P d L
Gabriella Gaggi ci ha lasciato; improvvisamente, senza neppure darci il tempo di riflettere e di renderci conto; un fatale quanto inaspattato aneurisma l’ha portata via dagli affetti più cari, dalle amicizie più sincere, dai colleghi restauratori che la amavano e rispettavano, dai numerosi studiosi che l’hanno conosciuta ed apprezzata per le straordinarie qualità umane prim’ancora che professionali, che -pure- le avevano valso commissioni e riconoscimenti di straordinario rilievo, che non vale neppure la pena di citare tanto sono stati, per privati e per istituti pubblici, in chiese e in palazzi, affreschi e tele. In simbiosi, è il caso di dire, con Cecilia Bernardini, la collega, l’amica, ma si deve dire la sorella, con cui ha condiviso ogni segreto legato al mestiere, così come le inziative e gli impegni di un lavoro affascinante e allo stesso tempo rischioso, tradottosi però sempre in emozioni e soddisfazioni per loro e per le altre colleghe del sodalizio, prima fra tutte Eugenie Knight, senza tralasciare le numerose giovani ragazze educate all’arte del restauro nello storico laboratorio di via dei Riari.
Gabriella se ne è andata proprio nel bel mezzo dell’ennesimo impegno lavorativo: era con Cecilia alle prese con l’ultimo restauro, quando il male l’ha assalita a tradimento senza lasciarle scampo.
L’avevamo personalmente conosciuta ormai molti anni orsono, durante il periodo in cui Elena, la bellissima figlia davvero fatta a sua immagine e somiglianza, frequentava l’ultimo anno del liceo di via Ripetta e Gabriella sperava seguitasse il suo mestiere. Una battaglia perduta in partenza: ricordo come fosse ieri quando a via dei Riari la mise seduta davanti al cavalletto con di fronte un dipinto antico da restaurare: un tentativo durato lo spazio di un mattino. Tutt’altre erano le vie che Elena avrebbe seguito a Londra, dove si è nel frattempo trasferita, con grande successo. Ed era una Gabriella emozionatissima quando mi annunciò che Elena aveva avuto un bambino.
Addio Gabriella. Ti ricorderemo come una cara amica che ci piaceva andare a trovare – prima che il covid ci restringesse i movimenti- anche solo per una chiacchierata, anche senza il quadro da restaurare, per scambiarci dei punti di vista; affascinava la sua disponibilità, la capacità di mettere a disposizione le sue vastissime competenze, discutendo di arte e pittura antica anche quando andavamo a pranzare “alle Donne”, come era solita indicare il ristorantino ‘femminista’ proprio dietro lo studio.
Sempre sorridente, gioviale, aperta; è l’immagine che non potremo mai cancellare.
P d L Roma 18 Gennao 2022