmo Jodice per la fotografia, Franco Mancini per la scenografia e Nicola Spinosa per la storia dell’arte, senza dimenticare Roberto de Simone per l’antropologia musicale.

Senza titolo, 2019 china, pigmenti naturali e innesto fotografico su carta 51,5×73 cm

A ripercorrere la sua quarantennale carriera di pittrice, scultrice, disegnatrice e grafica magistrale, nonché di fotografa, video- maker e poetessa, è la mostra “Giancarla Frare. Abitare la distanza” – titolo ispirato al saggio “Abitare la distanza” di Pier Aldo Rovatti- inaugurata lo scorso 24 gennaio 2024 a Roma presso gli spazi del Casino dei Principi di Villa Torlonia dove resterà visibile fino al 5 maggio 2024. Promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, con il supporto organizzativo e servizi museali di Zètema Progetto Cultura, l’esposizione (dove sono presenti cinquanta opere pittoriche e due video) attraverso il racconto della curatrice Antonella Renzitti, restituisce le tappe del percorso evolutivo che prevede accanto a cicli pittorici, complessi progetti concepiti come filoni attorno al tema della memoria. Partendo dalla fine verso l’inizio, mediante una narrazione insolita, ma alquanto efficace, il visitatore è guidato lungo un percorso cronologico a ritroso nel tempo che svela progressivamente il senso delle opere a cominciare dai lavori più recenti ai cicli giovanili degli anni Settanta.

A proposito della memoria che custodisce anche preziosi momenti vissuti come quelli legati all’infanzia, significativo è il ciclo “Il Castello di Apice. Mappa Labirinto (2015-2019) presentato mediante un video girato in soggettiva dall’artista con il semplice ausilio di cellulare e IPad e poi in sede di montaggio ibridato con l’innesto di disegni e frammenti fotografici riconducibili ad un favoloso ricordo infantile. È descritto attraverso queste immagini di disegni iconici e onirici, opere pittoriche e video, il ricordo dell’infanzia trascorsa vicino Benevento nel Castello dell’Ettore ad Apice, un antico labirinto di pietra in cui il padre dell’artista, capo della guardia forestale, occupava un alloggio di servizio con la sua famiglia.

Di memoria cultuale quale simbolo vivente che riemerge nel presente si parla nell’opera videografica “Stati di permanenza, Gina con soggetto una presenza umana Gina: la protagonista, è infatti una centenaria analfabeta che sebbene non ricordi la propria storia individuale, riesce a recitare i versi della Divina Commedia alla perfezione, imparati in gioventù, divenendo lei stessa traccia archeologica della potenza della memoria. L’opera video per il modo in cui affronta ed esprime il tema della memoria è stata proiettata in occasione delle celebrazioni dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri nel 2021 al Collège de France di Parigi in riferimento agli studi sulla memoria collettiva del sommo poeta presieduti da Carlo Ossola.

Al periodo giovanile riferito agli Anni ’70 appartiene Le Condizioni del volo, un ciclo ritenuto tra i più importanti del periodo, formato da trentacinque grandi disegni a china dalla libera esecuzione in cui vengono esaltati il bianco e il nero, ispirati alla poesia di George Trakl, disperato cantore della dissoluzione della stagione della cosiddetta Felix Austria che aveva condizionato la cultura europea.

Senza titolo,1989 (Arco Palatino) china e innesto fotografico su carta, 100X70 cm

Tre dei disegni presenti in mostra provengono dalle collezioni dell’Istituto Centrale per la Grafica che ha acquisito quasi l’intera serie. Questo ciclo giovanile in cui la figura umana scompare, lascia che si intravedano le sembianze di un volatile entro un processo in cui si riscontrano raffigurazioni di elementi organici nella costante metamorfosi dal vegetale all’animale e viceversa. Elegante per l’attenzione ai tagli prospettici, quest’opera ha ricevuto nel 1981 il Premio del Museo d’ Arte Moderna di Ca’ Pesaro a Venezia, e successivamente nella sua completezza è stata riproposta nel 2006 in tre luoghi significativi per il poeta George Trakl, quali Salisburgo, Vienna e Innsbruck.

Non poteva mancare in riferimento alla memoria l’elemento/reperto archeologico che l’artista Giancarla Frare, a partire dalle “campagne di riflessione” sui reperti archeologici iniziate in precedenza al Museo Archeologico nazionale di Napoli, mette in campo negli anni ’80 quando nel 1986 si trasferisce a Roma. Si tratta di composizioni minimali dove dal tessuto pittorico emergono immagini di elementi scultorei immortalati dall’artista in scatti fotografici nel corso dei suoi viaggi nel Nord Europa e in Italia. Un esempio in cui il linguaggio pittorico entra in relazione e si confronta con la fotografia in bianco e nero.  Simili a visioni sono i “paesaggi” della fine anni ’90 dove un sasso o una pietra, unitamente ad un gioco di rapporti, proporzioni e luci restituiscono l’immagine di un paesaggio roccioso e come scrive in catalogo la curatrice Antonella Renzitti:

“…..le ombre e le luci, magistralmente dosate conferiscono a quelle pietre le suggestioni di massicci, di ghiacciai, di impervie montagne, di orridi notturni..” e citando le parole dell’artista Giancarla Frare – è “come se il frammento litico ritornasse ad uno stato di natura”.  
Senza titolo, 2003 Dalla serie Come confine certo, china, pigmenti naturali e innesto fotografico su carta cm. 50X35,5

A caratterizzare queste composizioni in cui l’artista si muove tra la geologia delle origini e l’archeologia del post-umano è il tendere ad uno stile che guarda all’astrazione con cui le rocce e speroni di rocce sono restituite mediante composizioni sobrie anche nelle gradazioni cromatiche, ma di grande effetto visivo ed emotivo.

Le opere della Frare proprio in sintonia con il senso del titolo della mostra in cui emerge il bisogno dell’uomo di ritrovarsi entro la propria casa ed allo stesso tempo di uscire fuori e scoprire la distanza, attraversano questo territorio di confine tra le due condizioni di distanza temporale e distanza fisica.

Il Catalogo (Campisano Editore) a cura di Antonella Renzitti, presenta contributi critici di Daniela Fonti, Nicoletta Cardano, Franco Fanelli, Ida Porena.

Silvana LAZZARINO  Roma 28 Gennaio 2024

“Giancarla Frare.  Abitare la distanza”

a cura di Antonella Renzitti

Musei di Villa Torlonia – Casino dei Principi. Via Nomentana, 70 – Roma

Inaugurata il 24 gennaio 2024; dal 25 gennaio al 5 maggio 2024

Informazioni:060608 (tutti i giorni ore 9.00 – 19.00)

 www.museivillatorlonia.it; www.museiincomuneroma.it