di Nica FIORI
Due teste marmoree, una selezione di frammenti di un fregio d’armi, parte di un altro rilievo e resti di prigionieri Daci.
Sono questi i reperti mostrati in diretta streaming nel corso della conferenza stampa relativa alla conclusione dello scavo archeologico del primo tratto della via Alessandrina: uno scavo iniziato nel marzo 2018 e appena concluso.
Come ha spiegato il Direttore dei Musei della Sovrintendenza Capitolina Claudio Parisi Presicce, i reperti, dopo essere studiati e restaurati, entreranno a far parte del Museo dei Fori Imperiali in un allestimento che dovrà essere pensato ad hoc, ma già ora, in attesa di poterli vedere da vicino, ci colpiscono per il loro aspetto che, pur corroso dal tempo, trasmette un’aura di grandezza.
La testa di età imperiale, identificata con Dioniso, ha suscitato grande meraviglia quando è stata riportata alla luce il 24 maggio 2019. Appare di ottima fattura, con i lunghi capelli ondulati legati sul retro e gli occhi cavi, che presumibilmente dovevano accogliere una pasta vitrea o pietre preziose. Questo marmo era stato riutilizzato in un muro tardomedievale come materiale da costruzione, secondo il principio per cui si utilizzavano i resti dei Fori come cave di pietra.
L’altra testa, alta cm 42, doveva far parte di una statua colossale, probabilmente di Augusto, raffigurato in età giovanile, o di un altro componente della famiglia giulio-claudia. È stata ritrovata in un interro artificiale di epoca medievale il 27 settembre 2019 e finora non era mai stata mostrata al pubblico.
Di grande interesse sono anche gli oltre 60 frammenti che rappresentano le spoglie belliche dei vinti e dei vincitori romani, tutte deposte a simboleggiare la pace romana. Il motivo, detto “Fregio d’armi del Foro di Traiano” è attestato da numerosi esemplari rinvenuti a partire dagli anni ’30 del Novecento: decorava pannelli marmorei fiancheggiati da statue di guerrieri Daci che coronavano il fronte della Basilica Ulpia e, forse, i portici del Foro di Traiano.
Questo Foro, realizzato dopo la conquista della Dacia, corrispondente all’attuale Romania, da parte di Traiano (nelle campagne militari del 101-102 e 105-106 d.C.), esaltava indubbiamente l’operato dell’imperatore guerriero (pensiamo in particolare ai rilievi della Colonna Traiana), ma allo stesso tempo i vinti erano visti con rispetto, tanto che le sculture dei Daci, come vediamo da quelle che si sono meglio conservate (come quelle riutilizzate nell’Arco di Costantino), mantengono nel volto l’espressione della loro fierezza e valore militare.
È stata mostrata anche parte di un rilievo storico del I-II secolo con due personaggi, dei quali rimane solo la parte inferiore del corpo. Il rilievo è scolpito da entrambi i lati, perché doveva far parte di un pluteo. Si tratta indubbiamente di reperti marmorei di grande interesse e si presume che in seguito, proseguendo gli scavi, potrebbero emergere altri frammenti del passato.
La sindaca di Roma Virginia Raggi ha dichiarato in questa occasione:
“Roma non smette mai di stupire e come uno scrigno prezioso ed inesauribile ci regala sempre nuovi tesori. Mostriamo per la prima volta al mondo i reperti che sono emersi durante lo scavo del tratto settentrionale di via Alessandrina e che, da oggi, rendono più ricco il patrimonio archeologico di Roma grazie al loro eccezionale valore storico e culturale”.
Grande risalto nella conferenza stampa è stato dato al nuovo colpo d’occhio che si avrà affacciandosi sull’area dei Fori Imperiali dal Complesso dei Mercati di Traiani, che ospita il Museo dei Fori Imperiali, dedicato a tutti e cinque i Fori (di Cesare, di Augusto, di Nerva, della Pace e di Traiano). La Sovrintendente Capitolina ai Beni Culturali Maria Vittoria Marini Clarelli ha esaltato in particolare il Foro di Traiano e il suo architetto Apollodoro di Damasco, dichiarando che
“Il Foro di Traiano è un capolavoro dell’urbanistica romana di cui finora non si coglieva appieno la grandiosità. Oggi è più facile capire perché la costruzione fosse definita degna dell’ammirazione degli dei”.
Con queste ultime parole, usate dallo storico Ammiano Marcellino, la Sovrintendente ha ricordato in particolare la meraviglia suscitata nell’imperatore Costanzo II, nel suo ingresso trionfale a Roma nel 357, descritto dallo storico romano, che, dopo aver esaltato quella “costruzione unica al mondo”, aggiunge che “quel gigantesco complesso di edifici non può essere descritto con parole umane, né imitato da un mortale”.
La monumentalità dello spazio di quell’affaccio sulla grandiosa piazza con due esedre, una delle quali è stata ora scavata, riusciamo ora a percepirla anche noi.
La Sovrintendente ha ricordato le stratificazioni storiche dell’area, ben evidenziate in una mostra di alcuni anni fa nel Complesso dei Mercati di Traiano intitolata “I Fori dopo i Fori”, e in particolare quel quartiere Alessandrino dovuto al cardinale piemontese Michele Bonelli (1541-1548, detto l’Alessandrino in quanto nato a Bosco Marengo, in provincia di Alessandria), cui si deve il nome della via Alessandrina.
Fu lui a trasformare in quartiere moderno l’area dei Fori Imperiali, che sul finire del medioevo era caratterizzata da un aspetto quasi suburbano a causa dell’alternanza di piccole zone abitate con gli orti e le zone paludose che coprivano tutto il resto (basti pensare che la grande apertura che metteva in comunicazione i Fori Imperiali con la Suburra assunse il nome di Arco dei Pantani).
Il Bonelli, dopo l’elezione dello zio Michele Ghislieri a pontefice col nome di Pio V (nel 1566), fu nominato cardinale di Santa Maria Sopra Minerva e in seguito (nel 1568) anche Gran Priore di Roma per l’Ordine di Malta. Con questo ruolo intraprese l’urbanizzazione dell’Orto di San Basilio, che sorgeva nei pressi del Foro di Augusto, e la realizzazione di Via Alessandrina e di Via Bonella.
La completa demolizione del quartiere tra il 1924 e il 1932 per l’apertura della via dell’Impero, l’attuale via dei Fori Imperiali, ha privato via Alessandrina del suo originario tessuto abitativo. Di conseguenza il tracciato superstite, attraversando i Fori di Augusto, di Nerva e di Traiano, rendeva difficile la comprensione dei resti degli antichi complessi architettonici. La via è destinata a sparire completamente con questi scavi, per dare continuità spaziale all’area dei Fori Imperiali.
Una decisione questa che nel passato ha suscitato qualche perplessità, perché non tutti sono d’accordo nel privilegiare i resti di epoca romana rispetto a quelli posteriori, ma è pur vero che in questo modo viene portata alla luce la storia del periodo più esaltante di Roma.
Con lo scavo appena concluso è riemersa una nuova porzione della piazza del Foro di Traiano oltre ai resti delle abitazioni del quartiere medievale, le cui fondazioni poggiavano direttamente sulla piazza del Foro di Traiano, ormai privato della sua pavimentazione originaria a lastre in marmo bianco, di cui restano bene evidenti le impronte sulla malta di preparazione.
Lo scavo di via Alessandrina, effettuato sotto la direzione scientifica degli archeologi della Sovrintendenza Capitolina, è frutto della sinergia tra Roma Capitale e Mibact – Parco Archeologico del Colosseo e all’atto di mecenatismo della Repubblica dell’Azerbaigian, che ha stanziato un milione di euro. Ragion per cui alla conferenza stampa era presente, tra gli altri, anche l’ambasciatore della Repubblica dell’Azerbaigian Mammad Ahmadzada.
Nica FIORI Roma 13 dicembre 2020