di Franco LUCCICHENTI
Le regole del caso e l’Architettura
Enciclopedia Treccani voce “Urbanistica”:
“l’insieme delle misure tecniche, amministrative, economiche finalizzate al controllo e all’organizzazione dell’habitat urbano”.
Mi prendo la libertà di sostituire il termine urbano con umano. Anche paesi e borghi sono oggi tenuti a seguire i piani previsti in caso di sviluppo. Semplificando, l’urbanistica detta le regole da seguire per la progettazione dello spazio fisico abitato dagli uomini. L’urbanistica intesa come metodo stabilito per costruire borghi e citta è disciplina antica che si è formata con l’emergere della civiltà palaziale in Medio Oriente. L’urbanistica moderna nasce nel XVIII secolo per affrontare le criticità legate ai fenomeni connessi alla forte urbanizzazione. Esistono oggi nel mondo porzioni di città, borghi, paesi che appaiono costruite nel tempo senza seguire regola alcuna, pur essendo di grande bellezza e suggestione.
Il risultato dell’antropizzazione sembra casuale.
Il CASO, cieco per definizione, può essere indirizzato dal fare libero dell’uomo verso risultati positivi. Emergono dalla mente di chi costruisce una serie di azioni che si orientano istintivamente verso una coesione estetica e culturale tra tecnica, ambiente e le necessità del vivere insieme. In sostanza se si conoscono le componenti di un processo creativo il risultato da aleatorio può diventare determinato anche in assenza di norme e leggi.
Gli insediamenti in riva al mare, secondo una visione ambientalista non dovrebbero esistere. Eppure quanta suggestione dalle “divine costiere”.
In Italia ad esempio, Procida (fig1) e Positano (fig2) sembrano il risultato di un gioco del caso. In realtà regole nascoste legate alla non facile vita sul mare disegnano i paesi di pescatori diventati oggi in gran parte luoghi per turisti. Come per incanto la scogliera naturale si trasforma salendo in un labirinto festoso strutturato da semplici volumi colorati che scalano il cielo.
Il paese diventa cardine tra due infiniti, il mare e il cielo, assumendo anche valore simbolico. Progetto, regole urbanistiche, norme non abitano questo mondo. Il costruire spontaneo può dare suggestivi risultati.
L’edificazione dell’abbazia di Mont-Saint-Michel in Normandia (fig3) segue invece principi precisi, lontani da piani regolatori, vincoli ambientali, norme.
La forma obbedisce solo alle regole costruttive del luogo sacro e a quelle della difesa militare dell’insediamento. Abbazia e fortezza emergono monumentali dall’isola con incredibile naturalezza.L’isola non siste più, cancellata dalla imponente antropizzazione. Immaginate la insignificanza dell’isolotto roccioso senza l’Abbazia (fig 4).
Sono convinto che il costruito dell’uomo è in certi casi un vero prodotto naturale e come tale metabolizzabile dall’ambiente come prodotto appunto della NATURA. Siamo fatti della stessa sostanza delle foreste, delle rocce, del mare e con questa sostanza condividiamo la nostra vita e quello che facciamo: artificiale e naturale potrebbero essere aggettivi inutili.
Andiamo lontano a Hong Kong. Già ho scritto su About Art di questa città (cfr https://www.aboutartonline.com/architettura-natura-e-costruzioni-se-le-contraddizioni-urbanistiche-si-scaricano-in-tensioni-sociali-il-caso-di-honk-kong/) sicuramente lo sviluppo del centro ha seguito le regole della finanza non dell’urbanistica. I grattacieli sembrano posati a CASO intorno alla baia. Anche qui i volumi scalano il cielo e
si riflettono sull’acqua (fig 5), anche qui due infiniti sono divisi dalla foresta antropica dei grattacieli.
La stessa ineffabile emozione di Procida o di Mont-Saint-Michel ? Sicuramente no, la festosa poesia dell’isola italiana qui si trasforma in una rappresentazione di spietata forza economica di fredda bellezza, forse Hong Kong e più vicina alla immagine di energia mistica e militare comunicata dalla grande Abbazia francese. Le forme del fare umano possono talvolta unire spazi e tempi molto lontani tra loro.
Franco LUCCICHENTI Roma 8 dicembre 2019