di Flavia ROVETTA
La TAOS Gallery di Firenze presenta la mostra “Labirinti: metamorfosi oniriche tra abisso e catarsi”, un’esperienza immersiva che accompagna lo spettatore in un viaggio surreale e catartico attraverso i propri labirinti interiori.
A cura di Flavia Rovetta, la mostra raccoglie le opere di tre artisti contemporanei – Django Nokes, Chiara Ripoli e Gianluca Danieletto – che esplorano le profondità dell’animo umano. La connessione tra arte, inconscio e trasformazione personale è particolarmente forte, come si evidenzia nel testo critico scritto dalla curatrice.
Serpeggia, s’insinua, scava, affonda. / S’annida, ristagna, consuma. / Squarcia, esplode. / Silenzio. / Placa, ricuce, rinasce.
Attingendo alla fonte inesplorata dell’inconscio, l’Arte si nutre di paure profonde e ataviche, di desideri inconfessati, di dolori laceranti ma anestetizzati dal frenetico fluire degli eventi. Vaga attraverso labirinti senza fine né inizio, precipita in abissi reconditi e depreda selvaggiamente ricordi, emozioni, pensieri, sensazioni.
Per costruire il proprio spazio di esistenza, l’Arte devasta la coscienza come un’orda di barbari: usurpa l’io del controllo di sé, distrugge le barricate solidamente innalzate a protezione di quei luoghi segreti e insidiosi, appicca un incendio inestinguibile sotto la pelle. L’io è soggiogato dalla sua tirannia e non può sottrarsi alla creazione, di notte nel sogno, di giorno nella forma: si consuma una guerra sanguinosa.
Esausto, stremato, l’io supplica per una tregua. Si osserva, smarrito, e scopre sottili cicatrici invisibili proprio dove si sarebbe aspettato uno squarcio profondo; una luce sempre più intensa illumina il fondo di quei precipizi in cui era scivolato innumerevoli volte.
Placata temporaneamente la sua sete di creazione, la Grande Alchimista sorride beffarda, ammantata dell’oro che ha intessuto pazientemente attraverso quelle povere mani, consumate da un dolore più pesante del piombo.
La densa nebbia è stata dissipata, i frammenti sono stati ricomposti.
In una dimensione onirica e surreale, popolata da creature che si nutrono tanto di ambizioni quanto di angosce, si incontrano tre personalità artistiche apparentemente dissonanti, che tuttavia fanno vibrare all’unisono i loro sogni.
I protagonisti delle loro opere attraversano il falso specchio del mondo reale, per immergersi nel folle turbinio dell’inconscio creativo. La loro arte diventa un rito iniziatico, che li accompagna alla scoperta degli angoli bui, per poi accendersi in fuoco sacro.
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Ridisegnando il confine sfumato tra realtà e sogno, bellezza e mostruosità si fondono l’una nell’altra senza soluzione di continuità. Figure ibride, sospese tra natura umana e bestiale, popolano l’immaginario inquieto di Django Nokes che si nutre del mito, tra sacro e profano. Sono gli archetipi delle fobie, delle pulsioni ferine o delle aspirazioni, che si sublimano fino a diventare vere e proprie icone: come madonne o demoni contemporanei, giungono ad annunciare l’Apocalissi, che si risolverà in dannazione o salvezza. L’artista accoglie queste presenze, come messaggeri di verità incomunicabili, e si lascia guidare lungo un viaggio introspettivo che mette a nudo la fragilità umana. Espone tutti i suoi punti deboli alla propria Arte, offrendole linfa vitale per sondare sempre più a fondo il mistero dell’esistenza, che si consuma in bilico tra luce e oscurità.
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Lungo il tragitto crescono l’incertezza e l’insoddisfazione, che si materializzano nelle sculture di Chiara Ripoli: teste affollate di pensieri e sensazioni contrastanti, che prima affogano, poi esplodono e infine rifioriscono.
Ciò che viene plasmato in una forma concreta e tangibile è il desiderio ossessivo di rinnovamento, che rischia di condurre l’artista ad uno stato depressivo di oblio, dal quale non sembra esserci via d’uscita. Ogni sforzo conduce ad un circolo vizioso e l’io sprofonda nella propria apatia, trascinato sempre più in basso dalla stessa Arte che aveva promesso di elevarlo. A poco a poco, si apre uno spiraglio di luce, un flebile ma significativo segnale di speranza che riaccende la volontà di reagire. L’artista non può più fermarsi, lavora febbrilmente per riconquistarsi, riconoscersi e finalmente ritrovare la pace. Le forme morbide e rassicuranti delle sculture addolciscono i toni del racconto, i colori vibranti evocano un immaginario pop e fiabesco, ridimensionando in chiave ironica il dramma dell’esperienza umana.
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Raccogliendo le energie primordiali seppellite nelle profondità del proprio inconscio, l’artista diventa alchimista. Manipolando la materia pittorica, Gianluca Danieletto si fa sperimentatore ed esploratore dei misteri esoterici dell’esistenza. Le figure alate, algide e imperscrutabili, rappresentano le tre fasi della Grande Opera Alchemica e altrettante trasformazioni che avvengono nell’animo umano. Nigredo, Albedo e Rubedo – rispettivamente l’Opera al Nero, al Bianco e al Rosso – si associano ad un percorso catartico di trasmutazione: dagli stati più vili della materia, come il piombo che corrisponde alle pulsioni stagnanti e bestiali, si passa alla purificazione luminosa dell’argento che instilla moti di speranza, per giungere infine al più sublime status dell’oro, che contempla i sentimenti più puri dell’amore e della gratitudine.
Dopo aver assunto vita propria, l’Arte interroga il suo stesso artefice, invitandolo a compiere su di sé l’esperimento di trasfigurazione.
Nonostante le peculiarità di ciascun linguaggio, che determinano l’estetica molto diversa dei lavori presentati dai tre artisti, si intreccia una narrazione coerente condotta nelle profondità dell’animo umano. Tre percorsi di uno stesso labirinto che prende forma dai sogni, dal mistero, dalle inquietudini e dalle ambizioni. Creature talvolta delicate, talvolta mostruose, che accompagnano l’osservatore attraverso un cammino di conoscenza di sé. Un sublime omaggio all’Arte, intesa come inestinguibile fuoco creativo, che è al contempo ossessione, dannazione, abisso e catarsi.
A cura di Flavia ROVETTA Firenze 26 Febbraio 2025
La mostra è ospitata dalla TAOS Gallery – The Art of Style, in Via Romana 142, Firenze.
Sarà visitabile fino al 4 marzo, su appuntamento.
Per ulteriori informazioni, contattare la galleria:
Kendra Leonard
+1 (919) 755 3333
kendra@ladykendra.com