di Claudio LISTANTI
Un successo di grandi dimensioni per Jordi Savall che lo scorso 7 febbraio è riuscito, ancora una volta, ad incantare l’attentissimo pubblico dell’Istituzione Universitaria dei Concerti di Roma (IUC) che ha riempito al limite della capienza l’Aula Magna del palazzo del Rettorato salutando al termine tutti gli interpreti con numerosi, intensi e scroscianti applausi.
I motivi di questo nuovo, vibrante successo del musicista catalano è dovuto a diversi fattori; certamente, in primis, alle sue straordinarie doti di musicista e di interprete ma, anche, alla sua curata e penetrante direzione dell’esecuzione cui si unisce la scelta del repertorio eseguito che trova una magica sponda presso gli ascoltatori e gli appassionati.
Nel riferire di questo concerto iniziamo proprio da questo ultimo aspetto. Il programma proposto da Savall è una dedica al film Tous les matins du monde (Tutte le mattine del mondo) opera del regista francese Alain Corneau che nel 1991 concepì questa opera cinematografica basandosi sull’omonimo romanzo di Pascal Quignard. La pellicola ottenne un notevole successo di pubblico e di critica, non solo per le diverse ‘nomination’ ricevute da alcuni attori sia al Golden Globe del 1993 sia al Premio César del 1992, ma anche perché, in quest’ultima manifestazione, si affermò ottenendo anche il premio per la migliore regia, il miglior film e la migliore colonna sonora che fu curata appunto da Jordi Savall. Per l’occasione il musicista catalano si avvalse dell’interpretazione dell’orchestra Le Concert des Nations da lui stesso diretta e della quale era anche strumentista di viola da gamba assieme a Christophe Coin e Jerome Hantai.
In estrema sintesi Il film narra, attraverso l’affascinante uso del flashback, una storia della seconda metà del ‘600, che vede protagonisti due musicisti francesi tra i quali ci fu un rapporto artistico di particolare intensità ma allo stesso tempo non immune da contraddizioni e controversie, come può accadere dal confronto a volte serrato tra maestro e allievo. Sono Marin Marais (interpretato dal giovanissimo Gerard Depardieu, mentre suo figlio Guillame interpretò il Marais giovane), compositore vissuto tra XVII e XVIII secolo che fu allievo del grande Giovanni Battista Lulli che divenne musicista prediletto di Luigi XIV – Re sole e Monsieur de Sainte Colombe, musicista la cui vita è a tutt’oggi misteriosa del quale, ancora, non si conoscono né il nome di battesimo, né le date di nascita e di morte. La riscoperta della sua opera è piuttosto recente e risalente agli anni ’60 dello scorso secolo alorché grazie all’attività musicale e concertistica di Savall è tornato all’attenzione del grande pubblico degli appassionati e degli addetti ai lavori.
Per Tutte le mattine del mondo Savall costruì una parte musicale atta a rievocare la grandiosità della Corte di Luigi XIV che aveva la Versailles del Re Sole come cornice ideale per descriverne lo stile di vita e lo sfarzo che in essa imperavano. Scelse brani tratti dal catalogo di musicisti poco prima citati aggiungendo anche opere di François Couperin che può essere considerato come il continuatore di questo modo di vedere la musica integrando, poi, la colonna sonora con musiche da lui composte.
Il concerto ascoltato alla Iuc riproponeva questa struttura ‘musicale’ che negli anni è divenuta, in un certo senso, ‘iconica’ per descrivere momenti e sensazioni dei tempi del Re Sole, musiche che ne rinnovano la magnificenza destando stupore in coloro che frequentavano quell’ambiente dorato ed elegante, specchio della vanità e dell’estrosità di uno dei sovrani che, per motivi anagrafici e dinastici, ha regnato per più di 72 anni risultando uno dei re più duraturi della storia.
Per la sua peculiarità il concerto è stato intitolato “Tous les matins du monde” ed è da considerarsi pienamente un omaggio ai 25 dall’uscita di quel film poco avanti citato. L’esecuzione è stata concepita per una formazione di quattro strumentisti, nello specifico le due viole da gamba basso a sette corde, affidate agli stessi strumentisti della colonna sonora, Savall e Christophe Coin, ed integrate da tiorba e chitarra affidate a Xavier Díaz-Latorre e dal clavicembalo suonato da Luca Guglielmi.
Per quanto riguarda la scelta delle musiche l’inizio è stato affidato alla Suite tratta dalla comédie-ballet Il Borghese Gentiluomo il cui testo fu scritto intorno al 1670 da Molière e musicato dal fiorentino Giovanni Battista Lulli. Una scelta, questa, molto significativa in quanto prodotta da uno dei maestri di Marin Marais che con le sue composizioni contribuirono a forgiare l’ambiente musicale regale e maestoso della corte del Re Sole dove protagonista è stato il connubio tra musica e danza, costituendo un vero e proprio modello di stile. Particolare riguardo è stato riservato alla figura misteriosa di Monsieur de Sainte-Colombe, le père, compositore come prima accennato oggetto di una speciale rivalutazione da parte di Jordi Savall con alcuni brani appartenenti al corpus delle sonate a deux violes égales ritrovate. Nello specifico il Concert XLI à deux violes égales: Le Retour e Concert XLIV à deux violes égales: Tombeau Les Regrets; due brani che sono da considerarsi la ‘colonna vertebrale’ per assumere un indiscusso ruolo di centralità di tutta la serata.
Di questi due brani colpisce la spigliata e gioiosa sequenza di danze basate sull’espressività delle due viole da gamba impegnate nell’esecuzione tra le quali emerge con forza l’incisivo contrasto tra le due parti soliste che si evidenzia, poi, con immutato vigore nella seconda composizione di Sainte-Colombe in programma che ha come titolo Tombeau Les Regrets a sottolineare i caratteri melanconici e di rimpianto spesso conseguenti alla morte di una persona a cui si è legati. Uno stilema che ha ispirato la creazione musicale di Marin Marais che tra le sue opere si scorgono due ‘Tombeau’, nelle sue Pièces de Viole libro secondo, dedicati ai suoi due maestri Giovanni Battista Lulli e Saint-Colombe.
Nell’ambito del programma non poteva mancare François Couperin, la personalità musicale che raccolse l’eredità della magnificenza della Chappelle Royale per proiettarla nel nuovo secolo dove rimase attivo fino al 1730 circa. Di Couperin soni stati proposti brani da Les Concerts Royaux e da Nouveaux Concerts appositamente composti per una modernizzazione dello stile che preveda una fusione tra lo stile francese ispirato alle estrosità della danza della comédie-ballet e quello italiano più orientato verso una forma di carattere squisitamente strumentale. Per concludere, poi, Marin Marais con brani provenienti da Piéces de Viole ed appartenenti ai Libri terzo e quarto dedicati al dialogo tra viola da gamba e tiorba chiudendo poi con il brano che può essere considerato l’emblema di quel periodo della storia della musica e della carriera artistica di Jordi Savall, il Couplets de Folies d’Espagne tratto dal secondo Libro che ha suggellato questo interessante concerto con la sua trama avvolgente di suoni, dinamiche e di ritmi eseguito con il contributo di tutti i quattro gli strumentisti.
Per quanto riguarda l’esecuzione c’è poco da dire in quanto Jordi Savall ha confermato tutta la sua grandezza di interprete ‘barocco’ che lo ho reso famoso nel mondo, elemento che si è puntualmente rinnovato anche qui all’Aula Magna della Sapienza. Accompagnato dalla viola da gamba basso a sette corde di Barak Norman del 1697 ha fornito una prova davvero eccellente che si basa sul dominio assoluto dello strumento dal quale riesce ricavare un suono delicato e suadente coinvolgendo lo spettatore anche per la particolare cura del ritmo, del timbro strumentale e della dinamica dei suoni.
Accanto a Savall l’altra viola da gamba solista, Christophe Coin, che ha dialogato alla pari con Savall con il quale ha intrapreso un discorso serrato ed incisivo dove nessuno sovrastava l’altro riuscendo a raggiungere un non comune amalgama che è risultato determinante soprattutto nei brani di Monsieur de Sainte Colombe scritti per due viole da gamba. Ovviamente di grande effetto anche la direzione musicale di Jordi Savall anche se l’utilizzo di questo organico ha penalizzato un poco lo scintillio della Suite del Borghese gentiluomo, ha comunque trasfuso a tutto l’ensemble la sua visione generale della quale abbiamo parlato prima ricordando, al proposito, anche gli altri due validi musicisti che hanno dato vita a questa piacevole serata di musica: a Xavier Díaz-Latorre con la tiorba e la chitarra e Luca Guglielmi con il clavicembalo.
Il concerto è stato salutato alla fine da vere e proprie ovazioni dal foltissimo pubblico che ha affollato l’Aula Magna al limite della capienza confermando anche qui all’Università, come nelle altre istituzioni musicali romane, l’ormai conclamato ritorno alla normalità dopo il dramma collettivo del Covid.
Come si può immaginare numerose e reiterate sono state le richieste di bis, che Savall ha accolto. Il concerto si è svolto a poche ore dal devastante terremoto che il giorno precedente aveva colpito la Turchia e la Siria. Savall ha voluto dedicare il primo dei bis a tutti coloro che sono stati coinvolti da questa immane tragedia proponendo una composizione di anonimo proveniente dalla Bretagna Francese, Cristo nel Getsemani, brano intriso di mestizia e tristezza evocativo dello stato d’animo di quelle popolazioni, che ha visibilmente emozionato il pubblico che ha intensificato ulteriormente le acclamazioni costringendo il musicista catalano ad un altro bis individuato in un brano di un altro musicista francese appartenente alla famiglia Forqueray.
Claudio LISTANTI Roma 12 Febbraio 2023