di Franco LUCCICHENTI
Qualche giorno fa sono tornato al MAXXI . E’ metà pomeriggio di un giorno di ottobre, pochi visitatori all’ingresso. La monumentale struttura è in ombra (fig1). Il bar sulla destra chiuso per il covid accentua un vago senso di solitudine. La grande hall vetrata e luminosa sembra VUOTA, le lunghe scale invitano a salire verso l’alto (fig2). Ma la VIA per entrare nelle sale espositive è un altra, quasi nascosta a piano terra. Un limes invisibile circonda il museo. Guardi in alto e vedi pupazzi antropomorfi dilaniati da forze avverse appesi a liane. Riverbera nella mente l’idea di una giungla nera e ostile.
La libreria a sinistra e le giovani cassiere mi rassicurano. Da subito non mi è chiaro il percorso espositivo completo. Penso che l’incertezza è intrinseca alla vita e alla vita aggiunge valore. Presto comunque potrò osservare le opere esposte. Ora non scriverò di autori o di storia dell’arte contemporanea ma di sensazioni. Finalmente entro in una stanza, vi sono alle pareti camici neri appesi a grandi coltelli e non c’è nessuno. OSSERVANDO ho la sensazione di essere osservato, la camera oscura si riflette nell’osservatore. Altra camera, questa volta luminosa, appare a prima vista vuota. Invece delle piccole forme di gesso tappezzano le pareti, mi avvicino e scopro annegati nel gesso bianco piccoli specchi che riflettono luce secondo il PUNTO DI VISTA. (fig3)
Se osservi bene anche le cose apparentemente insignificanti possono illuminarti. Mi accorgo che delle frecce per terra indicano il percorso. L’interno del museo appare in alcune parti gigantesco e spazialmente indeterminato, l’illuminazione è forte, in alcune sale buie si proiettano filmati. Una affascinante musica astrale si diffonde dall’alto e grandi schermi televisivi circondano in certe parti il visitatore- viaggiatore. Qualche frammento di Blade Runner emerge dalla memoria(fig4).
Poi grandi ambienti con i “tradizionali” quadri e sculture appesi alle pareti. Guardo i quadri alla ricerca di significati. Immagini di forme quasi sempre prive di riferimenti riconoscibli. Astrazione dalla realtà che ci circonda. Parte dell’arte contemporanea si conosce ma non si riconosce. Presenta ma non rappresenta. Se ha un significato lo nasconde.(fig5). Nella pittura pochi grammi di colore costruiscono l’immagine. La materia viene recuperata pienamente nelle sculture e nelle “installazioni” che presentano e allo stesso tempo rappresentano se stesse (fig6)
I pochi visitatori si perdono tra le sale e i lunghi corridoi. Gran parte del materiale esposto non fornisce informazione alcuna. Solo suggestive fotografie ricordano il mondo che viviamo.
Navigo in un mare incerto e non trovo una mappa per orientarmi.
La musica astrale che si distribuisce negli spazi del museo distilla spazio e tempo in un aria sottile come in alta quota. Esiste la possibilità di misurare bellezza, rivelazioni, emozioni delle COSE che sono l’arte contemporanea? Grandi artisti moderni hanno prodotto arte che riusciva a far coincidere in un solo limitato spazio di una tela presentazione, rappresentazione, significato bellezza.
Una parte consistente dell’arte contemporanea sembra sottrarsi a rivelazioni esprimendo in molti casi una insignificanza misteriosa e in quanto tale INACCESSIBILE. Può darsi, come diceva un celebre filosofo indiano diciotto secoli fa che l’essenza delle cose sia assenza, vacuità VUOTO (fig7). Il vuoto è comunque un valore perchè a disposizione di chi può colmarlo. Il visitatore di una mostra può vederci quello che vuole e riempirlo lui.
Le opere esposte ogni tanto si ri-conoscono e il labirinto si rivela.
Un leggero stordimento mi ha reso incline a filosofare. Al’ultimo piano disegni a mano di architetti celebri del recente passato mi riportano con i piedi per terra. L’era del computer era all’orizzonte e i rendering non avevano ancora uniformato la rappresentazione del progetto finito. Piante, prospetti, sezioni, prospettive, schizzi a inchiostro a pennarello a matita sono alle pareti. L’architetto che disegna sul foglio FISSA l’attimo fuggente dell’idea che si era formata nella mente.(fig8).
Il processo che porterà all’edificio finito è lungo. I disegni di piante prospetti sezioni hanno spesso il fascino discreto che ha la geometria dai tempi di Euclide. Qui il significato è chiaro, il progetto disegnato di una ARCHITETTURA è la radice del processo che serve a sostanziare il sogno dell’architetto quando riesce a fare arte. Ormai è sera cerco l’uscita ma mi ritovo in fondo a un largo corridio vuoto con davanti un muro. Non c’è nessuno, mi giro e una giovane custode di nome Arianna mi indica la via. All’uscita guardo il cielo al crepuscolo, Giove splende nel cielo. Sembra una formidabile stella ma è solo un pianeta.
Franco LUCCICHENTI Roma 25 ottobre 2020