In Corso a Villa Torlonia il “Discreto Continuo” di Alberto Bardi. Dipinti dal 1964 al 1984 nel segno della sperimentazione

di Silvana LAZZARINO

Alberto BARDI Tra figurazione e astrazione

L’iter artistico di un intellettuale / politico

Oltre il segno, tra figurazione e astrazione, verso una costante ricerca del nuovo unitamente alla sperimentazione, si muove l’arte di ALBERTO BARDI (Reggello 1918 – Roma 1984) artista di grande spessore comunicativo, attento alla realtà umana e sociale del suo tempo di cui si sente partecipe specie nel sostenere i diritti dell’uomo.

“Discreto Continuo – Alberto Bardi. Dipinti 1964 – 1984” è la mostra a lui dedicata in corso a Roma presso gli spazi del Casino dei Principi di Villa Torlonia aperta fino al 31 marzo 2019. Promossa da Roma Capitale – Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, realizzata con il patrocinio del Ministero per i Beni e le attività culturali, della Regione Lazio e dell’Università degli studi di Roma Tor Vergata, l’esposizione ha ricevuto la Medaglia del Presidente della Repubblica.

Curata da Claudia Terenzi in collaborazione con l’Archivio Alberto Bardi, la mostra rappresenta la prima grande antologica che la città di Roma dedica al pittore, dopo quella realizzata nel Museo di Roma di Palazzo Braschi nel 1985, l’anno seguente alla sua scomparsa. Oltre settanta le opere esposte che ripercorrono l’attività dell’artista cogliendo le fasi più significative essendo stato grande pittore, ma anche partigiano, uomo di cultura e impegnato politicamente come quando per conto del PCI ha guidato la protesta operaia della Breda a Porto Marghera.

Armonia di segni e colori tra figurazione e astrazione dove si susseguono proiezioni di geometrie e forme in apertura e chiusura di peni e vuoti, caratterizzano la pittura di questo artista tra gli interpreti più interessanti del secolo scorso, orientato nel suo lavoro ad una costante ricerca e sperimentazione con cui restituisce i cambiamenti di un’epoca in linea con desideri, abitudini, speranze di una società proiettata in avanti.

Accostatosi alla pittura fin da giovanissimo, presto si unisce l’8 settembre del 1943 alle prime formazioni partigiane assumendo il comando dell’8a brigata Garibaldi, con il nome di “Falco” per poi giungere in qualità di comandante della 28 Brigata GAP “Mario Gordini“ al fianco di Bulow, nome di battaglia di Arrigo Boldrini a liberare Ravenna nel 1944.

Conclusa la parentesi patriottica si dedica alla pittura, mai dimenticata, frequentando lo studio di Teodoro Oreselli e collaborando con l’Accademia di Belle Arti di Ravenna di cui divenne poi insegnate. Diverse le città in cui si trasferisce da Terni a Faenza a Venezia: in quest’ultima entra in contatto con l’ambiente artistico dove incontra e frequenta tra gli altri Armando Pizzinato, Emilio Vedova e Giuseppe Santomaso.

A Roma dove si stabilisce definitivamente a partire dal 1961 diventa direttore della Casa della Cultura, grande centro di riferimento del dibattito intellettuale internazionale e di importanti iniziative in ogni campo a cominciare dalla quadriennale, grazie al quale Bardi entrò in contatto con le tendenze artistiche della Capitale, incontrando personaggi come Gastone Novelli, Giulio Turcato e in particolare Achille Perilli e il critico d’arte Nello Ponente.

Viene evidenziato nel percorso espositivo il cambiamento stilistico formale che accompagna il suo lavoro procedendo da un’iniziale fase figurativa ad un periodo in cui le figure si scompongono guidate da pennellate più rapide e aggressive, fino ad un cambiamento in cui si evince una pittura astratto- geometrica, basata sulla proiezione di forme essenziali in cui i colori riacquistano la propria funzione primaria.

Ai temi sociali si accosta nella fase figurativa del dopoguerra in cui risente dell’influenza cézanniana e cubista nel dare forma a rappresentazioni di paesaggi industriali, operai e fabbriche. Paesaggi, nature morte e ritratti caratterizzano gli anni veneziani. Negli anni Sessanta passa dal figurativo all’astratto guardando ad uno stile libero da condizionamenti o modelli per proiettarsi verso un rinnovamento anche nella scelta delle tecniche.

Il processo evolutivo della sua arte trova verso la metà degli anni Settanta forse la più alta espressione con le textures  ottenute  attraverso un sistema di matrici pastellate. Non mancano in mostra dipinti  su fogli di giornali come “L’Espresso”, realizzati verso la seconda metà degli anni Sessanta, in cui si intrecciano e sintetizzano gesto, colore e istinto creativo.

Nella sua opera in cui si susseguono vibrare di segni e colore e alternarsi di spazio e luce, la casualità compositiva e l’intento progettuale vanno quasi di pari passo ad indicare una cotante ricerca di sperimentazione che lo ha visto molto vicino a certa pittura astratto geometrica delle avanguardie e all’approdo al colore quale valore assoluto nella sua funzione primaria.

A chiudere la mostra un’ampia documentazione fotografica, relativa agli anni in cui l’artista ricoprì il ruolo di Direttore della Casa della Cultura di Roma.

Il catalogo della mostra, curato da Claudia Terenzi, è pubblicato dalla casa editrice 900 Libri con l’art direction di Riccardo Pieroni

 Silvana LAZZARINO    Roma  gennaio 2019

“DISCRETO CONTINUO – ALBERTO BARDI. DIPINTI 1964 – 1984”

Casino dei Principi di Villa Torlonia Roma. Orario: da martedì a domenica ore 9.00-19.00; fino al 31 marzo 2019