La Belle Époque rivive a Carrara. Da Lega, a Boldini a Nomellini e Balla grandi opere a Palazzo Cucchiari (28 giugno – 27 ottobre).

redazione

Da Lega, Boldini a Nomellini e Balla: la pittura italiana della Belle Époque a Palazzo Cucchiari di Carrara.

Alla ricerca degli aspetti più intriganti della cultura e quasi si trattasse di un libro da sfogliare, la Fondazione Giorgio Conti di Carrara propone un nuovo, splendido capitolo dedicato all’arte del nostro paese.

Curata da Massimo Bertozzi, si inaugura il prossimo 28 giugno a Palazzo Cucchiari di Carrara la mostra Belle Époque. I pittori italiani della vita moderna. Da Lega e Fattori a Boldini e De Nittis a Nomellini e Balla, che proseguirà fino al 27 ottobre.

Saranno quattro mesi di full immersion in uno degli aspetti più interessanti e ricchi di fascino della storia dell’arte italiana.

Nell’intendimento del Curatore, infatti, c’è la volontà che la mostra Belle Époque. I pittori italiani della vita moderna. Da Lega e Fattori a Boldini e De Nittis a Nomellini e Balla segua le tracce delle mutazioni della pittura dopo l’Unità, dal superamento delle scuole regionali alla ricomposizione di una impronta nazionale, per puntare dritto a una cultura artistica adatta ai tempi moderni della “Nuova Italia”. Si tratta di un iter che dagli ultimi palpiti macchiaioli conduce all’effervescenze della scapigliatura fino agli esiti finali del divisionismo, cioè da Fattori e Lega a Boldini e De Nittis a Nomellini, Balla.

Senza contare che altri artisti presenti in mostra con le loro opere portano i nomi di Signorini, Spadini, Pellizza da Volpedo, Zandomeneghi e Corcos, e poi ancora Antonio Mancini, Tranquillo Cremona, Mosè Bianchi, Emilio Longoni, Angelo Morbelli, Gaetano Previati, e tanti altri.

In totale si tratta di una novantina di opere – tra dipinti su tela e su tavola, acquerelli, pastelli e sculture in bronzo e in gesso – che abbraccia un arco temporale che va dal 1864 fino al 1917

Percorso espositivo in sette sezioni

Per comprendere al meglio questo passaggio epocale della pittura italiana, il percorso espositivo è stato concepito in sette sezioni (e un intermezzo) così articolati:

1. Tempi moderni: non più solo gli spazi e le attività campagnole, il teatro d’azione dei pittori, sempre più attratti dall’esercizio all’aria aperta, diventano gli spazi urbani, le strade e le piazze, ma anche parchi e giardini pubblici e la nuova scoperta dei luoghi di mare.

G. . Pellizza Da Volpedo – La processione – 1894

2. Casa e famiglia: comodità dell’abitare e modi di vivere: quando l’abitazione diventa anche un luogo da esibire, con i salotti, le sale da pranzo, gli studi che diventano spazi pubblici, dove ci si mostra, anche a sé stessi, compiaciuti della propria opulenza, ma anche della propria eleganza o della propria sobrietà.

Giovanni Boldini, La cantante mondana, 1884

3. I pittori della vita moderna: finalmente gli artisti non sono più soltanto gli sradicati della vita di bohème ma cominciano a godere di una diversa considerazione sociale, che li accoglie nei salotti e nei circoli più esclusivi, per cui essi stessi, il loro atelier e perfino le loro famiglie diventano soggetti di pittura, eleganti ed esteticamente suggestivi.

Intermezzo: Il campo della scultura: tra ripiegamento romantico e ansie moderniste, tra misticismo religioso e misticismo mondano si riassumono i connotati della scultura liberty, tra il simbolismo pascoliano di Leonardo Bistolfi e l’eleganza aristocratica di Paolo Troubetzkoy.

4. Vecchi e nuovi miti: la modernità diventa subito abitudine, per cui la continua ricerca di distrazioni o di altre forme di stordimento anima nuovi desideri, di un altrove esotico o semplicemente più naturale, o di altri mondi, prodotti dall’uso di sostanze o da pratiche mistiche ed esoteriche: in entrambi i casi si tratta di contesti in cui alcuni artisti inciampano lasciando le loro testimonianze

5. Povera Patria: l’Italia del popolo: antichi bisogni e nuove aspettative. Malgrado tutto si crede nel futuro.

6. Il paradiso delle signore: quando la mondanità sfoggia lo “stato sociale” della bellezza, a Teatro o al Caffè, alle corse dei cavalli, a passeggio sul corso o nel salotto di casa, le signore diventano protagonista: chi si accontenta di governare il ménage familiare, qualcuna si sfoga in attività filantropiche e culturali, qualcuna pensa anche di influenzare il governo del paese… ma la condizione delle donne è sempre la stessa …

Silvestro Lega, La visita, 1868

7. Aspettando domani: l’abbandono del naturalismo dispone sensibilità di spirito e mente sgombra, alla ricerca di un linguaggio espressivo adeguato alla realtà dei sogni e alle suggestioni dei simboli; la pittura divisionista diventa la naturale espressione del Simbolismo, quasi una versione nazionale dell’Art Nouveau, il campo d’azione della “secessione italiana”, aperto alla genesi e all’esordio delle avanguardie.

Fondazione Giorgio Conti
Palazzo Cucchiari, via Cucchiari 1 Carrara
tel. +39 0585 72355 info@palazzocucchiari.it

Roma 16 Giugno 2024