di Silvana LAZZARINO
A Roma al Complesso del Vittoriano in corso la mostra Il Tempo dell’Angelo dedicata all’artista aquilano, scomparso lo scorso anno, ad 80 anni dalla sua nascita, cui si affianca il reportage di Gianni Berengo Gardin.
Straordinario talento quello di Marcello Mariani già visibile fin dalla sua prima personale nel 1954. Nato a L’Aquila nel settembre del 1938, dove è morto lo scorso anno in luglio, questo artista ha intravisto nella pittura un viaggio per dar voce ai suoi stati d’animo attraverso cui ritrovare punti di conciliazione tra razionale e irrazionale, luci e ombre.
Agli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli segue il suo primo lavoro come scenografo presso il San Carlo. Questi gli inizi di Marcello Mariani artista internazionale che al centro del suo percorso ha sempre tenuto fede ad una sua visione anarchica del mondo mostrandosi distante da una società sempre più consumistica.
Agli inizi degli anni Sessanta viaggia in Europa dove viene a contatto con gli artisti berlinesi, mentre a Parigi incontra Paul Sartre e gli esistenzialisti. Rientrato in Italia inizia ad insegnare all’Istituto d’arte dell’Aquila e si dedica alla pittura in modo cotante e intenso lasciandosi influenzare da Burri e Fontana, per poi proiettarsi verso un discorso personale elaborato durante i suoi viaggi in Oriente e Australia dove il sentimento della materia propria dell’arte informale si lascia attraversare da sentieri di luce. Ed è infatti il libro Percorsi di luce (edizioni Mazzotta 2008) che gli dedica Berengo Gardin grande maestro della fotografia, a condensare il suo cambiamento verso una terza via lontana dal capitalismo e dal consumismo.
In occasione degli ottant’anni dalla sua nascita, negli spazi dell’ Ala Brasini del Complesso del Vittoriano a Roma è possibile visitare la mostra a lui dedicata “MARCELLO MARIANI. IL TEMPO DELL’ANGELO 1956-2014” con un reportage di Gianni Berengo Gardin, aperta fino al 4 novembre ad ingresso libero.
Promossa dalla Regione Abruzzo e curata dallo storico dell’arte e saggista Gabriele Simongini, l’esposizione organizzata da Arthemisia, ripercorre quasi 60 anni di carriera di Mariani, un lungo tempo durante il quale l’artista si è imposto in ambito internazionale per la costante riflessione sulla pittura informale, evoluta poi in un linguaggio libero da qualsiasi definizione precostituita.
La sua formazione era stata influenzata, per certi aspetti, dall’esempio e dall’opera di artisti come Licini, Fontana, Burri, Beuys e Rauschenberg che lo indussero a sviluppare una visione sempre più poetica, intensa ed anarchica del mondo.
“La pittura come territorio magico in cui ricomporre le fratture, le divisioni, le separazioni, come rito di passaggio dal visibile all’invisibile – dice il curatore Simongini – come lavorio inesausto di purificazione interiore in contatto con i sommovimenti segreti del mondo“.
La mostra, che si avvale di un allestimento suggestivo e molto dinamico presenta grandi tele realizzate dall’artista a scandire decenni del suo lavoro. Accanto al nutrito gruppo di opere degli anni duemila, di grande impatto visivo è il nucleo iniziale, germinale e prezioso, con sette opere distese fra il 1956 e il 1960 che testimoniano la precocissima rivelazione con cui Mariani ha individuato il proprio campo d’indagine. Alla sua innata vocazione alla ricerca e sperimentazione egli univa il desiderio di confrontarsi con ogni tipo di materiale e ogni luogo in cui si imbattesse: “Per me è molto importante far parlare questi muri”, amava dire riferendosi soprattutto al suo amatissimo luogo di nascita, L’Aquila.
La scelta del titolo Il Tempo dell’Angelo, si riferisce al fatto che spesso nelle sue opere come sottolinea Simongini “affiorano con forza abbagliante, da dimensioni sovrumane, presenze angeliche che sono anche scariche di energia catartica, epifanie luminose e portatrici di un vento di rinnovamento”.
Di grande impatto emotivo in particolare sono le opere cui Mariani ha dato vita dopo l’esperienza devastante del terremoto che distrusse L’Aquila nel 2009: a riguardo sempre Simongini afferma
“Senza dubbio, nella vita e nel lavoro di Mariani, si può parlare di una fase pre-terremoto e di una successiva, tragica e difficile. Dopo aver perso studio e abitazione, lo si vedeva camminare in silenzio nella periferia dell’Aquila deturpata, lungo strade deserte di quartieri evacuati. E all’improvviso capitava di vederlo chinarsi per raccogliere polvere e frammenti di cemento, pezzi di intonaco frantumato. Li usava per creare nuove e bellissime opere astratte in cui c’è, anche fisicamente, tutta quell’apocalisse“.
Ad accompagnare le grandi tele dell’artista le fotografie di Gianni Berengo Gardin con uno speciale reportage sull’amico di sempre Marcello Mariani: 20 scatti realizzati prima del sisma dal grande Maestro della fotografia, che ci restituisce uno spaccato di vita intimo e potente di Mariani.
Tra le mostre più recenti citiamo quella del 2006 “I colori del Sacro” all’Aquila, quella del 2011 “Regioni e Testimonianze d’Italia” presso il Complesso Monumentale del Vittoriano in occasione del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia e la sua partecipazione alla 54° Biennale Internazionale d’Arte di Venezia su invito di Vittorio Sgarbi.
Il catalogo edito da Skira Editore, contiene testi del curatore, del giornalista Danilo Maestosi e alcuni scritti dell’artista, oltre alle immagini delle opere esposte al Vittoriano e di quelle presentate recentemente nell’omaggio che è stato dedicato a Mariani dall’Accademia di Belle Arti di Roma.
Silvana LAZZARINO Roma ottobre 2018
“MARCELLO MARIANI. IL TEMPO DELL’ANGELO 1956-2014”
con un reportage di Gianni Berengo Gardin
a cura di Gabriele Simongini
Complesso del Vittoriano- Ala Brasini. Via San Pietro in Carcere Roma. Orario: tutti i giorni 9.30- 19.30. Fino al 4 novembre 2018 http://www.ilvittoriano.com