di Lori FALCOLINI Psichiatra, psicoanalista
“L’eros è un daimon, sta al di fuori e compie incursioni nella vita e nel destino. Noi ci innamoriamo e ci disamoriamo continuamente, per opera sua siamo trascinati e redenti, oppure dannati, ma ciò su cui l’amore opera non è l’amore, bensì l’anima…il labirinto in cui l’eros intreccia la sua danza”
(Anima – anatomia di una nozione personificata, James Hillman 1985)
È un libro sull’eros La figlia unica di Guadalupe Nettel, autrice di racconti e romanzi che raccontano con essenzialità la straordinaria ordinarietà della vita. Laura, Alina, Doris, Marlene, la madre di Laura, Monica, le altre donne di questo romanzo e naturalmente la neonata Ines compongono l’immagine di un femminile che lotta per affermare la sua unicità. Oltre gli stereotipi di qualunque genere. Gli uomini sono predatori o accompagnano le scelte delle donne come Aurelio, il compagno di Alina, complice nell’eros e nel fare anima.
Guadalupe Nettel racconta personaggi scomodi con
“l’oscuro fascino dell’anomalia. Perché, come sembra suggerirci l’autrice, è proprio in questa zona grigia, al confine tra l’armonia e la deformità, che risiede la vera bellezza” (Petali e altri racconti scomodi, G. Nettel, La Nuova Frontiera)
Laura è l’io narrante di La figlia unica, lo sguardo empatico attraverso cui entriamo nella vita e nei legami di una donna – come ce ne sono tante oggi – che ha scelto di “non immolarsi sull’altare della conservazione della specie” come invece vorrebbe la madre di Laura e la stessa società. Laura non si concede alcun ripensamento: per evitare una gravidanza indesiderata, decide di farsi chiudere le tube arrivando in breve alla rottura con il partner. Ora vive da sola, dedicandosi alla tesi di dottorato salvo interrompersi per le grida rabbiose del bambino che abita nell’appartamento vicino. Anche Alina, l’amica conosciuta a Parigi, considerava la gravidanza un errore irreparabile ma tornata in Messico – la madre patria- si è innamorata di Aurelio e ha deciso di fare un figlio.
Le vite di Laura e Alina sembrano destinate a dividersi, ma un’ecografia rivela ad Alina che il feto presenta una malformazione cerebrale tale da non potere sopravvivere alla nascita. Così Laura resta accanto all’amica che porta a termine la gravidanza mentre si prepara al distacco. Ma nasce Ines, una bambina che, contro le statistiche e le previsioni dei medici, è decisa a vivere.
Cosi, con questa figlia “unica”, Alina e Aurelio, aiutati da Marlene la babysitter che ogni madre vorrebbe, iniziano un percorso accidentato di genitorialità che va di pari passo con la imprevedibile esperienza di “maternità” che compie Laura occupandosi di Nicolas il figlio problematico di Doris, la vicina di casa. Due piccioni nidificano proprio sul terrazzo di Laura, facendo da specchio all’istinto materno e paterno surrogato degli umani: covano un uovo depositato per parassitismo da un cuculo. Nascerà un piccolo cuculo/figlio anomalo che i piccioni nutriranno fino a farlo crescere e spiccare il volo.
“Ad un certo punto tutte noi madri ci rendiamo conto di questa cosa: abbiamo i figli che abbiamo, non quelli che immaginavamo o quelli che ci sarebbe piaciuto avere, ed è con loro che dobbiamo fare i conti”
dice ad Alina la madre di un bambino “unico” come Ines.
Intorno alla famiglia di Alina e a quella aliena ma pur sempre famiglia di Laura, Guadalupe Nettel costruisce uno straordinario affresco di umanità in cui trovano posto i legami d’amore, l’amicizia, la condivisione e l’empatia, l’accettazione delle diversità. La perdita nei legami d’amore è un tema centrale di La figlia unica, quasi un leitmotiv. Bisognerebbe seguire l’esempio dei monaci tibetani, dice Laura, che distruggono i meravigliosi mandala da loro costruiti nel cortile del monastero. “Un esercizio collettivo di distacco” perché nulla dura per sempre.
Lori FALCOLINI Roma 28 febbraio 2021
LA FIGLIA UNICA di Guadalupe Nettel (traduzione Federica Niola) 2020 ed. La Nuova Frontiera