La genesi del Giudizio Universale sulle note di Sting all’Auditorium di via della Conciliazione

di Eleonora PERSICHETTI

L’Arte s’incontra con il cinema e il risultato è eccellente

Giudizio Universale – Michelangelo and the Secret of the Sistine Chapel è in scena all’Auditorium di via della Conciliazione di Roma e continua ad impressionare il pubblico. Lo spettacolo è stato ideato da Marco Balich, definito il designer delle emozioni, creatore dell’Albero della Vita a Expo Milano, e di oltre 20 Cerimonie Olimpiche come Rio 2016, Sochi 2014 e Torino 2006. Ed è stato realizzato con la consulenza scientifica dei Musei Vaticani.

Arte, cinema, teatro, musica e danza s’incontrano su un palcoscenico che è a 360 gradi un trionfo di colori e odori. Nei 60 minuti di proiezione è ricostruita la storia della Cappella Sistina, dalla commissione fino alla realizzazione del Giudizio Universale. Lo spettacolo racconta le opere di Michelangelo in un modo nuovo, non convenzionale, coinvolgente. Si parte dall’artista, dal suo lavoro di scultore, per passare all’incontro con Papa Giulio II e alla Cappella Sistina: prima la creazione della Genesi, poi, dopo che abbiamo assistito alle suggestive immagini di un conclave, la commissione del Giudizio Universale, trent’anni dopo, da parte del nuovo Papa Clemente VII.

Gli spettatori sono immersi in un’atmosfera magica e tridimensionalmente realistica al tempo stesso. La voce di Michelangelo è di Pierfrancesco Favino e il tema principale è cantato in latino da Sting. La sua voce evoca e si adatta perfettamente all’emotività e alla spiritualità che trasmette la rappresentazione.

In un percorso multi-sensoriale, accompagniamo le pennellate di Michelangelo che poco a poco danno vita a tutto il ciclo di affreschi della Cappella Sistina per poi terminare, quando lui ormai si sente stanco e vecchio, con il capolavoro del Giudizio Universale che viene proiettato, proprio come è realmente, sopra le teste degli spettatori. Un progetto che è riduttivo definire visivo, perché qui guardiamo, ascoltiamo, percepiamo l’odore dell’incenso, ci emozioniamo con le musiche.

Effetti scenici con un impianto teatrale di avanzata tecnologia restituiscono la potenza espressiva a un vero e proprio capolavoro del ‘500. Michelangelo Buonarroti l’ha realizzato tra il 1535 e il 1541 per commissione di papa Paolo III Farnese. Ad essere finemente decorata è la parete dietro l’altare con la tecnica dell’affresco. Quest’opera simboleggia il cambiamento, si fa portavoce e testimone di un’epoca che sta perdendo i fondamenti ecclesiastici per abbracciare le filosofie umaniste.

La storia però non procede in maniera lineare. Non siamo infatti di fronte a uno spettacolo teatrale vero e proprio, gli attori sul palcoscenico non recitano con le loro voci. Danzano e si muovono, roteando per tutta la scena con leggiadria e destrezza, come fa il pittore sulla tela.

A volte abbiamo uno schermo, altre un palcoscenico, perché l‘Auditorium è stato allestito in modo che il soffitto e le pareti diventassero un enorme schermo a 270 gradi, così da avvolgere il pubblico con le immagini. In alcuni momenti sono gli spazi della Cappella Sistina che coincidono con questa volta, in altri questa diventa un cielo stellato, o uno scenario dove le immagini degli affreschi si staccano e prendono una vita propria, si animano, fluttuano.

E quando viene rappresentato il diluvio universale, in cui Noè è solo contro la pioggia battente, sembra di essere fuori, tutti bagnati e spinti dal vento.

Questo lavoro – ha detto Balich ci ha insegnato a iniettare nelle nostre creazioni i due ingredienti più  importanti per la riuscita di uno spettacolo: emozione e autenticità”. E l’immersività diventa, come ha dichiarato Monsignor Viganò, “un percorso di avvicinamento all’opera”.

Oltre ad emozionare, infatti, lo spettacolo è storia, nazionale e personale dell’artista, ed è un omaggio alle bellezze del nostro Paese.

di Eleonora PERSICHETTI  Roma giungo 2018