di Silvana LAZZARINO
Le immagini in mostra restituiscono la vita quotidiana degli uomini e delle donne che popolano Parigi e la sua banlieue
Per la maggior parte delle popolazioni occidentali la felicità ruota intorno ad un parametro basato in particolare sul successo, sul potere e sul facile guadagno. Sicuramente tali aspetti possono dare soddisfazione alla persona, possono restituirle maggiori agevolazioni in diversi contesti della propria vita, ma non arricchiscono l’animo di quella sensazione di completezza interiore che porta a sentirsi in armonia con sé e quanto intorno vivendo la vita come dono. Questo perché l’individuo racchiude in sé oltre ai piani cognitivo-razionale, fisico ed emotivo, anche quello spirituale che lo caratterizza nella sua unicità.
Al raggiungimento della felicità concorre il cambiamento di prospettiva in cui tener presenti oltre ai risultati legati al benessere, la possibilità di riconsiderare l’individuo come persona con il suo sentire più autentico che da sempre gli appartiene e definisce la strada verso la propria realizzazione anche in relazione agli altri. Si può iniziare a costruire la felicità ad esempio a partire dalle relazioni e dallo scambio con quanti sono vicino e intorno, senza smarrire l’ascolto di sé e allo stesso tempo degli altri. Il primo luogo dove si apprende la felicità è la famiglia o comunque l’ambiente in cui si è accolti. E’ la famiglia il primo nucleo da cui si parte per formarsi sul piano psicologico e sociale al fine di costruire relazioni e realizzarsi.
Essere felici può diventare una sfida quando si percorre una vita in cui sono fortemente presenti sofferenza e morte, allora è importante l’atteggiamento con cui viene vissuto il dolore che può diventare occasione di crescita e apertura verso la felicità. A riguardo Freud parla di tolleranza verso la frustrazione indicando come attraverso la sofferenza si possa crescere ed in questa ottica il raggiungimento della felicità si lega ad un atteggiamento di disciplina, allenamento e sviluppo. Secondo il Dalai-Lama la felicità tra le varie definizioni da lui espresse si fonda sul rispetto per sé e gli altri e sulla responsabilità. Essa dipende dalla responsabilità personale in quanto richiede una disciplina e un metodo interiore per combattere gli stati mentali negativi come rabbia e paura e per coltivare quelli positivi come la generosità.
Dare un senso alla vita permette di essere felici e il senso lo si può trovare nella propria quotidianità di gesti, parole, incontri.
Anche un bacio può evocare e trasmettere la felicità, e a proposito del bacio: come non pensare a quello scatto davvero sublime a firma di Robert Doisneau in cui è immortalata una giovane coppia mentre si bacia di fronte all’Hôtel de Ville di Parigi e tutto intorno nella piazza prosegue come se nulla fosse nella totale indifferenza dei passanti?
Sicuramente la coppia è felice e innamorata, mentre il mondo continua a scorrere indifferente al loro sentimento.
Questa immagine con cui il fotografo restituisce un momento di felicità è tra gli scatti presenti nella mostra “Robert Doisneau” che apre a Rovigo negli spazi di Palazzo Roverella il 23 settembre 2021 e in cui viene restituito un mondo di tenerezza, dove ritrovare la poesia e l’umanità in ogni gesto, sguardo restituiti con affetto e ironia, lasciando trasparire una sorta di inquietudine e malinconia.
L’esposizione a cura di Gabriel Bauret propone un racconto attraverso oltre 130 stampe ai sali d’argento in bianco e nero, provenienti dalla collezione dell’Atelier Robert Doisneau a Montrouge per parlare di un’umanità con le sue ambizioni, sogni, i suoi difetti, ma anche le paure e fragilità, senza dimenticare l’autenticità e quella tenerezza propria dei bambini.
Vicino a Henri Cartier-Bresson, Robert Doisneau, nato nel 1912 nel sobborgo parigino di Gentilly, è considerato uno dei padri fondatori della fotografia umanista francese e del fotogiornalismo di strada.
Uomini e donne che popolano Parigi e la sua banlieue sono immortalati dal suo obiettivo nelle loro azioni quotidiane dove affiorano tutte le emozioni dei gesti e delle situazioni in cui sono impegnati.
Diversi i contesti e gli ambienti da lui scelti e ripresi: dalle fabbriche ai banconi di bistrot, dalle portinerie alle cerimonie, dai club di jazz alle scuole o scene di strada, per restituire uno spaccato eterogeneo dove far brillare quell’emozione di felicità che accompagna il vissuto quotidiano in particolare delle persone più semplici e comuni con cui si trovava particolarmente bene. Queste a riguardo le sue parole:
“Mi piacciono le persone per le loro debolezze e difetti. Mi trovo bene con la gente comune. Parliamo. Iniziamo a parlare del tempo e a poco a poco arriviamo alle cose importanti. Quando le fotografo non è come se fossi lì ad esaminarle con una lente di ingrandimento, come un osservatore freddo e scientifico. È una cosa molto fraterna, ed è bellissimo far luce su quelle persone che non sono mai sotto i riflettori.”
Doisneau si è spento nel 1994, nel suo atelier dove per oltre cinquant’anni ha stampato e archiviato le sue immagini, lasciando un’eredità di quasi 450.000 negativi. Tra le pubblicazioni citiamo i reportages per “Vogue” e nel 1949 il libro realizzato in collaborazione col suo sodale celebre scrittore Blaise Cendrars “La Banlieue de Paris”, la prima sintesi dei molti racconti per immagini che dedicherà a questo mondo. La mostra resterà aperta fino al 30 gennaio 2022.
Silvana LAZZARINO Roma 1 agosto 2021
Robert Doisneau
Rovigo, Palazzo Roverella
a cura di Gabriel Bauret
dal 23 settembre 2021 al 30 gennaio 2022