di Valentina CERTO
La Resurrezione di Lazzaro è sicuramente uno dei dipinti più drammatici ed “estremi” di Caravaggio.
La tela, oggi al Museo Regionale Interdisciplinare di Messina, è simbolo dell’ultimo periodo stilistico del pittore.
La Resurrezione di Lazzaro, creata a Messina tra il 1608 e il 1609 [1], è frutto di una committenza privata. E’ datato infatti dicembre 1608 un primo documento [2] (probabilmente andato distrutto durante il terremoto del 1908, ma trascritto e studiato da Virgilio Saccà [3] nel 1906) relativo all’opera in cui si apprende che Giovan Battista de Lazzari si impegna a costruire una cappella per la chiesa messinese di San Pietro e Paolo dei Pisani e di adornarla con un quadro raffigurante la Madonna, San Giovanni Battista e altri santi. La chiesa è retta dai Ministrantium Infirmis vulgariter nuncupata Del ben morire. Come si può notare non ci sono ancora allusioni al Caravaggio e anzi l’iconografia sembrerebbe diversa rispetto a quella che poi sarà la Resurrezione di Lazzaro.
In un secondo documento [4] del 10 giugno 1609, in margine al primo foglio della minuta dell’atto del 6 dicembre 1608, c’era scritto [5] che i padri crociferi attestavano la consegna, da parte di Giovan Battista de’ Lazzari, del dipinto in cui era rappresentata la Resurrezione di Lazzaro con l’immagine di Gesù Cristo, di Marta, Maddalena e altri personaggi.
C’era anche riportato che l’opera fu commissionata da Lazzari e dipinta da fr. Michelangelo Caravaggio, definito ancora “militis gerosolimitani”, per la cappella maggiore della loro chiesa, fatta erigere e costruire dallo stesso committente. Non conosciamo la ragione del mutamento del soggetto, il biografo messinese Susinno riferisce che fu lo stesso Caravaggio a suggerire un quadro che evocasse il nome dell’intera casata Lazzari e non soltanto quello personale del committente Giovanni. Dal documento appare chiaro che l’iconografia sia stata mutata: infatti il quadro venne ugualmente accettato “non obstante” fosse stata richiesta un’opera con la Vergine Maria, San Giovanni Battista e altri santi.
Scrive Susinno[6] al riguardo:
«Il pittore ideossi la Resurrezione di Lazzaro, pensiero allusivo al loro casato. N’ebbero i predetti signori molto gradimento, imperoché aveva l’artefice aperto campo da potervi felicemente condurre la sua ideata fantasia».
Anche in questo documento viene ricordato che la chiesa era all’epoca affidata ai Padri Crociferi, detti i Padri della Buona Morte, il cui ordine era stato fondato da San Camillo De’ Lellis. L’ordine, come si evince, si occupava della cura spirituale e fisica dei malati. Nel 1599 arrivarono i Crociferi a Messina [7]. San Camillo [8] stesso, infatti, con il tramite di Padre Francesco Antonio Niglio, aveva ottenuto dal Senato cittadino di poter prendersi cura dei malati sia privatamente che nell’ospedale.
A proposito del loro servizio in Ospedale:
“Non mancò Camillo in Sicilia di procurare gli Hospidali di Messina e Palermo ma non gli furono mai concessi dicendo quei Signori che si contentavano solamente delle visite [9]”.
Si legge nel volume di Sanzio Cicatelli:
“Alli 28. poi di Decembre dell’istesso anno 1599. il P. Francesco Antonio Niglio con Gio: Antonio Alvina entrarono in Messina (**), dove poco doppo da Signori di quell’Ill.mo Conseglio furono lor donati tre mila ducati per compra d’una casa. Essendo alhora Giurati Giovanni Ansalone, Don Giuseppe Marchetti, Don Giovanni Averna, Don Mauritio Portio, Francesco Refarca, e Stefano de Patti, e sindico Vincenzo Angelica. Dato poi alcun principio alla fondatione di Messina alli 8. di Giugno 1600. il medesimo Padre Niglio con Luca Antonio, Catalano entrarono in Palermo450 (***)”[10].
Doveva rivestire molta importanza la città, dal momento che il Santo vi si recò due volte nella sua vita. Se all’inizio venne concessa loro la chiesa di Santa Maria Regina Coeli, successivamente [11] (intorno al 1606/6) fu affidata ai padri la chiesa [12] di San Pietro e Paolo dei Pisani [13].
All’interno, oltre [14] al quadro di Caravaggio si trovavano verosimilmente: Madonna degli Agonizzanti, San Giovanni Battista e San Carlo Borromeo di Alonzo Rodriguez; Madonna con Bambino e San Giuseppe di Antonio Catalano l’Antico, Madonna con Bambino tra i Santi Pietro e Paolo di Nunzio Rossi, San Camillo di Giuseppe Paladino, Concezione di Vergine Maria di Giuseppe Bruno e probabilmente anche un’opera di Andrea Suppa.
Di queste pregevoli opere quelle di Antonio Catalano il Giovane, Paladino, Bruno, Suppa e due di Rodriguez (Madonna degli Agonizzanti e San Carlo Borromeo) sono andate perdute. Annessa alla chiesa c’era anche l’Oratorio dei Santi Cosma e Damiano della Confraternita dei Medici, case contigue, un cimitero e terreno circostante.
L’oratorio è ricordato anche nella prima fonte del dipinto, quella di Silvestro Maurolico del 1613 che, nell’opera Historia Sagra intitolata Mare Oceano di tutte le religioni del mondo,[15] scrive:
«In Messina San Pietro, prima Chiesa de Pisani, e di poi Parrocchia, celebre per l’Oratorio de’ Medici sotto il titolo de’ Santi Cosmo e Damiano, e per la Resurrezione di Lazzaro, di mano del Caravaggio».
E proprio nei testi di due padri camilliani, troviamo interessanti attestazioni seicentesche riguardanti il dipinto.
La prima, in latino, è del padre camilliano messinese Lenzo Cosma [16] che loda La Resurrezione di Lazzaro, dipinto che si trova nella chiesa di San Pietro e Paolo dei Pisani, dipinta da “Michaelis Angeli Caravaggi”:
“In maiori autem Ecllesiae Altare cernitur pregrandis imago historiam ezprimens Salvatoris evocantis a tumulo Lazarum affabre delineatum per manus Michaelis Angeli Caravaggi, in qua profecto sui penicilli vis, et excellentia patet; in ea p.fecto tela, et se merifice celebrat, et artem extollit, et est quidem una ex telis dignioribus ea in urbe visu, immo toto Regno[17]”.
La seconda fonte è di Domenico Regi che attesta la presenza dell’opera dipinta dal “famoso Artefice Michel’Angelo da Caravaggio”, anche in questo caso ricordato come “Cavalier di Malta”. Successivamente offre una breve descrizione iconografica e un giudizio critico, soffermandosi sul naturalismo del Caravaggio e sul fatto che “non si possono veder teste più vere”.
“(…) L’Altare con la tavola pennelleggiata, con ogni arte del famoso Artefice Michel’Angelo da Caravaggio, Cavalier di Malta, in cui si esprime la resurrettione di S. Lazzaro, quatriduano, essendo non solo con i soliti suoi profondi oscuri, per dar rilievo, mà giudiziosamente istoriata: ivi si vedono i Santi Apostoli, in attitudine di meraviglia, e d’ubbidienza, per sciogliere il redivivo cadavero, le sue divote sorelle dolenti, e supplichevoli, il Nostro Redentore, come Maestà comandante, e Lazaro quasi che nudo, mà come, che in età delicatamente giovenile, le figure sono tutte ben concertate, e vestite, i panni e le pieghe morbide, e naturale espressiva operare. E in somma, tale quella Tavola, che non si possono veder teste più vere, e contraposti più giudiziosi à questa di cui si favella…(…)[18]”
Nella Resurrezione di Lazzaro l’ambientazione è cupa e funerea e la scena concitata. Tutto il quadro è un’esaltazione della vita e della morte, il protagonista infatti con una mano sfiora ancora il teschio e con l’altra si aggrappa alla luce salvifica, mentre la sorella lo bacia dolcemente. Una folla assiste al miracolo narrato nel Vangelo di Giovanni. I modelli sono dei popolani con le vesti lacere, i piedi sporchi, i lineamenti aggrottati. Il corpo di Lazzaro somiglia a una croce, simbolo così caro e rappresentativo dell’Ordine dei Crociferi.
Valentina CERTO Messina 22 Gennaio 2023
[1] Dopo aver lasciato Siracusa, Caravaggio si dirige verso Messina. Il soggiorno siracusano potrebbe datarsi dal mese di ottobre al mese di dicembre del 1608: quindi possiamo ipotizzare che a dicembre Caravaggio sia già nella città dello Stretto dove rimane fino all’estate o all’autunno del 1609.
[2] «(…) Sponte eorum proprio motu et eorum mera libera et spontanea voluntate incommutabili cunctis futuris temporibus valituro et in perpetuum et infinitum duratuo non vi coacti et cum presentibus promissionibus, concesserunt et concedunt, dederunt et dant, transtulerunt et transferrunt in perpetuumet infinitum ipsi Ihoanni Baptistae de Lazzaris presenti recipenti et stipulanti pro se suisque haeredibus successoribus posteri seu discendentibus in perpetuum et in futurum vel pro quibus ipse Ihoannes Baptista voluerit totam et integram predictam cappellam majorem prefatae eorum ecllesiae olim sancti Petri Pisanorum huius urbis Messanae predictae eorum religionis Ministrantium Infirmis vulgariter nuncupata Del ben morire ut ea incepta et costruenda et fabricanda una cum quatro ipsius maioris cappellae per ipsum Iohannem Baptistam et alios, et cum toto terreno seu solo ipsius cappellae, et cum omnibus singulis et aliis iuribus proprietatibus et pertinentis edificii (…)»
[3] V. Saccà, Michelangelo da Caravaggio pittore, Messina, 1906.
Si veda anche V. Saccà, Michelangelo da Caravaggio pittore. Studi e ricerche: IV. L’arte del Caravaggio. Appendice, Il Caravaggio a Messina, Note aggiunte, in «Archivio Storico Messinese», VIII, fasc. I-II, 1907, pp. 64-65.
[4] Per i documenti si rimanda anche alla pubblicazione della professoressa S. Macioce: Michelangelo Merisi da Caravaggio: fonti e documenti (1532 – 1724), cit., p. 252-253.
[5] «Die 10 mensis iunii septima indictione 1609. Prefatus admodum rev. p. Vincentius Antonius Gimeo ad praesens provincialis in hoc Siciliae regno predictae religionis Ministrantium Infirmis vulgariter nuncupatae Del ben morire intervenientibus in etc. veluti provincialis ut supra quam veluti patris visitatoris predicti admodum rev. p Cesaris Bonino visitatoris generalis predicte religionis in hoc Siciliae regno uti praefecti generalis et pro parte rev. p. provincialis Blasii de Opertis praefecti generalis totius predictae religionis vigore procurationis in actis notarii Mari.. de Marzo urbis Neapolis die 21 novembris septima indictionis 1608 et actus suprascriptus celebrat. in illis notarii Pantaleonis Ferrara die 18 Ianuarii septima indictione 1609 necnon et rev. p. Joseph Baptista de Jordano ad presens praefectus praedictae religionis de ben morire in hoc urbis Messanae coram nobis notario et testibus infrascriptis esponendi nominibus predictus quai gessissent eos recepisse et habuisse a praedicto lohanne Baptista de Lazzaris tam noto et cognito praesente interveniente et stipulante pro se et suis predictis quatenus predicta sua maiorum cappella ut supra ipso Iohanni Baptistae concessa quod fieri facere debebat ipse Iohannes Baptista vigore infrascripti contractus in quo quatro fuit et est depicta resurrectio Lazzari cum immagine d.n. Jesu Christi et cum imaginibus Martae et Magdalenae et aliorum in numero personarum tres etc. picturandis manu fr. Michelangeli Caravagio militis gerosolimitani quod quatenus ipsi prenominati patris provincialis et prefectis tenet in eorum posse in predicta eorum Ecclesia in supradictu contractu expressata olim santi Petri pisanorum et non obstante quia in predictu quatro dipingebat imago beatissimae semper virginis Dei genitricis Mariae et sti Iohannis Baptistae et aliorum».
In margine al contratto erano annotati i nomi delle parti presenti e contraenti: Giovanni Battista Lazzari titolare della cappella maggiore, Don Biagio Opertis prefetto generale dei Ministri degli Infermi e successore del beato Camillo De’ Lellis fondatore dell’Ordine, Don Cesare Bonino visitore generale, Don Vincenzo Antonio Gimeo prefetto della Provincia Siciliana, Don Giuseppe Battista Giordano prefetto dell’Ordine di Messina.
[6] F. Susinno, Vite de’ pittori messinesi, cit,. p. 110.
[7] Anche se, secondo la tradizione la storia potrebbe essere stata diversa. Nelle note del libro di Cicatelli (nota 449) si presume un’altra ipotesi (romanzata?) “Veramente il P. Francesco Antonio Nigli e il diacono Giovanni Antonio Alvina erano diretti a Palermo, ma, sorpresi da una terribile burrasca, ripararono con la galera nel porto di Messina. Costretti a fermarsi lì in attesa di altra nave che li portasse a destinazione, incominciarono a frequentare l’ospedale ed assistervi i malati”. Tesi supportata anche in Barizza, AG. 2014, a. 1600, p. 265.
[8] P. Sanzio Cicatelli M.I., Vita del P. Camillo De Lellis, Fondatore della Religione dei Chierici Regolari Ministri degli Infermi a cura del P. Piero Sannazzaro Curia Generalizia Roma 1980.
Il volume biografico di Cicatelli è del 1615.
[9] S. Cicatelli, Vita del P. Camillo De Lellis, cit. p. 211.
[10] S. Cicatelli, Vita del P. Camillo de Lellis, cit., p. 185.
[11] Anche per l’interessamento dell’Arcidiacono Don Francesco Centelles.
[12] Inaugurata nel 1719, subì dei danni durante il terremoto del 1783. Successivamente fu demolita nel 1880 per far posto alla camera di commerci9o. Quest’ultima fu comunque distrutta a seguito del violento terremoto del 1908. Per ulteriori informazioni storiche sulla casa dei Crociferi: S. CUCINOTTA, POPOLO E CLERO NELLA DIALETTICA SOCIO-RELIGIOSA FRA CINQUE-SEICENTO, MESSINA 1986, PP. 197-205 E GIULIANA DI TUTTE LE SCRITTURE DELLA VEN. CASA DEL RR. PP. CROCIFERI DI MESSINA, 1782-1786, ARCHIVIO GENERALE MINISTRI DEGLI INFERMI DI ROMA.
[13] Placido Samperi Nell’Iconologia “si trattò con D. Francesco Centelles Archidiacono della Catedrale di Messina, e Beneficiale della Pieve di S. Pietro, di fare permutatione di Chiese, dando i Padri all’Archidiacono tutte quelle Case, che si erano, per loro habitatione, comperate con la Chiesa della Madonna Regina Caeli, concedendo loro all’incontro l’Archidiacono la sua di S. Pietro de’ Pisani in miglior sito, e molto capace, come in effetto, con l’autorità Apostolica, quel trattato à fine si condusse. Onde questi Religiosi all’ultimo di Maggio dell’anno 1606, entrarono nella nuova habitatione, e Chiesa, dove sono al presente; adoperandosi tuttavia, con l’antico fervore, all’aiuto degl’ infermi, e moribondi”. “Iconologia della gloriosa vergine Madre di Dio Maria protettrice di Messina, Divisa in cinque Libri, ove si ragiona delle immagini di nostra Signora, che si riveriscono ne‟ Tempij, e Cappelle più famose della Città di Messina, delle loro Origini, Fondationi, e singolari avvenimenti, con alcune digressioni delle persone segnalate nelle virtù appartenenti à quel luogo, di cui si fà mentione. Del rev. Padre Placido Samperi, Messinese della Compagnia di Giesù. In Messina, Appresso Giacomo Matthei, M.DC.XLIV, fol., pp. 644”
[14] D. Spagnolo, G. Barbera, La Resurrezione di Lazzaro del Caravaggio per i Padri Crociferi: contesti, antefatti e storia critica, in La Resurrezione di Lazzaro a cura di DailaRadeglia, (Museo di Roma – Palazzo Braschi, 16 giugno – 25 luglio 2012), Roma 2012, pp. 29-37.
[15]S. Maurolico, Historia sagra intitolata mare oceano di tutte le religioni del mondo. Divisa in cinque libri, Messina 1613.
[16] P. Sannazzaro, Storia dell’Ordine Camilliano (1550 – 1699), Vol. I, Edizioni Camilliane, Torino 1986, p. 5, nota 7.
[17] C. Lenzo, Annalium Relg: Cler: Reg: Ministrantium Infirmis Auctore P. Cosma Lenzo Messanensi Eiusd. Ordinis, Pars 1, Napoli, 1641, p. 215.
[18] D. Regi, Memorie Historiche del Ven. P. Camillo de Lellis e de’ suoi Chierici Regolari Ministri degli infermi. Libri quindici di Domenico Regi della medesima religione, Napoli, 1676, p. 109.
BIBLIOGRAFIA
-
Abbate, Caravaggio a Palermo, in Caravaggio l’ultimo tempo 1606-1610, catalogo della mostra a cura di N. Spinosa, (Napoli, Museo di Capodimonte, 23 ottobre 2004-23 gennaio 2005), Napoli 2004.
-
Barbera – D. Spagnolo, Dal Seppellimento di santa Lucia alle Storie della passione: note sul soggiorno del Caravaggio a Siracusa e a Messina, in Caravaggio l’ultimo tempo 1606-1610, catalogo della mostra, Napoli, Museo di Capodimonte, (23 ottobre 2004 – 23 gennaio 2005), Napoli 2004, pp. 80-87.
-
Barbera, scheda n. 11, Resurrezione di Lazzaro, in Caravaggio l’ultimo tempo 1606-1610, catalogo della mostra, Napoli, Museo di Capodimonte, (23 ottobre 2004 – 23 gennaio 2005), Napoli 2004, pp. 125-126.
-
Barbera – D. Spagnolo, La Resurrezione di Lazzaro del Caravaggio per i Padri Crociferi: contesti, antefatti e storia critica, in La Resurrezione di Lazzaro a cura di Daila Radeglia, (Museo di Roma – Palazzo Braschi, 16 giugno – 25 luglio 2012), Roma 2012, pp. 29-37.
-
Bologna, L’incredulità del Caravaggio e l’esperienza delle “cose naturali”, Torino 1992.
-
Cappelletti, Caravaggio, un ritratto somigliante, Milano, 2009.
-
Lenzo, Annalium Relg: Cler: Reg: Ministrantium Infirmis Auctore P. Cosma Lenzo Messanensi Eiusd. Ordinis, Pars 1, Napoli, 1641, p. 215.
-
Sanzio Cicatelli M.I., Vita del P. Camillo De Lellis, Fondatore della Religione dei Chierici Regolari Ministri degli Infermi a cura del P. Piero Sannazzaro Curia Generalizia Roma 1980.
-
Macioce, Michelangelo Merisi da Caravaggio: fonti e documenti (1532 – 1724), Roma 2010.
-
Regi, Memorie Historiche del Ven. P. Camillo de Lellis e de’ suoi Chierici Regolari Ministri degli infermi. Libri quindici di Domenico Regi della medesima religione, Napoli, 1676, p. 109.
-
Saccà, Michelangelo da Caravaggio pittore, Messina 1906.
-
Saccà, Michelangelo da Caravaggio pittore. Studi e ricerche: I. I biografi, II. Incertezze e anacronismi, III. L’autoritratto, in Archivio Storico Messinese, VII, fasc. I-II, 1906, pp. 40-69.
-
Sannazzaro, Storia dell’Ordine Camilliano (1550 – 1699), Vol. I, Edizioni Camilliane, Torino 1986, p. 5, nota 7.
-
Spagnolo, Caravaggio a Messina.Note sul soggiorno del Caravaggio a Messina, Messenion d’oro : quadrimestrale di cultura e informazione, N.s., n. 3 ( gen./mar. 2005), p. 17-32.
-
Spagnolo, Una nuova frontiera del reale: la Resurrezione di Lazzaro del Caravaggio e le ossa dei compagni di san Placido, Karta, 5, 2010, 2, 6-11.
-
Spagnolo, La fuga e l’approdo: da Forte Sant’Angelo alle coste siciliane, Karta, 5, 2010, 2-5.
-
Susinno, Le vite de’ pittori messinesi (1724), a cura di V. Martinelli, Firenze 1960.
-
Vodret, Caravaggio 1571-1610, Cinisello Balsamo, 2021