redazione
AMOROSI AFFETTI
Musica per le opere della Galleria Borghese
Quarto appuntamento | Sabato 2 luglio, ore 11.30 e 12.00
L’anima che forgia il marmo e le forme
con gli allievi della classe di Musica d’insieme per archi del M° Michelangelo Galeati
Galleria Borghese – Sala IV
Ingresso gratuito con il biglietto del museo
Prenotazione obbligatoria
Con il concerto L’anima che forgia il marmo e le forme, sabato 2 luglio torna Gli Amorosi Affetti, iniziativa musicale che ogni primo sabato del mese in una sala diversa della Galleria Borghese, porta al museo concerti della durata di 30 minuti circa di musiche contemporanee alle opere esposte o a queste ispirate, eseguite da specialisti di strumenti storici e giovani musicisti del Conservatorio di Santa Cecilia di Roma.
Per il quarto appuntamento della rassegna, nella sala IV del piano sculture – alle ore 11.30 e alle ore 12.00 – i musicisti allievi della classe di Musica d’insieme per archi del M° Michelangelo Galeati offrono ai visitatori un’esperienza immersiva nella cultura di primo Ottocento, eseguendo il Quintetto per archi in Do maggiore, op. 163 [D. 956], il canto del cigno di Franz Schubert (1797-1828). L’ultimo sforzo cameristico del genio austriaco scardina la precedente formazione mozartiana e beethoveniana del quintetto, che prevedeva una seconda viola in aggiunta al quartetto classico: Schubert, con l’aggiunta di un secondo violoncello, arricchisce le potenzialità delle estensioni dei singoli strumenti nonché dell’intero gruppo, spesso esplodendo in una pienezza quasi orchestrale.
La scrittura per soli archi, più intellettuale rispetto alle opere per Voce e pianoforte per cui il compositore era più noto, concede a Schubert un lirismo portentoso che supera la struttura formale. I temi del Quintetto, infatti, anelano al canto puro: il classico non si manifesta più come conflitto e risoluzione ma come sintesi sublime romantica di relazioni tonali e tematiche caleidoscopiche.
L’accordo iniziale dell’Allegro ma non troppo è il nucleo generatore dell’intero quintetto; dall’esplosiva propulsione dell’organico pieno, si passa poi al tenero incanto del tema dei due violoncelli per arrivare ad uno sviluppo dov’è chiaro il gioco contrappuntistico tra le cinque parti.
Nell’Adagio, invece, Schubert si abbandona ad un lirismo spoglio e intimo che sfocia nella più totale disperazione nella sezione centrale. L’esuberante Scherzo e l’Allegretto finale si conciliano, invece, con la macrostruttura classica che vuole il disimpegno dei due movimenti finali, piegato tuttavia definitivamente al Romanticismo con un ultimo ricordo malinconico e intenso presentato ancora una volta dai due violoncelli, speculare al secondo tema del primo movimento.
Il lirismo romantico di Schubert si ribella alla forza granitica del classico come il marmo di Carrara si piega teneramente sotto le dita del dio degli Inferi ne Il Ratto di Proserpina di Gian Lorenzo Bernini (1598-1680). Schubert, come Bernini al marmo, dà un’anima alla forma-sonata: l’etereo e il patetico si fondono in questo testamento, ultima confessione del genio Romantico appena prima di venire accolto lui stesso tra le braccia della morte.
L’iniziativa è gratuita, inclusa nel regolare biglietto d’ingresso al museo.
Prenotazione obbligatoria chiamando lo 06 32810 oppure sul sito web http://www.galleriaborghese