di Silvana LAZZARINO
La mostra aperta fino al 13 marzo 2022 cui partecipano 12 artiste italiane e belghe, esplora il legame tra arte e vita
Verso un nuovo orizzonte visivo e percettivo dove la forma della materia nelle sue diverse espressioni si inserisce entro un contesto atto a recuperare nuovi aspetti della stessa evocando frammenti e scorci di luoghi ordinari e inaspettati, quotidiani e legati alle espressioni della natura in costante divenire, proiettano le opere protagoniste della mostra La Vie matérielle, inaugurata lo scorso 8 dicembre 2021 in uno degli spazi espositivi più importanti di Bruxelles: la Centrale for contemporary art.
Si tratta di una trasposizione de La Vita Materiale, un progetto artistico di otto artiste contemporanee promosso dalla Fondazione Palazzo Magnani e curato da Marina Dacci nel 2018 per gli spazi di Palazzo da Mosto a Reggio Emilia. Al progetto ripreso dopo tre anni si sono aggiunte quattro artiste belghe che hanno esteso e interpretato la proposta italiana, definendo un dialogo costante e articolato tra la quotidianità ordinaria (di cui il corpo è un elemento cruciale) e la vita interiore, intima, divisa tra le sue aspirazioni più profonde e la realtà.
L’esposizione, aperta fino al 13 marzo 2022, che prende il titolo dal libro di Marguerite Duras, “La Vita Materiale”, avvicina il percorso artistico con l’esperienza personale dando voce a quelle infinite relazioni e combinazioni tra il corpo ed il mondo interiore. Anche nel libro della Duras si parla di un costante dialogo tra la vita quotidiana e quella interiore spesso combattuta tra le proprie aspirazioni e i condizionamenti legati alla realtà.
Naturale e artificiale, semplice e complesso sembrano come interagire in questo percorso espositivo dove materiali organici e oggetti di uso quotidiano sono stati riutilizzati, entro un processo di integrazione e separazione dai propri ambiti abituali per acquisire nuova vita che trascende il loro uso comune.
E’ questo nuovo modo di esplorare e combinare elementi diversi che permette alle artiste in mostra di colmare il divario tra le discipline in cui le diverse percezioni sensoriali entrano in comunicazione. Chiara Camoni, Alice Cattaneo, Elena El Asmar, Serena Fineschi, Ludovica Gioscia, Loredana Longo, Claudia Losi e Sabrina Mezzaqui seppur utilizzino stili e approcci diversi, hanno quale comune denominatore l’uso di materiali spesso modesti, tradizionalmente associati all’artigianato.
Le quattro artiste belghe Léa Beloussovitch, Gwendoline Robin, Lieve Van Stappen, Arlette Vermeiren, simili alle italiane nel modo di procedere nella lavorazione dell’opera e nella scelta dai materiali, hanno quale obiettivo di ricercare un ” ‘rifugio’ per il ‘sé’ nel mondo”, ispirate alla rigenerazione di oggetti e materiali a loro cari. Le opere da loro realizzate seppur molto diverse costituite da assemblaggi, video, sculture, installazioni, disegni, restituiscono narrazioni provocatorie o interrogative, messe in scena fragili o energiche, a creare una sorta di continuità tra finito e incompiuto, il sapere e il sentire per guardare ad un nuovo modo di leggere le trasformazioni quali arricchimento e punto di svolta con cui recuperare il passato entro un presente in divenire
Riguardo un nuovo orizzonte visivo e percettivo, come accennato all’inizio dell’articolo, il fine di questa esposizione è anche quello di far integrare i diversi sensi, in particolare la vista e il tatto, attraverso un viaggio che porta lo spettatore all’interno di una sorta di ragnatela emozionale e mentale, auspicando che alla fine del viaggio si possano acquisire nuove prospettive su come percepiamo e leggiamo il nostro comune “mondo materiale” e su come l’arte ci permetta di creare un legame tra il nostro corpo e il nostro mondo interiore. In questa trasformazione in cui l’organico legato alla corporeità e l’inorganico si intrecciano, si ridisegnano i confini della vita tra il prima e il dopo, andando a ricercare quella mappa interiore di cui esplorare possibili emozioni a partire dalle contaminazioni esterne. Nelle sue infinite possibilità l’arte diventa punto di partenza con cui ricontattare quel legame autentico tra mondo interno ed esterno, tra emozioni dimenticate, desideri nascosti e silenti e aspetti che segnano il quotidiano. La fascinazione dei linguaggi dell’arte permette di rendere visibile l’invisibile.
Al vernissage di Bruxelles erano presenti Annalisa Rabitti, Assessora alla Cultura e Pari opportunità del Comune di Reggio Emilia, Davide Zanichelli, Direttore della Fondazione Palazzo Magnani e Marina Dacci che, con la collega belga Carine Fol, ha curato la trasposizione della mostra.
La collaborazione tra la Fondazione Palazzo Magnani e la Centrale, iniziata a maggio 2021 con l’esposizione del lavoro di Sophie Whettnall ai Chiostri di San Pietro in occasione dell’ultima edizione di Fotografia Europea, proseguirà anche nei prossimi mesi su temi di ricerca e innovazione che entrambe le istituzioni riconoscono come urgenti e attuali, a partire dalle connessioni tra arte, benessere e salute.
Silvana LAZZARINO R0ma 2 gennaio 2022
La Vie matérielle
Bruxelles presso la Centrale for contemporary art
a cura di: Marina Dacci e Carine Fol
produzione Fondazione Palazzo Magnani
fino al 13 Marzo 2022