La “Madonna del Roseto” di Martin Schongauer. Un capolavoro conservato a Colmar tra la Vergine Maria, le rose e la futura Passione di Cristo.

di Nica FIORI

“Sii benedetta tu aurora nascente, sopra tutte le creature, e benedetto sia il prato fiorito di rose rosse del tuo bel viso, ornato con il fiore rosso rubino dell’Eterna Sapienza”.

Queste parole rivolte alla Madonna, scritte dal mistico domenicano Enrico Suso di Costanza nel suo Libretto dell’eterna Sapienza (1327 ca.), sono un esempio dell’associazione della Vergine Maria con la regina dei fiori, quella rosa che da sempre ha ispirato poeti, letterati e artisti, non solo per la bellezza e il profumo, ma anche per i suoi molteplici significati simbolici.

1 Rose rosse raffigurate da Martin Schongauer nella Madonna del Roseto

Se nella Grecia classica questo fiore era associato alla rinascita primaverile, e quindi alle dee della fecondità e dell’amore, da Persefone a Era ad Afrodite, in epoca ellenistica la rosa simboleggiava il primo grado di iniziazione ai misteri di Iside. Dallo scrittore latino Apuleio apprendiamo che il protagonista del suo romanzo Le Metamorfosi (II secolo d.C.), dopo essere stato trasformato in asino da una malsana pratica magica, può riprendere le sue fattezze umane solo mangiando le rose della dea, ovvero convertendosi alla religione isiaca. Quando il concetto di “Natura” legato al culto di Iside venne rielaborato in termini cristiani da parte della scuola dei filosofi cristiani di Chartres (intorno al XII secolo), anche la rosa è stata trasferita sulla Vergine, insieme a molti altri attributi della dea Madre egizia. Pensiamo per esempio alla falce di luna, alle spighe, al manto stellato, o al titolo di Stella Maris dato a Maria, che deriva dal patronato di Iside sui naviganti.

I fedeli cominciarono a ornare le statue della Madonna con rami fioriti di rose – quegli stessi ornamenti floreali che in primavera venivano appesi alle porte delle fanciulle amate come segno di amore – e il fiore divenne nel Medioevo un simbolo di fioritura spirituale e di trascendenza. San Bernardo di Chiaravalle paragonò la Madre di Dio alla rosa, contrapponendola alla prima donna, in questa sua espressione: “Eva spina, Maria rosa”. Ma la rosa è anche il fiore di Cristo e della Passione. Una canzone francese del XIII secolo specifica:

Il fiore nacque in quella Betlemme, /che è bella, che è luminosa, /la rosa è Maria, regina del Cielo, / e dal suo seno scaturì quel fiore”.

Come dire che da una rosa nasce un’altra rosa.

Dante, da parte sua, immagina l’Empireo come una candida rosa formata dai beati disposti lungo la spirale dei petali. E la Madonna è la regina di questo regno, il Fiore dei fiori (Flos florum), la rosa nel cui ventre è germinato il fiore supremo, il figlio di Dio.

2 Una rosa bianca raffigurata da Martin Schongauer nella Madonna del Roseto

Tra le pratiche devozionali che richiamano la rosa non possiamo non ricordare quella del Rosario, che cominciò a diffondersi a partire dalla fine del XV secolo e diede poi origine a una vera festa religiosa in seguito alla vittoria della lega cristiana sui Turchi a Lepanto nel 1571. Pregare con il rosario, la cui consuetudine si affermò inizialmente tra i Domenicani (secondo i primi storici dell’Ordine sarebbe stato San Domenico nel 1208 l’inventore della “corona di rose di Nostra Signora”), significa costruire mentalmente un rosaio in onore di Maria.

La raffigurazione della Madonna all’interno di un roseto è il soggetto di opere di diversi artisti, che nel recinto fiorito sembrano alludere all’hortus conclusus del biblico Cantico dei Cantici, “giardino chiuso” in quanto simbolo dell’integrità virginale di Maria.

Tra le opere più straordinarie che presentano questa iconografia vi è quella di Martin Schongauer (Colmar, 1445 ca. – Breisach, 1491), famosissima in Alsazia e considerata la più importante dell’artista, il cui stile si colloca tra la tradizione pittorica renana e l’influsso dei grandi fiamminghi Rogier van der Weyden e Dieric Bouts. La sua Madonna del Roseto raffigura una beltà nordica dai lunghi capelli ramati e dalle dita delle mani estremamente allungate, che ci colpisce per lo sguardo assorto e per il pallore della pelle che contrasta con il ricco cromatismo dell’insieme, caratterizzato dalla presenza di fiori e uccelli incredibilmente dettagliati. Dipinta a olio e oro su una tavola lignea (cm 200 x 114,5) e datata al 1473 sul retro, l’opera è oggi conservata nella Chiesa dei Domenicani di Colmar, la città in cui fu realizzata.

3 Martin Schongauer, Madonna del Roseto, Colmar Chiesa dei Domenicani
4 M. Schongauer, Madonna del Roseto, particolare

Non esistono documenti relativi alla committenza o fonti contemporanee che menzionino questa pala d’altare, pertanto è difficile determinare con certezza dove fosse collocata originariamente. I primi riferimenti risalgono al XVIII secolo e parlano della sua presenza nell’importante Collegiata di Saint Martin.

Nel 1792 l’opera fu tolta dall’altare e relegata nella sagrestia della chiesa. L’anno successivo fu trasferita al Museo nazionale di Colmar, istituito durante la Rivoluzione per accogliere le opere sequestrate nell’Alto Reno dai commissari e ospitato all’epoca nella biblioteca dell’ex Convento dei Gesuiti.

Nel 1802 la Madonna del Roseto fu restituita alla collegiata ed esposta all’esterno del coro, vicino all’altare. L’opera venne trafugata nella notte tra il 10 e l’11 gennaio 1972 da due ladri che si erano avvicinati alla collegiata con un’auto rubata, parcheggiando proprio sotto la finestra del coro. Dopo aver ridotto in frantumi la finestra, si arrampicarono e penetrarono nella chiesa, dove ebbero tutto il tempo per asportare la preziosa tavola e uscire indisturbati da una porta laterale.

Fortunatamente l’opera venne recuperata un anno dopo in un sobborgo di Lione. Dopo il suo ritorno a Colmar, l’8 giugno 1973, venne collocata nella Chiesa dei Domenicani.

5 Chiesa dei Domenicani a Colmar
6 Chiesa dei Domenicani a Colmar, interno

La Vergine con il Bambino è raffigurata seduta su una panchina di erba in un giardino recintato, costellato di rose e piante rigogliose. Ai lati della panchina riconosciamo nella moltitudine delle piante il garofano, l’iris, la peonia, le violacciocche e rose bianche e rosse. La rosa di Provins, in particolare, è una rosa purpurea, di origine orientale, portata a Provins dalla Terra Santa al ritorno dalla c.d. crociata dei baroni da Tebaldo IV (1201-1253), famoso trovatore e conte di Champagne e re di Navarra. Ricordiamo che nello stesso periodo egli portò in patria anche un frammento della vera croce.

Al di sotto del manto di Maria un prato di fragole mostra alcuni frutti rossi e i fiorellini bianchi, che simboleggiano la purezza della Vergine. Le piante delle fragole simboleggiano, inoltre, con la loro suddivisione delle foglie in tre parti, la Trinità.

7 Particolare con peonia

Il pergolato è ravvivato da alcuni uccelli, mentre due angeli in volo, vestiti di blu, sostengono una preziosa corona d’oro incrostata di perle e pietre preziose sul capo di Maria.

Sull’iscrizione dorata si leggono queste parole: ME CARPES GENITO TU QUOQUE O SANCTISSIMA VIRGO (Proprio tu mi coglierai per tuo figlio, o Santissima Vergine). E qui ci si potrebbe vedere la devozione del pittore, che si augura di essere ammesso al cospetto di Dio grazie all’intercessione di Maria.

8 Particolare con fragole

Schongauer ha voluto illustrare in quest’opera l’umiltà e la purezza della Vergine e il forte legame con il Figlio (tenerissima è la mano del Bambino che fuoriesce dai capelli di Maria), preannunciando al contempo il tragico destino di Gesù.

La futura Passione è drammaticamente trasmessa dal colore cremisi della veste e del manto della Vergine, dalle rose rosse, dalle fragole e dalla presenza di alcuni uccelli simbolici, tra cui il cardellino.

9 Particolare con cardellino

Questo uccellino, il cui nome deriva dal latino cardus, perché ama cibarsi dei semi di cardo, simboleggia i dolori terreni per via delle spine di quella pianta, ma è soprattutto la macchia rossa sul capo che allude alla tragica fine di Cristo, come del resto avviene nel pettirosso, pure presente nella Madonna di Schongauer, per via delle piume rosse sul petto, che secondo una leggenda si sarebbe procurato nel tentativo di estrarre le spine della corona di Cristo o i chiodi della croce al momento della crocifissione.

La Vergine è rassegnata alla futura morte del Figlio, ma la tenerezza dei suoi gesti nel sorreggerlo non può cancellare il dolore che prova, tanto che le due figure indirizzano gli occhi in direzioni diverse, come se lei volesse nascondere a Gesù Bambino la tristezza del suo sguardo.

Particolare con pettirossi

Il pannello ligneo, così come appare oggi, è il risultato di alcune modifiche, che potrebbero essere iniziate già nel XVIII secolo.

11 Particolare con i due volti

Dal confronto tra la Madonna del roseto e una riproduzione cinquecentesca più piccola, conservata all’Isabella Stewart Gardner Museum di Boston, sembrerebbe che siano state eliminate le rappresentazioni di Dio Padre e dello Spirito Santo sotto forma di colomba nella parte superiore del pannello, così come parte del letto di fragole nella parte inferiore, insieme a vari altri motivi vegetali ai lati della Vergine.

La cornice e il coronamento scolpito che completano attualmente l’opera sono stati realizzati nel XX secolo dalla bottega di Théophile Klem (1848-1923), ad opera di Alfred Klem (1872-1948), mentre Charles Martin Feuerstein (1856-1931) ha dipinto l’Annunciazione sulle superfici esterne delle ante laterali.

12 Copia cinquecentesca della Madonna del roseto di Schongauer
13 Martin Schongauer, Pala Orlier, Museo Unterlinden, Colmar

Di Martin Schongauer, conosciuto nel passato come Martin Schön o Hübsch Martin (il bel Martino) e in italiano Bonmartino, non ci sono pervenute molte opere. Alcune di esse sono conservate nel Musée Unterlinden di Colmar. Ricordiamo, in particolare, le ante laterali della Pala d’Orlier, che era stata dipinta per la chiesa del priorato degli Antoniani di Issenheim tra il 1470 e 1475, con l’Annunciazione (all’esterno), Sant’Antonio presenta Jean d’Orlier e la Natività (all’interno). In questo dipinto la Madonna, in adorazione del Bambino, è pure collocata in un giardino, evocato in modo molto semplice da una palizzata di legno intrecciato sullo sfondo e da un tappeto di piante e di fragole.

Schongauer è noto anche per essere stato il più abile incisore su rame della prima scuola tedesca, particolarmente amato dal conterraneo Albrecht Dürer, che alla fine del 1491 si recò dalla natia Norimberga a Colmar, desideroso di conoscere il maestro che tanto l’aveva ispirato, ma purtroppo, quando vi giunse, il Maestro era morto da quasi un anno.

Nica FIORI   Roma 12 Maggio 2024