di Silvana LAZZARINO
La mostra “La Stanza Segreta. Capolavori della figurazione contemporanea dalla Collezione Massimo Caggiano” allestita presso la Chiesa Monumentale di San Francesco a Gualdo Tadino (Pg) presenta le opere più significative del collezionista salernitano tra autori italiani e internazionali, visibili fino al 27 ottobre 2019.
Dopo il grande successo della mostra dedicata all’artista Luciano Ventrone con “Luciano Ventrone. Meraviglia ed Estasi” dove i dipinti restituiscono immagini proiettate verso il superamento della resa oggettiva della realtà, un’altra mostra allestita sempre negli spazi della Chiesa monumentale di San Francesco a Gualdo Tadino da poco più di due mesi sta conquistando critica e pubblico. Si tratta dell’esposizione-evento “La stanza segreta. Capolavori della figurazione contemporanea dalla Collezione Massimo Caggiano” che riunisce una strepitosa selezione di capolavori appartenente alla Collezione Massimo Caggiano, una delle raccolte d’arte contemporanea più significative e rappresentative dedicata all’arte italiana e non solo degli ultimi trent’anni. Una collezione prestigiosa per qualità dei lavori scelti e ampiezza del panorama artistico anche internazionale che vede riunite le più significative opere tra pittura, e scultura d’immagine a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso.
Fondatore insieme ad Arnaldo Romani Brizzi della Galleria il Polittico di Roma, Massimo Caggiano (Salerno 1958) sostenitore del movimenti della Pittura Colta e dell’ Anacronismo, con passione e in modo infaticabile ha realizzato nell’arco di trent’anni a partire dal 1988 una collezione di alto valore, grazie alla sua passione per l’arte unitamente al gusto del bello, che lo ha spinto ad acquistare via via pezzi di pregio seguendo criteri non solo tematici, stilistici e cromatici, ma anche sentimentali, nell’ottica di una precisa collocazione degli stessi capolavori tra il luogo di lavoro e le sue residenze. La sua raccolta riunisce circa un centinaio di artisti italiani e internazionali da lui conosciuti personalmente e alcuni di questi lavori sono stati esposti nelle rassegne d’arte quali la Biennale di Venezia e la Quadriennale di Roma da lui seguite come altre manifestazioni artistico culturali.
Promossa dal Polo Museale città di Gualdo Tadino, con il patrocinio del Comune di Gualdo Tadino, dell’Ambasciata Britannica di Roma, dell’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania e con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, la mostra, curata da Vittorio Sgarbi e Cesare Biasini Selvaggi, riunisce settanta opere tra dipinti, sculture e realizzate da 40 artisti della collezione di Caggiano ancora poco conosciute, visibili fino al 27 ottobre 2019. Si tratta dei più importanti nomi di pittori e scultori della storia dell’arte italiana e internazionale a partire dagli anni Ottanta del XX secolo che procedono dagli Anacronisti teorizzati da Maurizio Calvesi ai Pittori Colti riuniti da Italo Mussa, dalla cosiddetta diaspora delle figurazioni tra percorsi solitari e scuole regionali (la Scuola di Catania e le altre siciliane, la Scuola toscana, l’Officina Milanese, ecc.) all’alternativa internazionale degli artisti di figurazione tra Europa e America.
Come scrive Catia Monacelli Direttore dl Polo Museale Città di Gualdo Tadino
”Una collezione incentrata sulla figura intesa come espressione della molteplicità dell’Essere e del vivere … La figura umana per Caggiano è, infatti, aspetto e manifestazione del Divino (noi siamo stati creati a somiglianza di Dio). I volti raffigurati sono sia sguardo verso il mondo sia sguardo interiore dell’anima. Volti e corpi come armonia dell’Essere e, allo stesso tempo, come inquietudine dei secoli XX e XXI.”
Entro un’atmosfera che esalta la bellezza i visitatori possono ammirare le opere di numerosi importanti autori
Alberto Abate, Hermann Albert, Giuseppe Bergomi, Carlo Bertocci, Lorenzo Bonechi, Aurelio Bulzatti, Sergio Ceccotti, Marco Chiucchiarelli, Valentina Cipullo, Eleonora Ciroli, Marco Cornini, Paolo dell’Aquila, Stefano Di Stasio, Stefania Fabrizi, Paolo Fiorentino, Carlos Forns Bada, Lino Frongia , Alberto Gálvez, Paola Gandolfi, Sean Henry, Harry Holland, Anna Keen, John Kirby, Jan Knap, Massimo Livadiotti, Carlo Maria Mariani, Salvatore Marrone, Sigfrido Martín Begué, Gianluca Martucci, Alberto Mingotti, Luca Morelli, Philip Pearlstein, Lithian Ricci, Lily Salvo, Livio Scarpella, Paolo Schmidlin, Dino Valls, Luca Valotta, Angela Volpi
(e non poteva mancare lo stesso Massimo Caggiano in qualità di designer).
Ad accomunare tutti questi artisti sono il rifiuto delle tendenze programmate e la resistenza alle mode.
Come scrive il curatore Cesare Biasini Selvaggi nel catalogo edito da Cambi:
“Dagli Anacronisti teorizzati da Maurizio Calvesi ai Pittori Colti riuniti da Italo Mussa, ciascuno di essi, sul finire degli anni Settanta contribuì a traghettare l’arte concettuale fuori dalle ’sabbie mobili’ di un percorso senza ritorno che aveva portato Giulio Carlo Argan a paventare addirittura la ‘morte dell’Arte’. Tra le diverse declinazioni di ognuno di questi movimenti, emergono come tratti comuni l’abbandono del concetto di avanguardia, il recupero della pittura e degli strumenti più tradizionali, un rinnovato interesse e utilizzo del colore, la ricerca di una nuova figurazione, la riconsiderazione della propria storia che si vuole rivisitare, interrogare ed evocare anche attraverso la citazione “ .
L’opera “Presso antiche acque “ (1982) di Stefano Di Stasio, esposto alla 40° Biennale di Venezia, e ora presente in questa esposizione a Gualdo Tadino,
non solo è stato il dipinto -manifesto degli anni Ottanta, ma lo è della Collezione Caggiano. Come ha osservato il famoso critico inglese Edward Lucie-Smith
“Questo dipintoè un tentativo ambizioso di ricreare l’arte del Barocco italiano in termini contemporanei; combina soggetti sia sacri che profani: a sinistra della composizione, Giacobbe che lotta con l’angelo; a destra, Diana sorpresa da Atteone. Il dipinto è un manifesto, come il titolo suggerisce: l’arte italiana è invitata a rafforzarsi con il ritorno a forme e idee che il Modernismo ha messo da parte“ .
Gi artisti in mostra attraverso le loro opere di grande impatto visivo ed emotivo si sono contrapposti alle avanguardie dogmatiche cercando di superarle e “di riagganciarsi all’ultimo gesto della mano con il pennello o con la pietra”. Come ha sottolineato Vittorio Sgarbi: “Per molti è stata una testarda coerenza, una polemica ragione di vita, nell’isolamento e nel silenzio; per altri, e soprattutto ora, è una dimostrazione di riscatto...“. Ad arricchire il percorso espositivo una video –intervista realizzata da Giovanni Stella (Smile Vision srl) dedicata proprio a Massimo Caggiano collezionista e designer.
Di fronte a tanta bellezza il pubblico rimane stordito e ammirato, oltre che attonito e confuso. Particolare smarrimento e inquietudine sta suscitando il grande polittico di Dino Valls dal titolo “Psicostasia”.
Di fronte ad esso affiorano interrogativi sul senso ultimo dell’esistenza, sul destino dell’uomo: Inferno o Paradiso? In questo caso l’opera comunica sentimenti forti e contrastanti per la forza evocativa delle immagini in cui si vive una sorta di sospensione tra ciò che è certo e ciò che non lo è, il visibile e l’invisibile. Con questo polittico Dino Valls -medico e pittore spagnolo che ha scelto di dedicarsi esclusivamente all’arte, in particolare alla pittura- ha suscitato grande interesse nei visitatori turbando i loro pensieri per il messaggio che riflette il destino dell’uomo e dell’umanità. Di fronte a questa rappresentazione si è come trasportati nell’atmosfera del Giudizio Universale così come viene descritto nell’Apocalisse (1° libro), infatti il tiolo fa riferimento al significato della parola “psicostasia” che significa pesa delle anime. Rimandi alla scuola Toscana del XIII secolo con richiami a Giotto e Cimabue, si possono notare nella forma del polittico che presenta un doppio crocifisso con disposti nella parte centrale, ad incarnare il ruolo di bilanciere, i corpi nudi acerbi di due gemelle siamesi in equilibrio “nell’atto di pesare in una mano un putto – la testa di un bambino sopra un uccello morto in un piattino – e nell’altra il capo reciso di un adulto, ferito nel mezzo della fronte.”.
Si è di fronte ad un viaggio grazie ad “un’iconografia labirintica” attraverso cui si accede all’Eterno e si giunge ad uno stato di grazia. Su tutto domina il motto alchemico che così recita: ”Visita Interiorem Terrae Rectificando Invenies Operae Lapidem– dall’acrostico V.I.T.R.I.O.L. -significa infatti Visita l’interno della terra e con successive purificazioni troverai la pietra nascosta” Si parla di raggiungimento della conoscenza e allo stesso tempo di invito a guardare dentro se stessi, nel proprio spirito per purificarsi.
“Non sappiamo se chi guarda l’opera veramente svelerà il segreto e troverà la ‘conoscenza eterna’, ma possiamo però certamente concludere con la classica frase: chi vivrà, vedrà”
Silvana LAZZARINO Roma luglio 2019
LA STANZA SEGRETA
Capolavori della figurazione contemporanea dalla Collezione Massimo Caggiano
a cura di Vittorio Sgarbi e Cesare Biasini Selvaggi
Chiesa monumentale di San Francesco Gualdo Tadino. Corso Italia- (Perugia)
Orario: da martedì a domenica 10.00 – 13.00; 15.00 – 19.00. Fino al 27 ottobre 2019
Per informazioni: Polo Museale città di Gualdo Tadino 075.9142445,