di Claudio LISTANTI
Bach e Rinaldo Alessandrini e le variazioni al quadrato.
Rinaldo Alessandrini è, oggi, uno degli esecutori più apprezzati a livello internazionale per le sue interpretazioni del repertorio barocco che affronta assieme a Concerto Italiano, formazione da lui stesso fondata, con la quale è stato protagonista di esecuzioni ammirate in tutto il mondo per la continua ricerca di una innovazione e di un attualizzazione delle interpretazioni del periodo barocco suffragata anche da numerose edizioni discografiche, a fronte delle quali ha costantemente ottenuto lusinghieri successi di pubblico e di critica divenendo così artista considerato come ‘ruolo guida’ per le esecuzioni di questo tipo di repertorio. (Fig. 1)
Tali peculiarità sono emerse anche nell’ultimo concerto ascoltato a Roma il 2 febbraio 2019 presso l’Aula Magna dell’Università La Sapienza, inserito nell’ambito della stagione concertistica 2018-2019, 74ma nella storia dell’Istituzione Universitaria dei Concerti (Iuc), avente come significativo titolo ‘Bach: Variazioni su Variazioni’; un titolo che, spiega lo stesso Alessandrini, ne svela l’essenza della proposta: utilizzare composizioni bachiane dove le ‘variazioni’ sono le fondamenta della struttura musicale per giungere ad altro tipo di ‘variazioni’ che ne cambiano ‘l’immagine e il suono’ (parole dello stesso Alessandrini). Insomma una sorta di variazioni al quadrato. (Fig 2)
Il programma della serata, era costituito da una serie di trascrizioni di grandi pagine di Johann Sebastian Bach come la Passacaglia in Do minore Bwv 582 per cembalo a pedali, trasposta in Re minore e la Canzona in Re minore Bwv 588 entrambe trascritte per archi e l’Aria variata alla maniera italiana Bwv 989 trasposta in Sol minore dall’originale La minore e trascritta per violino e basso continuo. Ad esse era contrapposta una seconda parte interamente dedicata ad uno dei monumenti della storia della musica, la Variazioni Goldberg Bwv 988, trascritte per orchestra d’archi dall’originale per clavicembalo, vero fulcro di tutto la serata. (Fig 3)
La scelta di proporre una operazione di questo tipo, che lo stesso Alessandrini ha voluto qualificare con il termine ‘progetto’, non è certamente bizzarra perché è stata prassi frequentemente utilizzata da Bach che utilizzava proprie musiche rielaborandole per produrre altre composizioni, sempre di grande fascino per l’ascoltatore. Se si frequenta l’immenso repertorio bachiano ci si accorge spesso di ascoltare temi già uditi in altre sue opere senza vedere affiorare il minimo sentimento di stanchezza nell’ascolto, consapevoli di essere sempre di fonte a musiche di straordinaria genialità. (Fig 4)
Così è avvenuto anche nel concerto al quale abbiamo assistito alla IUC, del quale stiamo riferendo, dove il ‘divertissement’ (sempre usando parole di Alessandrini) proposto è riuscito a catalizzare l’attenzione dello spettatore, stimolandone la necessaria concentrazione per rinnovare ancora una volta quella ‘sacralità’ musicale che tutte le musiche di Bach indiscutibilmente contengono. Forse i cosiddetti ‘puristi’ disapproveranno scelte di questo tipo ma dobbiamo senz’altro dire che trascrivere per un complesso di esecutori più ampio musiche dedicate ad un unico esecutore ne fornisce una fruizione pienamente appagante.
Prova lampante di quanto diciamo è dimostrato dalle Goldberg, musica della quale non si può definire con precisione il genere, forse incontro tra didattica musicale e contrappuntistica ed esercizio per le doti tecniche dell’esecutore; una trascrizione come questa ne arricchisce il peso specifico sonoro regalando all’ascoltatore un suono più rotondo e robusto senza intaccare nulla del loro fascino musicale. (Fig 5)
Per quanto riguarda l’esecuzione Rinaldo Alessandrini, per l’occasione oltre che direttore anche clavicembalista, ha confermato ancora una volta le sue peculiarità di interprete esibendo la consueta eleganza del suono che ha valorizzato una direzione molto attenta alle dinamiche dei suoni, alla scelta dei tempi, alla cura dei virtuosismi ed abbellimenti, elementi dei quali le musiche di Bach sono costantemente permeati. Per ottenere tutto ciò ha avuto a disposizione gli strumentisti di Concerto Italiano, ideali per la sua particolare ‘lettura’ dell’opera bachiana anche essi protagonisti della serata: Boris Begelman e Antonio De Secondi violini, Ettore Belli viola, Ludovico Takeshi Minasi violoncello e Matteo Coticoni violone. (Fig 6)
Al termine del concerto il folto pubblico che gremiva l’Aula Magna dell’Università la Sapienza ha applaudito caldamente ed a lungo tutti gli interpreti testimonianza di un totale gradimento di quanto ascoltato.
Claudio LISTANTI Roma febbraio 2019