di Franco LUCCICHENTI
Il vuoto fermo di Roma
Il covid 19 cancellando il traffico dalla città ha permesso per molte settimane, tra la prima e la seconda ondata, al vuoto urbano di poter apparire maestoso e fermo (fig.1).
Non è più contenitore di forze dinamiche, le innumerevoli auto in movimento in piazze e strade si sono improvvisamente fermate e solo gli abitanti dei palazzi intorno, pochi, solitari, mascherati, hanno abitato questo vuoto.
Soltanto in tarda notte e a ferragosto era già accaduto.
Le porzioni labirintiche del centro storico animate da botteghe, bar, piccoli negozi si sono accese di luce solare ma spente di vita, tutto è chiuso (fig2)
Una nascosta bellezza si e’ rivelata uscendo di casa come in un film di fantascienza. Il vuoto urbano è SCOLPITO dagli edifici al contorno e anche se è metafora del “non essere” esprime la sua forma come IMPRONTA invisibile della città.
Gli urbanisti conoscono bene l’importanza del vuoto indispensabile risorsa nel progettare lo spazio pubblico (fig3)
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In questo caso invece penso al vuoto emerso dalle conseguenze della quarantena che appare incontaminato e che trasmette una suggestione quasi archeologica di città abbandonata (fig4)
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Lo spazio tra gli edifici può essere colmato da nuovi significati. Il vuoto, il silenzio, la forzata clausura ci riportano indietro nel tempo e alla lunga storia del rapporto dell’uomo con la meditazione. Lo stare per tanto tempo CHIUSI in casa e scoprire fuori una sorprendente forma di deserto può aprire a possibilità di distacco dalla banalità quotidiana verso una sospesa serenità (fig5).
Mistici e filosofi da secoli esplorano percorsi interiori, il fine ultimo è sempre l’ illuminazione dello spirito possibile veicolo di una esperienza trascendente. “
Cosi mi circonfulse luce viva; e lasciommi fasciato di tal velo del suo fulgor, che nulla mi appariva” Divina Commedia. Paradiso XXX, 49-51 (fig 6).
L’oscura tragedia della pandemia può custodire qualche spiraglio di luce.
Franco LUCCICHENTI Roma 3 gennaio 2021