“La notte più lunga dell’anno”, la notte brava di tre ragazzi davanti all’accettazione di un tempo che è finito, in un film di Simone Aleandri

di Licia UGO RACOVAZ

Capita raramente di andare al cinema e di imbattersi in un film inaspettato e commovente.

Ma principalmente la cosa che colpisce in questo film, intitolato La notte più lunga dell’anno per la regia di Simone Aleandri, fuori concorso al Torino Film Festival e ora in sala con Vision Distribution e Universal Pictures , è che fra le tante suggestioni che esprime c’è un filo rosso che scorre, ed è il filo del tempo.

1. Locandina del Film; Genere: drammatico. Produzione Clipper Media, Rai Cinema in collaborazione con Sky Cinema, Vision Distribution Bcc Basilicata. Soggetto di Andrea Di Consoli. Sceneggiatura  Simone Aleandri Fotografia Vincenzo Carpineta. Montaggio Alessio Doglione. Musiche Riccardo Cimino, Unaderosa , Antonio Deaodati

Tutto infatti avviene in una sola notte. Una notte strana, la più lunga dell’anno, quella tra il 21 e il 22 dicembre, la notte del solstizio d’inverno, una notte in cui il sole tramonta circa alle 16 e 30 e sorge il giorno dopo alle 7 e 30, e la città di Potenza è il luogo. Numerose storie si sfiorano, piccole e piccolissime e grandi. Sembrano intrecciarsi e avvengono tutte nell’unità di tempo e luogo, secondo la poetica di Aristotele relativa alla tragedia  greca.

Storie di persone, ma anche di pesci, di un cane, di luci. Per tutti l’elemento comune è il tempo in cui viviamo siamo immersi. Diverse cose accadono. In simultanea. E nel dipanarsi del racconto sembra di vedere una sola persona, un essere umano, ora donna ora uomo che vive la sua vita, che passa attraverso tutti gli stadi dello sviluppo e della crescita psichica e intellettuale.

Sembra di ammirare ad un certo punto la simultaneità di infanzia giovinezza e vecchiaia del dipinto Le tre età, per citare Gustav Klimt, dove la madre giovane, affiancata dalla vecchia prossima alla morte tiene in mano la bambina nata da poco. Qui, nel film  La notte più lunga dell’anno  le età dell’uomo e della donna sono rappresentate tutte, nel loro vario scorrere e dispiegarsi. Ma tornando al tema del tempo per essere ancora più precisa direi che ci sono molte più età, intese come fasi, scalini psichici che l’uomo deve affrontare nel corso della sua vita. Una delle storie sfiora e racconta l’adolescenza, impetuosa, inconsapevole, che come una falena sbatte le ali contro il vetro alla ricerca della luce. La notte brava di tre ragazzi posti davanti all’accettazione di un tempo che è finito.

2 FRANCESCO DI NAPOLI (Damiano)  MICHELE EBURNE (Enzo) NICOLO’ GALASSO (PEPE’)

Si passa poi alla giovinezza nel suo momento più alto, più puro quello dell’amore idealizzato e dell’inevitabile confronto-scontro con la realtà.

Via via il regista  Simone Aleandri, seguendo il soggetto scritto magistralmente da Andrea Di Consoli, (Mater Matera) ci fa entrare in altre situazioni, e lo fa scegliendo  il momento acuto di crisi,  il momento, quello fatale, dove la scelta va fatta, e a seconda di quel che si decide la vita del protagonista cambierà per sempre, in maniera irrevocabile, irreversibile.

L’aver voluto soffermare lo sguardo, per ogni storia raccontata, sul momento di cambiamento, sulla presa di coscienza delle proprie azioni, sulle contraddizioni dell’essere umano, sull’osservare se stessi e le conseguenze degli atti compiuti porta un profondo turbamento e coinvolge lo spettatore.

Massimo Popolizio

C’è la storia drammatica  del politico, Francesco, uomo maturo sul baratro, interpretato da Massimo Popolizio. Popolizio sottolinea che il suo personaggio “è un pò un democristiano del Sud, e non un democristiano veneto” un uomo che non riesce ad affrontare la realtà e rifiuta di vedere i valori profondi che potrebbero aiutarlo, e continua ad usare come simulacri e strumentali contenitori.

Ambra Angiolini, Luce nel film, con un’interpretazione intensa ci fa vedere la vita di una cubista che vive con un padre malato, interpretato da Alessandro Haber.

Alessandro Haber
Ambra Angiolini

E’ interessante notare come il nome Luce, scelto per la protagonista, derivi dal greco lukeyos , bosco sacro dove la luce arriva dall’alto a illuminare le cerimonie sacre nell’antichità. Un nome  perfetto: da un lato indica l’allungamento delle giornate dopo la notte del solstizio d’inverno, dall’altro accenna alla luce del rinnovamento spirituale di ognuno di noi. Ambra Angiolini a proposito del suo personaggio ha commentato:

“vorrei far capire alle ragazze quanto è sbagliata l’ossessione per il corpo, che ha rovinato tante persone”.
Mimmo Mignemi

Tutte le storie  sembrano approdare, – come un vascello fantasma riappare sempre nelle notti di tempesta- , alla stazione di rifornimento di Sergio, interpretato in maniera umana e dolente da Mimmo Mignemi. La stazione di servizio aperta tutta la notte è un luogo simbolo della solitudine in cui ci si trova in certi momenti della vita. Sergio ad un certo punto a chi ancora giovane, ( e senza spoilerare)  si lamenta di sentirsi vecchio, risponde lapidario “la vecchiaia è un’altra cosa”.

E fra i personaggi minori, ma non meno importanti di questo film metterai anche la storia del cane di Sergio, una delle tante “piccole persone senzienti” come scriveva Anna Maria Ortese, un cane che assurge a simbolo dell’impotenza umana e del caso che dirige le nostre vite.

E’ un film che affascina per la bellezza delle riprese di  una città come Potenza, che vista dall’alto o con inquadrature strettissime fra i mega palazzoni sorti dalla speculazione edilizia degli anni passati emerge con una sua dignità mesta.  Anche le luci di Natale, di cui è piena la città non fanno che acuire il senso drammatico e del film, sottolineando il grottesco scollamento fra sentimenti veri e il vuoto delle apparenze.  La colonna sonora del film realizzata con musiche originali di Riccardo Cimino (Ambo) e gli esordienti Antonio Deodati e l’artista napoletana Unaderosa. Potente il silenzio dell’inizio del film, interrotto da una specie di sospiro singulto metallico, che scopriamo poi essere il suono delle pale eoliche, suono che accompagna molte scene. Da ascoltare la tarantella finale, strepitosa.

Da vedere, dunque, cari amici lettori.

Andrea Di Consoli

Il soggetto, scritto da Andrea Di Consoli, autore Rai,  scrittore, poeta e saggista (Lago Negro 2005 l’ancora del Mediterraneo; Il padre degli animali,  2007 Rizzoli; – La curva della notte2008 Rizzoli; Marisdea 2009 Manni; La collera,  2012 Rizzoli; Il miracolo mancato. San Francesco di Paola e il re di Francia, 2016 Edizioni San Paolo;  – Diario dello smarrimento, 2019 Inschibbolet;-  e l’ultimo uscito Tutte queste voci che mi premono dentro, 2021 Editoriale Scientifica). Lucano, di Rotonda, che con la sua terra ha un rapporto denso di amore e di critica. Amore che rasenta la religiosità per un luogo, la Lucania, di una bellezza sconfinata, con potenzialità enormi,  eppure la Lucania può apparire terra desolata a chi viene dal Nord, dove lo sviluppo economico ha imposto uno stile e un’etica di vita diversi.

Simone Aleandri

Il regista Simone Aleandri, che ha sceneggiato il film con  Andrea Di Consoli  insieme all’esordiente Cristina Borsatti,  rivela una grande sensibilità visiva nel trasporre in immagini i sentimenti dei protagonisti. Nelle sue note di regia spiega “ho immaginato questo film realistico, sentimentale e moderno, ma anche viscerale, dove i destini si compiono in uno spazio tempo limitato”

Simone Aleandri produttore, scrittore sceneggiatore nei suoi dieci anni di carriera oltre alla Notte più lunga dell’anno ha diretto As time goes by, L’uomo che disegnava i sogni e Mater Matera.

Licia UGO RACOVAZ  Roma 6 Fbbraio 2022