di Gloria GATTI
Lo scorso 19 maggio 2021 ha inaugurato la mostra Juana Romani (1867-1923), modèle et peintre. Un rêve d’absolu, visitabile fino al 19 settembre 2021, al museo Roybet Fould di Courbevoie alle porte di Parigi, la prima retrospettiva francese sulla pittrice italiana Juana Romani, a cura di Emmanuelle Trief-Touchard, Marion Lagrange e Gabriele Romani.
Giovanna Carolina Carlesimo, in arte Juana Romani, era nata a Velletri il 30 aprile 1867.
Il padre era un brigante di cui si persero le tracce poco dopo la sua nascita; la madre, una sarta bella e analfabeta, che, rimasta sola, entrò a servizio della famiglia Romani, ove conobbe Temistocle, figlio del padrone di casa, che innamoratosi di lei, per fuggire ai pregiudizi di un amore non convenzionale per i tempi, portò entrambe nella Parigi della Belle Époque.
A Montparnasse Juana diventò una modella, forse “per raccogliere i pezzi di carboncino caduti agli allievi”, iniziò a disegnare sui muri, apprese le tecniche e, poi, divenne più brava dei pittori per cui posava. I suoi maestri sono stati Jean-Jacques Henner a Ferdinand Roybet, Roybet, forse, anche il suo amore.
Juana Romani divenne la pittrice italiana più conosciuta della Parigi di fine XIX secolo ed espose sia in Francia che all’estero. La sua Angelica venne esposta alla Biennale di Venezia nel 1901, ma stroncata dalla critica italiana conservatrice che la definì «una figura di tisica vestita da prete russo».
La sua visione, simile a quello dei simbolisti e dei Preraffaelliti, è quella di un’arte assoluta, tradotta in ritratti di donne eroiche e guerriere, ma pervase dalla nostalgia e dall’erotismo.
Lei è una donna che “indossa per convenienza una flanella da uomo mentre dipinge e fuma incessantemente sigarette”, mentre il Mainly di Londra afferma che i suoi quadri raggiungono quotazioni altissime e i “più grandi artisti la considerano loro pari”.
Il suo, però, è un destino tragico. Nel 1903 le viene diagnosticata una malattia mentale e nel 1905, mentre la Francia la inserisce tra gli artisti italiani di spicco esposti al Musée du Luxemburg, viene internata nella Maison de Santé Esquirol a Ivry-sur-Seine poiché “affetta da una psicosi allucinatoria cronica, delirio con manie di persecuzione e predominanza di idee ambiziose”.
Il 3 dicembre 1905, senza pietà o possibilità di replica, il New York Times decreta la sua fine artistica:
“M.lle Romani non dipingerà mai più poiché è stata colpita da una malattia mentale ed è stata per un periodo ricoverata in una casa di cura […] Una triste fine per una donna di talento.”
Roybet viene nominato amministratore giudiziario dei suoi beni, ma alla sua morte nel 1920, Juana viene internata a Ville Evrard, dove già prima di lei era già stata internata Camille Claudel, altra artista donna di spicco del tempo.
In manicomio Juana, tornata Giovanna Carolina Carlesimo, nata a Velletri, diventa il numero di matricola 182881 e la sua collezione di opere di Roybet, Henner, Vollon e Delacroix viene messa in vendita dal suo nuovo tutore per pagare le rette di degenza.
Juana muore il 13 giugno del 1923, appena prima di assistere all’asta dei suoi beni che verranno venduti nel 1924. Il tragico destino che ha unito Juana e Roybet non termina, però, alla loro morte.
Il 9 marzo del 1981, infatti, il Portrait de Madame Jane Guillemet, fille du peintre Antoine Guillemet o Fleur d’Hiver di Juana Romani e il Portrait de Juana Romani dipinto da Ferdinand Roybet sono stati rubati insieme dalle sale del museo Roybet Fould di Courbevoie, dove ora è in corso la mostra.
L’opera della Romani, non è mai stata ritrovata e, neppure sul sito del Museo d’Orsay (Musée d’Orsay: non_traduit (musee-orsay.fr) a cui è stata assegnata e risulta registrata al numero d’inventario al n. RF 1962 3, è pubblicata un’immagine dell’olio su tavola (h. 80 cm e l. 64 cm), creato attorno al 1897 e che porta al retro la dedica “Juana Romani à son amie Jane Guillemet” e, al momento l’opera non è neppure rintracciabile sulla nuova app lanciata da Interpol ID-ART ID-Art mobile app (interpol.int), per la ricerca delle opere rubate.
Ho chiesto, quindi, al Direttore di About Art che ringrazio, un piccolo spazio per pubblicare l’unica immagine esistente del dipinto, fornitami da Gabriele Romani, nella speranza che questo possa contribuire al suo ritrovamento, e mi scuso per non aver resistito alla tentazione di dilungarmi sull’opera e sulla vita di un grande donna dimenticata per troppi anni.
Gloria GATTI Milano 6 maggio 2021