redazione
LAOCOON ZOO
Galleria del Laocoonte, Esposizione in Vicolo Sinibaldi 5 – 00186 Roma. Catalogo della mostra: Laocoon Zoo, a cura di Monica Cardarelli (Edizione D’ARTE – 2021)
Mercoledì 16 giugno la Galleria del Laocoonte inaugura a Roma, nel nuovo spazio espositivo di Vicolo Sinibaldi 5, la mostra intitolata Laocoon Zoo, che vede come protagonisti gli animali, dall’antico al contemporaneo. Una sorta di zoo privato di animali che inteneriscono, incantano, incuriosiscono e che ci fanno sorridere per la loro irresistibile comicità.
Dall’antico gli esotici uccelli di Carlo Antonio Raineri (1765 – 1826), raffinato decoratore della Villa Reale di Monza.
Dello scultore inglese Joseph Gott (1786 – 1860) il romantico gruppo scultoreo Leo e Silvia e un tenero Levriero con cucciolo. Il superbo Toro di Gaetano Monti (1776 – 1847) ed alcune curiose rarità come una Testa di tricheco di Franz Anton von Scheidel (1731-1801) e due marmi della Venezia del XVII-XVIII secolo raffiguranti un Leone ed una Sfinge.
Del Novecento: Il toro, La mucca e Il bufalo, che Duilio Cambellotti (1976 – 1960) ha genialmente intagliato nel legno. Sono giocattoli che l’artista, da sempre socialmente impegnato, creava nei laboratori per la rieducazione dei mutilati di guerra. Ma anche il bue e il somaro, modellati e dipinti alla perfezione per un Presepe, in linea con la secolare tradizione artistica italiana di questo genere. Sempre di Cambellotti una superba Lince, e Le leonesse ferite in un paesaggio.
Vi sono poi Le scimmie vanitose, Le scimmie ballerine, Le scimmie navigatrici, di Andrea Spadini (1912 – 1983) autore del grande orologio animato di Central Park che a New York ancora attira folle di bambini e genitori, di cui in mostra il bozzetto preparatorio in terracotta dell’Elefante con fisarmonica, La capra con flauto, e L’Ippopotamo violinista. Ma dell’artista è anche un bronzo di Cavallo e cavaliere che ricorda Degas e fa il verso a Marino Marini, trasformando un incidente equestre nell’archetipo di ogni nostra caduta sulla Via di Damasco.
Di Marino Marini (1901 – Viareggio 1980) I Tre cavalli, dipinti su tela nel 1953, e il veloce disegno a carboncino di un Cavallo che cinquant’anni fa era su una parete della trattoria veneziana “La Colomba”, ma avrebbe anche potuto essere tracciato sulla parete di una caverna da un cacciatore del neolitico.
Gli eleganti Cavalli in gesso di Publio Morbiducci (1989 – 1963) realizzati per l’E42.
Tra le opere di Libero Andreotti (1975 – 1933) uno dei maggiori scultori del Novecento Italiano, è la scultura in bronzo Il mattino, dove un gallo è posato sopra l’anca di una nuda dormiente. Ed altri bronzi con levrieri.
Del disegnatore, cartellonista, grafico cantore della bellezza femminile italiana per mezzo secolo, Marcello Dudovich (1878 – 1962), un Maltese, un Bulldog francese e un Jack Russel Terrier, irresistibili come per un bambino davanti ad una vetrina di animali.
Leoncillo (1913 – 1968), è stato uno dei più interessanti scultori del dopoguerra. Alla sua fase figurativa che precede l’espressionismo informale degli ultimi dodici anni dalla sua breve carriera e vita, la Galleria del Laocoonte ha dedicato una grande mostra nel 2018. Mentre è in corso il catalogo generale dei suoi disegni, tra questi si sono scelti alcuni studi di piatti con gatto, toro e uccellino, mentre delle ceramiche sono qui presentate il Piatto con pesci e il delizioso Modello di camino con gatti del 1947.
Il gatto di Pericle Fazzini (1913 – 1987) è un’opera che appartenne al grande poeta Giuseppe Ungaretti, a cui Fazzini la dedicò nel 1953: questo gatto aveva un nome, Bobosse, ed era un soriano che adorava fare a pezzi le carte del poeta e giocare a rimpiattino con il suo alter ego di bronzo. Il passo innaturale del felino è una sregolatezza poetica capace di trasformare la posa statica della scultura in idea di movimento.
Di Fabrizio Clerici (1913 – 1993), architetto razionale e sognatore visionario, pittore metafisico e surrealista, il cavallo di Pro – Menade e Il Rinoceronte Omaggio a Dürer.
Eugene Berman (1899 – 1972), è stato il precursore dell’elegante vena surrealista, all’epoca definita “neo-romantica”, da cui molti poi presero ispirazione. Ebreo transfuga a Parigi, era già attivo nel 1925 prima di trasferirsi negli Stati Uniti, dove fu scenografo di successo per il Metropolitan Opera House, nel 1955, si trasferisce in Italia, già terra della sua ispirazione mitica e archeologica ispirazione, eleggendola come patria definitiva. Del raffinato disegnatore a cui presto dedicheremo una mostra monografica, si esibisce una Testa di Ariete, in cui sembra poter riconoscere i tratti del dio Pan, e un Cavallo di Troia indocile ai suoi costruttori, disegnato per la rivista Life nel 1962. Nel 1964 fu spettatore al Palio di Siena per la concitata confusione tra fantini caduti e cavalli scossi ha saputo scattare a pennello quattro meravigliose istantanee.
Di Primo Sinopico (1889 – 1949), originalissimo illustratore per la pubblicità degli anni Venti e Trenta sono un romantico Elefante che tiene un fiore con la proboscide e un albero popolato di vispi Scoiattoli rossi, in ansia per un boscaiolo che sta per abbattere la loro aerea dimora.
Un elefante disegna anche Cipriano Efisio Oppo (1891 – 1962) e in un altro foglio uno dei suoi cani Toby, al cui nome aggiunge “traditore”, per qualche domestica marachella di cui il cane pare sembrare indifferente, facendo finta di dormire.
Un cane ben diverso, fuggito da qualche muta infernale, è quello disegnato in corsa, nello splendido, grande foglio, di Renzo Vespignani (1924 – 2001) romano, che è stato il più dotato disegnatore del dopoguerra.
A quest’ultimo si apparenta il cane Stein di Velasco Vitali (1957), già esposto in una mostra nell’aula bunker di Palermo dove si è svolto il processo a Cosa Nostra. Questo, essendo fatto di piastre di ferro color ruggine saldate insieme, pare un rottame, ma tanto simile alla vita vera per la posa naturalissima in cui lo scultore ha saputo atteggiarlo.
Di Mario Sironi (1885-1961) una Pantera ed un Gallo a tempera, mentre di Enrico Sacchetti (1877 – 1967) si esibiscono dei Pesci rossi.
Sirio Tofanari (1886 – 1969), è stato, dopo Rembrandt Bugatti il più grande scultore animalier del Novecento. Al perfetto bronzista fiorentino è dedicata un’intera sezione con un’introduzione di Alfonso Panzetta. Una Razza marina sospesa nel nuoto come un aliante, una Tartaruga di terracotta, raro pezzo unico, e due gruppi di Gazzelle in argento cesellate e preziose come gioielli, e un piccolo Cane in bronzo. Inoltre, una serie disegni a carboncino che stupiscono per la resa realistica dei molti animali rappresentati.
In mostra anche un superbo gallo di Alberto Martini (1976 – 1954), il mago del bianco e nero, mentre di Orfeo Tamburi (1910 -1994) si espone Il camaleonte, illustrazione per la copertina del romanzo di Curzio Malaparte Don Camaleo. Di Pippo Rizzo (1897-1964) è l’intreccio di Serpenti, mentre di Francesco Casorati (1934-2013) la solitaria Cavalletta in campo azzurro.
Di Pino Pascali (1935 – 1968), la giocosa balena Moby Dyck. Dello scultore Luciano Ceschia (1926-1991) il Re dei cinghiali, terracotta che ricorda le animazioni della Principessa Mononoke di Hayao Miyazaki.
Sono rottami veri e propri, parti di motori e macchine agricole ed utensili rotti dall’uso, quelli che Patrick Alò (1975), salda assieme dando loro vita o apparenza di vita. Egli si ispira spesso alla scultura classica i cui capolavori ripete in una maniera che rammenta la fantascienza robotica e gli automi dell’Illuminismo. In questo caso l’artista ha dato vita invece a meccanici insetti fuori misura, ad una rana che pare opera d’orologeria, ad una Test di cavallo corrazzata di pezzi di automobile come piastre d’armatura, ad un Gallo che diresti stia per muoversi e cantare come un meccanismo musicale. L’arte di Patrick Alò è originale per l’invenzione – cioè l’arte di trovare il pezzo giusto e la composizione – e porlo ogni volta al posto giusto, dando vita ad una creazione poetica. Tutto questo, e molto altro, potrete vedere on line o recandovi nella nostra galleria a partire dal 16 giugno 2021.
Roma 13 giugno 2021