J.T.Spike riconosce il cardinale Bessarione nella Sacra Conversazione riapparsa nel Monastero di S. Chiara ad Urbania

di John T. SPIKE

Dallo scorso 25 giugno è aperta ad Urbania, nelle sale del Museo Civico di Palazzo Ducale, l’importante mostra “Il Cardinal Bessarione Abate di Casteldurante e Federico da Montefeltro”  che indaga il rapporto intercorso tra il Duca Federico e il Cardinal Bessarione ( cfr https://www.aboutartonline.com/il-cardinale-bessarione-e-federico-da-montefeltro-al-via-importante-mostra-palazzo-ducale-urbania-pu-25-giugno-31-ottobre/ figura culturale di riferimento per l’epoca e di grandissima importanza anche per la cultura moderna, considerando che salvò opere manoscritte greche contribuendo alla diffusione della cultura ellenistica. Nel saggio di John T. Spike -pubblicato nel catalogo della esposizione e che, per gentile concessione dell’autore e dei curatori, riportiamo anche su About Art- il cardinale Bessarione viene identificato in una delle figure che compaiono nell’affresco raffigurante la Sacra Conversazione recentemente venuto alla luce nel monastero di santa Chiara ad Urbania.

Un ritratto inosservato del Cardinale Bessarione

Il Cardinale Bessarione teologo, donatore di sacre reliquie e cardinale protettore dell’Ordine francescano: sono tre aspetti di un ritratto finora inosservato di questo celebre prelato della Chiesa rinascimentale.

Il soggetto dell’affresco recentemente riscoperto nell’antico monastero di Santa Chiara a Urbania è la Madonna col Bambino in trono al centro, affiancata a sinistra da Santa Chiara, dal Cardinale Bessarione, da San Francesco, e a destra da Sant’Orsola e le undicimila Vergini martiri (Fig 1).

Fig 1

Il ritratto ritrovato in un affresco del XVI secolo è stato nascosto per centinaia di anni, mentre se ne perdeva la memoria, quando l’opera fu coperta da un dipinto su tela di Domenico Peruzzini, sovrapposto nel 1631. Fu merito di Corrado Leonardi, negli anni Settanta, di cercare, trovare e quindi salvare gli affreschi eseguiti dai pittori durantini Giustino Episcopi e Luzio Dolci sulle pareti della chiesa di Santa Chiara ( 1 ) .

L’attribuzione dell’affresco rimane incerta; la ricerca più recente ne sottolinea alcuni rapporti con lo stile manierista di Episcopi ( 2 ).

Questo tipo di composizione nella pittura rinascimentale è noto come Sacra Conversazione. La Vergine con il Bambino è raffigurata in trono al centro dello spazio orizzontale, delimitato sullo sfondo dalle colonne e degli archi classici, in cui interagiscono i santi adoranti, la cui presenza è motivata dalla loro devozione e spesso anche dai loro legami con la chiesa per la quale è stato realizzato il dipinto.

Santa Chiara, santa titolare del monastero omonimo, apparteneva all’ordine francescano fondato da San Francesco  ( 3 ). Le suore dell’ordine delle Clarisse, fondato da Santa Chiara, furono dedicate al pio esempio di Orsola e delle sue 11.000 Vergini che morirono martiri. L’affresco riflette lo sviluppo della Sacra Conversazione che nel corso del XVI secolo divenne via via più familiare e informale. Notevole in questo senso è la spontaneità del Bambino nell’avvicinarsi con gioia a Sant’Orsola. Invece Bessarione, cioè il cardinale che si vede in piedi a figura intera in primo piano a sinistra, leggermente davanti a Santa Chiara e a San Francesco, è stato alternativamente identificato come Sant’Ambrogio o San Bonaventura; tuttavia, nessuna di queste ipotesi regge a un esame più approfondito ( 4 ).

Cristofano dell’Altissimo, Ritratto del Cardinal Bessarione, 1556, olio su tavola, cm 60 x 45, Uffizi.

Sant’Ambrogio fu l’eminente vescovo di Milano, non cardinale. San Bonaventura era cardinale dell’Ordine francescano, ma nel nostro caso tutti gli altri attributi di questa figura puntano inequivocabilmente al Bessarione, cardinale Niceno. L’iconografia del Cardinale Bessarione (1402-1472) non è affatto scarsa. Dipinti, sculture e miniature ci hanno trasmesso i suoi lineamenti, generalmente come erano visti negli ultimi anni della sua vita. Qui sono presenti le caratteristiche del viso che definiscono i più autorevoli ritratti conosciuti di Bessarione, dallo Studiolo di Urbino agli Uffizi: i suoi due lunghi baffi bianchi che scendono sotto la bocca e fino alla sua barba bianca. Silvia Ronchey ha recentemente pubblicato un affascinante studio, riccamente illustrato, su questo argomento ( 5 ).

Fig.2 Il Cardinal Bessarione con Santa Chiara e San Francesco, particolare dell’affresco.

Al contrario, San Bonaventura era abitualmente raffigurato o senza barba o con la mascella tracciata da una barba bruna simile a quella di San Francesco di Assisi, e quindi non somigliava molto a Bessarione ( 6 ). Entrambi Bonaventura e Bessarione sono tradizionalmente raffigurati con in mano libri, poiché entrambi erano teologi altamente dotti; tuttavia l’attributo più prominente del cardinale, nell’affresco di Santa Chiara, è un modello ornato di una chiesa che lui tiene con entrambe le mani mentre guarda con reverenza la Vergine Maria. La postura del suo corpo suggerisce che sta portando questo modello per presentarlo (Fig.2). Lo stile rinascimentale
semplificato di questo modello, compresa la sua cupola circolare, suggerisce che si tratti di un reliquiario, non dissimile da quello di San Cristoforo a Urbania.

Il significato di questo attributo è chiaro: il Cardinale Bessarione è rappresentato in questa Sacra Conversazione come donatore di sacre reliquie di grandissima importanza, la maggior parte delle quali aveva ricevuto dal papa a Roma e tutte donate ad abbazie e a chiese, comprese quelle dell’ordine francescano 7. Infine, la posizione di Bessarione tra San Francesco e Santa Chiara è un ricordo visivo del suo speciale legame con il loro Ordine: egli ne era cardinale protettore nominato da papa Pio II nel 1458, e tale rimase fino alla sua morte avvenuta nel 1472 (8).

John T. SPIKE  luglio 2022

NOTE

1 Per i resoconti più recenti del restauro del monastero di S. Chiara si veda in particolare: C. Leonardi, 2005, pp. 61-69; M. Moretti, 2011, pp. 435-449; idem, 2020.
2 Cfr. M Moretti, 2011, p. 436; idem, 2020, pp. 49-62. L’attribuzione di questo affresco è stata oggetto di discussione continua dalla prima notizia della sua scoperta e del suo restauro nel 1977, quando l’attribuzione a Timoteo Viti era già da alcuni proposta, ma fortemente contestata da altri. Cfr.: G. Moroni, 1997, pp. 27-28; B. Cleri, 1998, pp. 19-24ff.
3 Il monastero di Santa Chiara beneficiò del patrocinio dei duchi di Urbino e della famiglia Ubaldini, anch’essa strettamente legata al Bessarione anche dopo la sua morte avvenuta nel 1472. Per l’amicizia del Cardinale con Ottaviano Ubaldini, che lo accompagnò spesso nei suoi viaggi, si veda John Monfasani, 1984, pp. 95-110. 128

4 Sant’Ambrogio è proposto da B. Cleri 1998 e C. Leonardi 2005; San Bonaventura è proposto da G. Moroni 1997 e M. Moretti 2011.

5 Silvia Ronchey, 2013, pp 537-548.
6 Erano ben note le affinità di Bessarione con l’attività di Bonaventura al Secondo Concilio di Lione per l’unione delle chiese greca e latina. Il Cardinale Niceno per il suo stemma si ispirò a quello insolito di Bonaventura, che in seguito divenne la base di quello francescano. Cfr.: I. Lavin, 2013, pp. 228-231.
7 L’elenco delle sue donazioni è davvero molto lungo. La duratura notorietà della sua donazione della preziosissima reliquia dell’omero di San Cristoforo è studiata da diversi autori, tra cui il presente, altrove in questo catalogo [ “Il Cardinal Bessarione Abate di Casteldurante e Federico da Montefeltro”, Museo Civico di Urbania, 2022], Per citare un altro esempio notissimo e pertinente alle Marche, nel 1472 papa Sisto IV autorizzò Niccolò Perotti (m. 1480) alla donazione di alcuni importanti reliquiari alla chiesa francescana di S. Chiara a Sassoferrato. In quella data, Perotti era arcivescovo di Siponto; precedentemente era stato il segretario ed editore del Cardinale Bessarione che gli donò presumibilmente le reliquie ancora oggi conservate in un museo di Sassoferrato. Cfr. R. S. Nelson, 2021, pp. 41-84.
8 Katherine Walsh, 1974, pp. 72-80.