L’Addio a Maurizio Pollini grande musicista e pianista.  

di Claudio LISTANTI

È di oggi la triste notizia della scomparsa del grande pianista Maurizio Pollini.

Aveva 82 anni ed ha segnato la vita culturale e musicale italiana da più di 60 anni. A diffondere le notizia è stato il Teatro alla Scala, istituzione alla quale è stato particolarmente legato dove sarà allestita la camera ardente.

Quando si parla di Maurizio Pollini si parla di un mito, di un uomo conosciuto da tutti anche da coloro che non sono direttamente coinvolti con i fatti musicali o su quanto avviene nel campo della Grande Musica. Proprio per questo nell’apprendere della sua scomparsa il sentimento di cordoglio è stato sentito in maniera trasversale.

Nato nel 1942 aveva studiato al Conservatorio di Milano dove si diplomò per poi affrontare nel 1960 il Concorso Chopin di Varsavia uno dei più difficili da superare nel quale ottenne il primo posto e grandissimi apprezzamenti da parte di molti importanti pianisti tra i quali il grande Arthur Rubinstein. Da quel momento iniziò una carriera folgorante durata praticamente fino ad oggi anche se da qualche anno era afflitto da problemi di salute che lo hanno costretto ad annullare alcuni concerti come è avvenuto anche qui a Roma.

Fig. 1 Il pianista Maurizio Pollini © Cosimo Filippini.

La sua attività musicale lo ha portato ad esibirsi in tutte le sale da concerto del mondo sia con recital pianistici che come solista nei concerti sinfonici assieme a grandi orchestre e sempre guidato da grandi direttori come, solo per fare qualche nome, Karajan, Böhm, Abbado, Muti, Baremboim, Metha, con i quali si è sempre inserito ed integrato alla perfezione per offrire interpretazioni ottimali.

Qui in Italia è stato molto legato alle due più importanti istituzioni musicali italiane, prima fra tutte il Teatro alla Scala come dimostra la decisione di queste ore di curare l’allestimento della camera ardente nella loro struttura. Qui nacque la proficua collaborazione con Claudio Abbado con il quale divideva anche il comune impegno politico-sociale volto a portare la musica tra tutte le fasce sociali per dimostrare che i capolavori appartenenti a questa arte non sono prerogativa di una élite ma appartenenti a tutti.

Anche con l’Accademia di Santa Cecilia i legami erano piuttosto saldi in special modo con l’esigente pubblico romano al quale dedicava spesso recital pianistici entusiasmanti. Appresa la notizia il Presidente – Sovrintendente dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia Michele dall’Ongaro ha diffuso un comunicato contenente una dichiarazione molto significativa per ricordare l’artista, soprattutto in relazione alla valenza della relazione intercorsa tra il musicista e l’istituzione, con parole che vogliamo citare integralmente perché riescono a compendiare la vita e l’arte di Pollini:

“Con la morte di Maurizio Pollini – spiega Michele dall’Ongaro – non solo piangiamo la scomparsa di un grande pianista, ma anche di un pezzo di fondamentale importanza della cultura del Novecento. Lontano da ogni forma di narcisismo individualista, Pollini ha sempre messo gli autori e le loro opere, da Bach a Chopin, al centro della sua ricerca rigorosa e delle radici profonde del pensiero musicale. Questa lezione ha coinvolto anche tanti autori di oggi, come Stockhausen, Boulez, Nono, Manzoni, Sciarrino e prima ancora Schönberg, Webern, Berg e Debussy.  Questa lezione si è allargata anche alle ragioni etiche e morali che guidano l’artista di oggi nelle sue nelle sue scelte musicali, intellettuali e civili. Un modo di pensare musicalmente la vita che diventerà materia di studio e di esempio per molte generazioni. Lunghissimo il rapporto tra Pollini e Santa Cecilia iniziato sin dalle prime tappe della sua carriera fino all’inaugurazione del nuovo Auditorium nell’anno 2002 con il coro e l’orchestra di Santa Cecilia diretti da Chung e che è proseguita fino a oggi con concerti, sempre seguitissimi da un pubblico festoso e pieno di giovani.” 

Ci associamo pienamente a queste parole che riescono a riassumere con estrema ma efficace sintesi il repertorio che ha reso il Maestro noto nelle sale da concerto come nelle numerosissime incisioni discografiche.

Noi vogliamo ricordarlo rievocando un paio tra le numerose occasioni nelle quali abbiamo avuto la fortuna di ascoltarlo nel corso della nostra frequentazione di teatri lirici e sale da concerto che coprono un periodo di più di 50 anni di ascolti, che riteniamo però, utili per comprendere meglio la sua arte.

Fig. 2 Il pianista Maurizio Pollini © Cosimo Filippini.

La pria occasione fu nel 1982 al Festival Rossiniano di Pesaro quando lo ascoltammo nella inusuale veste di direttore d’orchestra per una ripresa della quasi dimenticata (allora) La donna del lago di Rossini, recita alla quale assistemmo con qualche timore viste passate esperienze di grandi strumentisti alle prese con la direzione d’orchestra. I nostri timori scomparvero già dalla sinfonia perché Pollini esibì una direzione del tutto efficace, attenta ai ritmi e ai colori orchestrali, elemento che contraddistinse tutto il resto dell’esecuzione soprattutto nel rapporto con la parte vocale che riuscì ad integrare con il suono dell’orchestra e soprattutto grazie ai tempi adottati. Fu una serata magica, come raramente ci è capitato di provare all’interno di un teatro d’opera grazie ad una esecuzione esemplare che riuscì a fondere tutte le componenti dello spettacolo per offrirci una recita di non comune unitarietà d’insieme volta ad esaltare i contenuti drammatici e teatrali. Più di qualche anno dopo (più o meno nel 2008) proprio a Santa Cecilia fu protagonista di un progetto intitolato ‘Pollini-Prospettive’ con il quale sintetizzò la sua arte e le scelte di repertorio soprattutto nel rapporto tra ‘800 e ‘900: musica romantica e musica contemporanea, musica tradizionale e musica dodecafonica. All’interno ci furono anche conferenze e giornate di studio dalle quali emersero proprio i suoi rapporti con l’opera e soprattutto l’interconnessione tra musica pianistica, sinfonica e operistica che a suo giudizio dovevano essere elementi di una unica espressione musicale, citando in particolar modo la melodia di Chopin con il canto lirico giudicati elementi tra loro legati. Queste particolarità ci fecero comprendere come quella recita rossiniana di Pesaro fosse il frutto di un pensiero così approfondito riguardo alle finalità della musica e all’espressione musicale.

L’altro episodio fu più o meno nello stesso periodo (2009 forse). Scusandoci per la poca precisione nelle date citiamo una esperienza con la Settimana Musicale Senese, un’altra istituzione molto cara a Pollini. Siamo al Teatro dei Rozzi per un suo recital che ebbe un successo travolgente. Tra i suoi bis non poteva mancare uno Chopin, la Polacca in La bemolle maggiore op. 53, detta ‘Eroica’ proprio per i suoi toni dettati dal ‘Maestoso’ indicati dalla partitura. Questa polaccav enne scritta da Chopin nel 1842, un periodo che seguiva al dolore provato nel 1830 per il fallimento dell’insurrezione che provocò la caduta Varsavia. Sentimenti questi che portarono il musicista alla depressione ma anche al sorgere di stati d’animo eroici di rivalsa e di riscossa, che traspaiono in questa opera pianistica, una delle più conosciute e più eseguite ma spesso anche bistrattata. Come detto eravamo nel 2009; quel periodo fu, in Italia ma anche in altri paesi, caratterizzato dall’inizio e dal diffondersi di una grande crisi, economica, politica e sociale. Pollini eseguì questa composizione diverse volte ma quella sera affrontò questo splendido ‘Maestoso’ con veemenza nelle sonorità e nella scansione del ritmo esaltando i caratteri ‘eroici’, a nostro giudizio diretta conseguenza del suo modo di pensare politicamente e socialmente: una lettura entusiasmante che porteremo sempre nel nostro cuore.

Claudio LISTANTI   Roma 23 Marzo 2024