di Claudio LISTANTI
La leggenda e l’erosimo di Anita Garibaldi a Spoleto in una nuova opera di Gilberto Cappelli.
La 78ma Stagione Lirica del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto si è aperta lo scorso 23 agosto con la rappresentazione di una nuova opera, Anita, di Gilberto Cappelli che ha musicato un libretto scritto da Raffaella Sintoni e Andrea Cappelli espressamente dedicata alla figura storica di Anita Garibaldi che è stata salutata da un lusinghiero successo di pubblico convenuto numeroso presso la deliziosa sala del Teatro Caio Melisso.
La figura di Anita Garibaldi è una delle più emblematiche della storia dell’800 indissolubilmente legata alla tradizione storica della nostra nazione. Brasiliana di nascita, il suo nome era Anna Maria Ribeiro da Silva, fu la prima moglie di Giuseppe Garibaldi, uniti da un grande amore alla base del quale determinante fu il grande eroismo che ha animato le loro esistenze terrene.
La vita di Anita fu piuttosto breve. Nata nel 1821 morì come noto tragicamente nel 1849, si sviluppò nell’ambito di 28 anni e, nonostante ciò, la sua esistenza ha lasciato il segno nella Storia. Mostrò indiscutibili segni di emancipazione, come la abilità nel cavalcare, ma anche, come raccontano certe cronache, nel fare il bagno nuda, fatto che, come si può facilmente immaginare, provocò enorme scandalo.
La frequentazione dello zio Antonio favorì la sua formazione politica e sociale come conseguenza del feroce regime imperialista in atto nel Brasile di allora. A soli 14 anni le fu imposto dai genitori il matrimonio con Manuel Duarte de Aguiaz, individuo molto più anziano di lei con lo scopo di indurla alla ragione.
Nel 1839 conobbe a Laguna Giuseppe Garibaldi restando attratta dalla sua personalità e nell’ottobre dello stesso anno seguì Garibaldi sulla nave Rio Pardo mostrando ancora una volta il suo piglio eroico nella battaglia navale di Laguna. Da allora fu sempre al fianco di Garibaldi che sposò a Montevideo nel 1842. Nel 1849, incinta di quattro mesi, dopo aver lasciato i figli alle cure della suocera, raggiunse il marito per prendere parte alle vicende della cosiddetta Repubblica Romana combattendo a porta San Pancrazio fino alla caduta di Roma che la spinse a seguire il suo uomo nella tragica ritirata verso Venezia. Durante quel tragico viaggio le sue precarie condizioni di salute la costrinsero ad interrompere la fuga nelle paludi di Mandriole di Ravenna dove il 4 agosto si spense nella fattoria Guiccioli. Garibaldi fu costretto a proseguire la fuga ed il suo corpo fu sepolto in maniera del tutto affrettata fino a quando il successivo 10 agosto fu rinvenuto dagli abitanti del posto.
Il musicista Gilberto Cappelli, grazie anche alle sue origini romagnole, una regione che ha sempre venerato il mito di Anita Garibaldi per la sua tragica fine avvenuta in quella terra e per le sue idee di libertà e di indipendenza, ha voluto ricordare questa splendida figura componendo una specifica opera, rivolgendo però lo sguardo all’interno dell’animo di Anita, non solo per l’aspetto politico sociale delle sue idee ma anche per mettere in luce la storia e i sentimenti amorosi suoi e di Garibaldi. Per questa sua impresa è stato coadiuvato da sua moglie Raffaella Sintoni, esperta di Storia Risorgimentale, e assieme ad Andrea Cappelli hanno prodotto un testo ideale per l’impronta musicale che il compositore ha voluto imprimere alla sua nuova creazione.
Il libretto non è certo una rievocazione storico-cronachista della vita di Anita ma, in maniera del tutto stringata e funzionale, riesce a porre le basi per un’opera che si può definire di sensazioni e di stati d’animo che, con molta evidenza, hanno ispirato la partitura. Il libretto parte dal 10 agosto 1849 quando fu rinvenuto il corpo malamente seppellito, un prologo che da il via ad un percorso emotivo che si sviluppa per circa un’ora ma che ci ha portato nell’animo delicato e limpido di Anita. Le successive scene mettevano in risalto alcuni momenti di quell’avventura di vita, come l’incontro con l’eroe Garibaldi del 1839, la battaglia di Curitabanos del 1842 ed il timore della morte di Garibaldi. Poi gli attimi di vita a Montevideo, semplice e modesta, caratterizzata dalla nascita dell’ultimo figlio per proseguire con la Battaglia di Roma a Villa Spada e la successiva fuga verso l’Adriatico con il tragico epilogo del 4 agosto 1849 nei dintorni di Ravenna con un epilogo dal forte impatto emotivo e con il coro che evoca la sua morte assieme al desiderio di individuare un luogo dove celebrare il ricordo di questa eccezionale donna.
Il testo approntato è risultato del tutto funzionale alla partitura di Cappelli che ha concepito una parte musicale intensa e coinvolgente, frutto di una sorta di filo conduttore “ossessivo allo spasimo” come rilevato da Marco Angius che ha diretto l’esecuzione musicale. Un’opera dunque dai caratteri fortemente ‘espressionisti’ che, per il particolare utilizzo delle voci soliste, del coro e degli strumenti, la inserisce nell’ambito dell’opera-oratorio.
Una orchestrazione possente per un Ensemble formato da due violini, viola, violoncello, contrabasso, flauto, oboe, clarinetto, clarinetto basso, fagotto, corno, due trombe, due tromboni, pianoforte e percussioni. Una formazione musicale idonea a realizzare le particolari indicazioni dell’autore che in partitura scrive:
“Il suono per tutto l’arco della composizione deve essere lacerante, ruvido, rauco, sporco, scuro e violento”.
Per quanto riguarda la parte vocale, come accade spesso oggi, assume un carattere a metà tra recitativo e declamatorio -con pochi, o inesistenti, spunti melodici- che ha impegnato non solo il coro ma anche i due cantanti solisti, Anita (soprano) dalla tessitura ardita ed impervia e Garibaldi (baritono) anch’egli permeato da numerosi e difficili passaggi di registro. Nel complesso la parte musicale era del tutto idonea a comunicarci quei travagli interiori di Anita rispetto agli avvenimenti della sua avventurosa ma sfortunata esistenza, così come le sensazioni di Garibaldi di fronte ad una donna così spigliata, decisa e parimenti affettuosa e materna. Una musica che dava atmosfera al procedere del racconto, soprattutto mirabile per rappresentare quel 10 agosto del 1949 che apre l’opera ma che, inevitabilmente, finisce per dare qualche segno di monotonia o poca varietà, anche se c’è da riconoscere che questa unitarietà del suono è chiaramente voluta dall’autore. Una monotonia, però, che è del tutto scomparsa nell’epilogo affidato al coro che ha evidenziato sonorità più dolci, quasi un canto funebre rivolto alla genuina personalità di una donna leggendaria, eroica, in definitiva senza dubbio mitica.
La parte visiva dello spettacolo è stata affidata ad Andrea Stanisci regista di grande esperienza teatrale che ha creato anche le scene per restituirci uno spettacolo del tutto funzionale ai caratteri dell’opera-oratorio ai quali a nostro giudizio questa nuova partitura appartiene. Curati come sempre i movimenti scenici concepiti per i giovani interpreti che animano questo festival. Da citare, per la riuscita dello spettacolo i costumi di Clelia De Angelis e le suggestive luci di Eva Bruno, entrambe colonne delle realizzazioni sceniche dello Sperimentale.
Nei due ruoli vocali il soprano Chiara Guerra che pur mostrando qualche difficoltà nel realizzare l’impegnativa tessitura concepita dall’autore per il personaggio ha offerto una Anita del tutto credibile nei sentimenti e nella personalità così come il bravo baritono Alberto Petricca nei panni di Garibaldi.
Mauro Presazzi ha guidato il Coro del Teatro Lirico Sperimentale, mentre per la parte strumentale importante è stato il contributo dell’Ensemble Calamani del Teatro Lirico Sperimentale. Il tutto sotto le sicure ed esperte mani di Marco Angius direttore dalla sterminata esperienza nel campo della Musica Contemporanea che è riuscito a dare all’esecuzione le giuste dinamiche ed il giusto impulso per valorizzare i contenuti e la musicalità della partitura.
La serata del 23 agosto, inaugurale per la 78ma Stagione Lirica dello Sperimentale, è stata salutata al termine da lunghi e corposi applausi rivolti a tutti i partecipanti dello spettacolo. Un buon inizio per un festival che presenta, come da consolidata tradizione, diversi appuntamenti di estremo interesse.
Claudio LISTANTI Roma 25 Agosto 2024