di Veronica PIRACCINI
Artista e Maestro in Pittura, bolognese di nascita ma romana d’adozione, Veronica Piraccini fin dalla tenera età vive nel cuore della città eterna con atelier in Pantheon. Il talento precoce per l’amore dell’arte, le fa vincere a soli 23 anni la Cattedra di Pittura all’Accademia di Belle arti di Brera Milano, poi Palermo, Frosinone, e infine Roma dove insegna tutt’oggi. È fondatrice a Milano nel 1995 insieme a F. Leonetti, E. Fiorani, A. Pomodoro, Dadamaino, della rivista di tendenza “Tutto da capo” con manifesto teorico “l’Antirappresentazione”. Innumerevoli le esposizioni in Italia e all’estero e le vincite di grandi opere pubbliche collocate nelle Istituzioni dello Stato: un suo merito indiscusso è l’aver inventato una nuova forma d’arte la pittura invisibile- visibile da lei denominata “Impercettibile” oltre all’ estrazione della Vera Porpora nei Monocromi, e la teorizzazione dell’Antisistema.
Gentile Direttore Maurizio Molinari
Le scrivo riguardo l’articolo dal titolo “La Sindone, quel fake profondamente umano” stilato dallo stimato storico dell’arte Tommaso Montanari e pubblicato sul Venerdì di Repubblica del 24-4-2020. Ció che sorprende è il dare per scontato che la Sindone sia un dipinto “Pittura (a ocra?)” così si esprime la didascalia, solo per citare ció che da subito balza agli occhi. È questo un argomento delicatissimo che scatena da due millenni un dibattimento sempre più vivo a tutti i livelli, ma ci si domanda, per onestà intellettuale, se forse sono sopraggiunti, di cui non siamo a conoscenza, studi scientifici a noi inediti? Trai i più importanti articoli scientifici, che ho piacere di segnalarle, abbiamo l’articolo della rivista scientifica X-Ray Spectrometry https://www.shroud.com/pdfs/XRay%20Fluorescence%20Morris%20Schwalbe%20London%201980%20OCRsm.pdf, e quello recente della rivista scientifica Archaeometry https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/arcm.12467
Il primo smentisce la probabilità che la Sindone fosse dipinta, il secondo mette in discussione lo stesso risultato scientifico del 1988, la cui smentita dalla stessa University of Oxford ora emerge. Un solo altro punto mi preme metterle in evidenza, se non altro emerge più di ogni altro ragionevole dubbio, è che tra gli ultimi innumerevoli studi scientifici, il telo di lino della Sindone, per quanto riguarda la forma umana su di esso impressa, ha una differenziazione del corpo, dal fondo color avorio, fino ad un cromatismo dalla tonalità lievemente più scura ma altamente superficiale. È questo un elemento impressionante, infatti la fibrilla del lino (che non è il filo ma sono i particolati che lo compongono, già quasi invisibili ad occhio nudo), sono impressi bruniti con una assorbenza che raggiunge la profondità di pochi micron e ció si evince solo al microscopio e da altre rilevazioni meccaniche altamente qualificate.
A tutt’oggi, se pur con la straordinaria e avanzata strumentazione scientifica, ancora non si riesce a realizzare una tale impronta umana così raffinata e sensibile, ma soltanto e similmente si riesce a raggiungere tramite raggi laser luminosi ad alta potenza una tonalità somigliante, si badi bene “la tonalità” non la forma così impercettibilmente chiaroscurata tridimensionalmente presente del volto e corpo umano. Poi abbiamo il sangue, e le bruciature, e molto altro di inquietante.
Per conoscerci Le racconto brevemente, che da artista ho realizzato quattro dipinti (che sono andati in conferenze ed esposizioni dall’Australia, Stati Uniti, Brasile, Africa, Cina, Arabia Saudita, ecc.) con pigmenti invisibili, una speciale sostanza di mia invenzione che ho denominato Impercettibile dalla proprietà di apparire e scomparire. I dipinti nascono a grandezza naturale per ricalco e pittura a mano per mio diretto contatto dalla Sindone (su di una foto riprodotta a scannerizzazione diretta). Mi sono appassionata non per sfidare il telo antico, ma per realizzare delle opere d’arte da un soggetto così misteriosamente potente nella sua impalpabilità.
Mi permetto anche di spiegarle che più volte ho avuto modo di avvicinarmi alla Sindone vedendola da vicino, per almeno tre volte, e certamente nelle Ostensioni. Poi sono stata chiamata più volte a prendere parte a studi approfonditi multidisciplinari scientifici (oltre a scrivere articoli) per la rilevazione dei pigmenti in “studi non invasivi sulle opere d’arte” all’Università la Sapienza Dipartimento di Fisica, e anche per alcune Sindoni antiche in Italia, tra cui la Sindone nella chiesa di San Giuda Taddeo a Roma, Arquata del Tronto (con equipe dell’Enea) e Gallipoli. Rimango a disposizione per ulteriori approfondimenti e se ritiene opportuno sono disponibile a scrivere in merito all’argomento con maggiori approfondimenti.
Ringraziandola per la sua cortese attenzione, e fiduciosa di una sua risposta, porgo distinti saluti
Veronica Piraccini