redazione
Jan Fabre. Naturalia e Mirabilia ( a cura di Sylvain Bellenger e Laura Trisorio )
nell’ambito del ciclo Incontri sensibili (Museo e Real Bosco di Capodimonte (secondo piano, sala 82), via Miano 2 – Napoli)
Jan Fabre. Naturalia e Mirabilia, a cura di Sylvain Bellenger e Laura Trisorio, è la mostra del poliedrico artista belga che inaugura sabato 1 luglio 2017, alle ore 11:30 al Museo e Real Bosco di Capodimonte (secondo piano, sala 82) nell’ambito del ciclo di esposizioni Incontri sensibili in collaborazione con Amici di Capodimonte onlus.
Fabre presenta due lavori realizzati interamente con gusci di scarabeo gioiello, elemento distintivo e ricorrente della sua ricerca. Spanish Sword (Knight of modesty) – Spada spagnola (Cavaliere di umiltà)
– è una spada in acciaio ricoperta di corazze naturali e iridescenti di scarabeo che evoca l’investitura cavalleresca, le armature cinquecentesche e la battaglia per l’arte che Jan Fabre ha intrapreso sin dal 2004 con il film Lancelot, una crociata in difesa della fantasia e dell’immaginazione come forme di conoscenza. In sala sono presenti anche due preziosi elementi in cuoio del XVI secolo (un frontale da cavallo e una rotella da parata). Railway Tracks to Death – Binari verso la Morte – appartiene alla serie Tribute to Hieronymus Bosch in Congo, realizzata dall’artista per indagare la controversa storia coloniale del Belgio. La superficie dell’opera, dall’aspetto prezioso, mutevole e cangiante, è ottenuta con una tecnica da sapiente mosaicista, montando insieme migliaia di ali di scarabeo di colori differenti su legno.
Essi compongono una strana versione dello stemma delle ferrovie del Congo belga, al cui centro si riconoscono figurine zoomorfe ricorrenti nel linguaggio del maestro fiammingo Bosch, noto per il suo immaginario surreale e mostruoso.
In dialogo con le opere di Fabre c’è la “camera delle meraviglie”, o Wunderkammer, una raccolta di curiosità tipica delle collezioni d’arte del Cinquecento e Seicento, manifestazione dell’utopia di riunire natura e arte per creare un universo in miniatura, il cui demiurgo era il collezionista stesso. La camera delle meraviglie è una sintesi tra sapere scientifico, piacere estetico e scoperta, e costituisce la base del concetto moderno di museo. Le scarabattole qui allestite presentano oggetti pervenuti a Capodimonte dalle collezioni dei Farnese, dei Borbone e dal Museo Borgiano di Velletri.
Esse mostrano naturalia (madrepore, rami di corallo, uova di struzzo, rostri di pesce sega, uova di struzzo) e mirabilia (oggetti d’arte realizzati in cristallo di rocca, bronzo, avorio, ambra, noci di cocco, corno di rinoceronte, corno di cervo, nonché manufatti provenienti da terre di esplorazione) accomunati dalla capacità di destare stupore generalmente per l’origine misteriosa, la tecnica o il materiale di realizzazione.
Al centro di una delle scarabattole, è esposta una tela di Otto Marseus von Schriek, pittore olandese del Seicento attivo anche in Italia, campione della natura morta, specializzato nella rappresentazione del sottobosco. Nella sua abitazione, dove custodiva una piccola Wunderkammer con monete e resti di creature rare, l’artista allevava rettili ed altra fauna rappresentata poi nelle sue opere. In qualche caso, il pittore ha utilizzato direttamente sulla tela autentiche ali di farfalla, praticando l’unione tra naturalia e artificialia come tecnica pittorica.
A questa eclettica raccolta, sono stati aggiunti 41 antichi scarabei della Collezione Egizia del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Gli scarabei sono animali cari agli antichi egizi quanto a Jan Fabre, perché rappresentano il dialogo tra l’universo ctonio e quello ultraterreno, l’immortalità e il mondo arcaico precedente alla comparsa dell’uomo. La naturale corazza di questi coleotteri è un attributo di forza ma, al contempo, ne mette in luce un’intrinseca fragilità che necessita protezione. L’artista belga, nel suo interesse verso il microcosmo degli insetti, gioca anche con l’omonimia del suo cognome con quello dello studioso Jean-Henri Fabre, padre della moderna entomologia.
La mostra Jan Fabre. Naturalia e Mirabilia è inserita in una serie di appuntamenti che vedranno protagonista il poliedrico artista belga in città con la mostra My Only Nation is Imagination, a cura di Melania Rossi che inaugura allo Studio Trisorio (Riviera di Chiaia, 215) lunedì 26 giugno alle ore 19:00 con sculture, disegni e un video frutto della ricerca di Fabre sul rapporto tra arte e scienza; mentre giovedì 29 giugno, alle ore 18:00 sarà presentata al museo MADRE l’opera L’uomo che misura le nuvole (versione americana, 18 anni in più) 1998 – 2016; inoltre sabato 1 (ore 20:30) e domenica 2 luglio (ore 19:00) Fabre presenterà in anteprima mondiale la sua nuova produzione teatrale Belgian Rules/Belgium Rules al Teatro Politeama di Napoli (via Monte di Dio), nell’ambito del Napoli Teatro Festival.
Jan Fabre (1958, Anversa), performer, drammaturgo, regista, coreografo, disegnatore, scultore, è una delle figure più affascinanti, complete e complesse dello scenario artistico contemporaneo. La sua ricerca spazia tra ambiti diversi – filosofia, religione e scienza, miti e leggende, simboli, civiltà – e utilizza ogni linguaggio artistico per indagare il regno della natura, la metamorfosi fisica e spirituale, il corpo e le sue manifestazioni.
Tra le mostre personali dell’artista figurano Homo Faber (KMSKA, Anversa, 2006), From the Cellar to the Attic – From the Feet to the Brain (Kunsthaus Bregenz, 2008, Arsenale Novissimo, Venezia, 2009), PIETAS (Nuova Scuola Grande di Santa Maria della Misericordia, Venezia, 2011; Parkloods Park Spoor Noord, Anversa, 2012), Hortus/Corpus (Kröller-Müller Museum, Otterlo, 2011), Stigmata, azioni e spettacoli, 1976-2013 (MAXXI, Roma, 2013; MUHKA, Anversa, 2015; MAC, Lione, 2016). Fabre è stato inoltre il primo artista vivente a presentare un’estesa mostra personale al Louvre di Parigi (L’ange de la métamorphose, 2008). Sempre nel 2008 Fabre è a Napoli con il progetto espositivo in Piazza Plebiscito Il ragazzo con la luna e le stelle sulla testa, a cura di Eduardo Cicelyn e Mario Codognato: una galleria di personaggi-autoritratto, sculture in bronzo, a grandezza naturale in cui ogni scultura-personaggio interpretava un ruolo in relazione all’immaginario della città. La serie The Hour Blue (1977-1992) è stata esposta al Kunsthistorisches Museum di Vienna (2011), al Musée d’Art Moderne di Saint-Etienne (2012) e al Museo d’Arte di Busan (2013). Le due serie di mosaici realizzati con le elitre dello scarabeo gioiello, Tribute to Hieronymus Bosch in Congo (2011-2013) e Tribute to Belgian Congo (2010-2013), sono stati mostrati al Pinchuk Art Centre di Kiev (2013) e al Palais des Beaux-Arts di Lille (2013), oltre che a ‘s- Hertogenbosch (2016) per la celebrazione del 500° anniversario di Hieronymus Bosch, anno in cui Fabre presenta una mostra all’ Hermitage di San Pietroburgo. Nel 2016 inaugura anche la mostra Jan Fabre. Spiritual Guards, presso Forte Belvedere, Piazza della Signoria e Palazzo Vecchio a Firenze, mentre è attualmente in corso Jan Fabre. Glass And Bone Sculptures 1977-2017, una retrospettiva dedicata ai lavori in ossa e vetro, in mostra presso l’ Abbazia di San Gregorio a Venezia.
Domenica 2 luglio 2017
ANTONIO VIVALDI,
LE QUATTRO STAGIONI
Federica Severini, Riccardo Zamuner, Ivan Cocchia_violini;
Marco Traverso_viola;
Giovanni Sanarico_violoncello;
Renzo Schina_clavicembalo e contrabasso;
Pasquale Minopoli_voce recitante.
Pulcinella racconta le Quattro Stagioni
redazione giugno 2017