Latina capitale della Cultura 2026 – Città del Novecento.

di Giovanni PAPI

Paesaggi d’Italia – Città del silenzio e del dialogo – La Pentapoli Pontina

“La scoperta e l’esplorazione del mondo nei grandi poemi epici è stata sempre affidata alle gesta dell’eroe dai mille volti, trasportato dal fato nelle ampie distese marine o nella terra ferma sotto l’immensa cupola del cielo aperto o sotto una volta di alberi, nella foresta più fitta, comunicando con gli dei per mezzo del vento e dei tuoni; e le pianure, i monti, i mari risplendevano nella loro magnificenza come luoghi sacri: regno dell’immaginario mitico”

Così, in un passaggio, descrivevo più di 25 anni fa quel vasto territorio che si estende alla sinistra del  Tevere compreso tra i monti Albani, i monti Lepini e il mare: le dune della litoranea del Circeo e di Terracina, a rin-tracciare quei personaggi del Grand Tour che percorrendo dal ‘700 in poi la Regina Viarum, perlustravano quel largo vassoio naturale della Campagna Romana e dell’Agro Pontino.  Furono quei viaggiatori ed artisti, in antico e nella modernità:

“affascinati dalla natura selvaggia, dai laghi costieri, la fauna, la vegetazione, il profilo ancestrale dei monti, le paludi, il clima malarico, le vestigia perenni… tracce di una antica gloria mediterranea e porta da cui è entrata la storia della nostra civiltà: a cogliere e risvegliare il Sentimento della Natura”.

Scrittori, poeti, pittori hanno rappresentato e descritto quei luoghi in varie epoche: Omero, Virgilio, Orazio, Goethe, Gregorovius, D’Annunzi, Bocklin, D’Azeglio, Costa, Sartorio, Cambelotti… rivestendo quei luoghi di miti, di visioni fantastiche, di racconti terribili e poetici, di sublimi suggestioni visive ed di insopportabili miserie. Quell’indagine nelle memorie della storia, che hanno fatto conoscere e tramandato quelle realtà, insieme al percorrere contemporaneamente quei luoghi, mi permise di abbracciare in una visione unitaria quel territorio: di cogliere un insieme unico costellato da tanti paesaggi, collegato a Roma dal rettifilo della Regina Viarum (312 a. C.) e dalla via Severiana (198-209 d. C) asse stradale che costeggiava il litorale laziale dal porto di Ostia antica, fino a Terracina: correndo sulle dune che separavano le zone paludose dal mare. Avevo la percezione che quell’immensa “conca” e che il destino di tutto quell’ambiente dipendesse dall’andamento di ogni sua parte.

Quella porzione di territorio, il Latium Vetus, per la sua conformazione orografica e morfologia è stata sempre oggetto di progetti e tentativi di bonifiche, anche per via dei miasmi delle mortifere acque delle paludi malariche, fin dal tempo dei Volsci e dei Romani. Seguirono grandi interventi dello stato Pontificio nella pianura pontina, sempre parziali, dello Stato Pontificio realizzati da papa Leone X (secondo il disegno di Leonardo), da Sisto V e da Pio VI. A fine Ottocento e primi Novecento si ebbero quelli delle famiglie feudali come: i Caetani (storici proprietari di vasti territori), i Borghese, i Caffarelli, i Mazzoleni, gli Sforza Cesarini, i Torlonia etc. fino alla bonifica integrale (cosiddetta per la interrelazione fra bonifica idraulica, sanitaria e agraria) annunciata nel 1918 e iniziata nel ‘24, con la vendita allo Stato Italiano di un territorio di 20.000 ettari, di proprietà della famiglia Caetani corrispondente in gran parte agli attuali territori comunali di Cisterna e di Latina.

1) Bonifiche Agro Pontino.
2 Littoria: veduta aerea 1935. A.s., TCI-Milano
1) Littoria: Piazza del Littorio, 1935-A.s. TCI-Milano
1) D. Cambellotti, La redenzione dell’agro.1934-Palazzo della Prefettura LT.
2) P. Rizzoli. Il genio della bonifica. Anni ’20-Piazza del Quadrato LT.
3) C. Cagli, Vaso con la fondazione di Littoria, 1932.

Aquella vendita seguì il periodo della bonifica di vasti territori dove con un immane lavoro di uomini e di macchinari vengono realizzati tre sistemi idrici: quello delle acque alte, medie e basse, insieme a reti stradali e appoderamenti, dando l’avvio inizialmente solo a progetti di villaggi-operai poi divenuti borghi e denominati dall’Opera Nazionale Combattenti, che sovrintendeva tutti i lavori. con i nomi dei luoghi delle battaglie della prima guerra mondiale. Littoria/Latina da “città per caso” a capoluogo di provincia. L’idea di un importante centro urbano nasce intorno alla prima cellula di un borgo agricolo detto Cancello del Quadrato, dal nome della località in cui si formava un trivio di strade. Da una intuizione visionaria di Orsolini Cencelli (presidente allora dell’ONC), essendo il paese di Cisterna troppo distante rispetto al baricentro di quella bonifica, si svilupperà da quel primigenio nucleo, con l’iniziale opposizione dello stesso Duce, una vasta inurbazione e fu così che venne alla luce dal nulla una nuova città: dapprima centro servizi per alloggi di tecnici e operai, poi borgo rurale, quindi centro comunale e infine capoluogo di provincia. Da qui si avviò quella vasta epopea retorica del regime, insieme però ad una forte e innovativa sperimentazione urbana, della realizzazione di una rete di insediamenti: le città nuove, che dovranno poi gestire, controllare, coltivare. il vasto territorio dell’agro redento. Cadenzate nel tempo le città di fondazione vengono annunciate ogni volta con grande enfasi e in una manciata di anni, dal 1932 al ’38, l’agro pontino e romano si trasformano in un fenomenale ed enorme cantiere a cielo aperto. Oggi a circa 90 anni da quel primo insediamento si torna a parlare di Latina come candidata Capitale della cultura per il 2026: una proposta innovativa e coraggiosa direi, “rivoluzionaria”, visto come la città, insieme alle altre che seguirono (e più in generale le arti di quel periodo) sono state per molti decenni “poco considerate” e penalizzate visto il retaggio del loro peccato originale e colpite sostanzialmente dalla damnatio memoriae. Soltanto recentemente, anche se con grave ritardo, quella cultura urbana, cioè quel patrimonio storico dell’arte del costruire della nostra tradizione è entrata nelle accademie e nelle università rimuovendo definitivamente quell’ostracismo e a dir poco quell’ostilità nei confronti di quelle esperienze. Oggi possiamo affrontare temi e argomenti nelle arti di quegli anni più serenamente e con più distacco. Inoltre ricordo che Latina fra tutte le 26 città candidate sparse per il suolo italico è l’unica città nuova del Novecento. Quindi una scelta volta alla modernità e al futuro con un’ampia opportunità di riflessione sul secolo appena passato: cosiddetto “breve” ma che va subito ribattezzato “secolo lungo”. Comunque con rinnovate progettualità rivolte all’idea stessa di città, quella di oggi e di domani, si possono avere molte probabilità di successo. Certo non concorre a mani nude ma tracciando alcune idee-guida dalle quali pensiamo sia difficile prescindere. Latina, come è noto, si è “l’ultima città” (brillante definizione di M. Rosolini, presidente dell’ordine degli architetti di Latina e provincia) ma anche la prima di altre cinque città di fondazione che hanno contrassegnato, con storie di improvvisazioni alternate a programmi a breve e medio termine, un vasto territorio ottenendo un enorme risalto sulla stampa nazionale e internazionale. Non nasce sola: nasce insieme e “contemporaneamente” ad altre città legate da un contesto storico, ambientale e culturale e rappresentano insieme la loro reale unicità. Con la fondazione di quei centri urbani – laPentapoli” pontina – con Latina, Sabaudia, Pontinia, Aprilia, Pomezia, si avviano quelle straordinarie e massime sperimentazioni architettoniche e urbanistiche accomunate di fatto da una Koinè culturale di quel contesto italiano: Metafisica, Razionalista e Novecentista: esprimendo nelle varie declinazioni (con esiti anche di successo internazionale come Sabaudia) un linguaggio comune di quella che generalmente abbiamo sempre definito, e tengo a questa definizione: Architettura Mediterranea.

1) Littoria: Piazza del Littorio, 1935-A.s. TCI-Milano
2) Littoria: Piazza Littorio e Torre Civica A.s. TCI-Milano

La città candidata, che prevedeva la forma di un impianto radiocentrico organizzato intorno ad un polo principale, ha già in sé di fatto, oltre i rapporti dimensionali, una realtà aumentata, con la naturale e inevitabile adesione e sostegno delle altre consorelle. Saranno poi molteplici le istituzioni da coinvolgere, così come studiosi e personaggi. La proposta chiara e corale di sostenere la città capoluogo con una strategia significativa e più impegnativa è la cosa più naturale che si possa pensare. Se non si capisce questo significa che non abbiamo capito nulla della nostra storia in generale e di quella territoriale in particolare, della nostra modernità e contemporaneità. L’idea primordiale della città, nel suo excursus antropologico, nasce dalla necessità di stabilizzare l’uomo legandolo a dei luoghi e l’Architettura di cui l’uomo la riveste (massima espressione creativa/sacrale legata alla terra) è sempre stata una promessa di felicità, concetto umanista che va sempre attualizzato. E’ nella città che l’uomo ha acquisito il concetto di tempo e di spazio, elementi fondamentali per la sua stessa esistenza civile. Poter argomentare quindi delle nuove città progettate nel Novecento soprattutto da giovani architetti, gli ultimi che hanno avuto questo grande privilegio, permette oggi a noi di individuare e capire quali sono i possibili orientamenti e le ipotesi della cultura urbana. Il loro impianto primigenio entra nel novero delle sperimentazioni ideali e la “fragilità” del disegno originario (come il resto della città) viene costantemente soverchiato da molteplici criticità. Tanti sono gli argomenti che si possono rimettere alla ribalta con rinnovati slanci e idealità.

)A. Mazzoni, Ricevitoria postelegrafonica. 1932- Littoria
)A. Mazzoni, Ricevitoria postelegrafonica. 1932- Littoria

Tema chiave: rivitalizzazione dei centri storici ed altri come: la tutela, la carta del restauro, il piano del colore, il piano del verde, le mappe culturali, le infrastrutture, le commissioni per la qualità urbana etc.

1)O. Frezzotti, Palazzo del Governo – Piazza della Libertà e Fontana Monumentale. Littoria 1935 – LT

Re-inventare una koinè culturale contemporanea e territoriale. Riannodare un disegno del paesaggio.

Latina in questa occasione rappresenta l’unicità di se stessa e insieme di tutte le altre e deve saper trasmettere questo unicum: è capoluogo e capofila di un fenomeno urbano che è nella storia: ed è questa la vera unicità mediterranea. In tutti i convegni, tavole rotonde, incontri che ho organizzato e promosso in circa tre decenni sul “Razionalismo”, “il Novecento”, “le Città di Fondazione” questo unicum è sempre emerso ed appartiene a questo contesto e oggi andrebbe reinventato. Latina oltre ad unire in una sola voce gli “accenti territoriali” e consolidare uno spessore vivacemente accademico di comunicazione nazionale, deve soprattutto saper parlare all’Europa, alle istituzioni culturali internazionali perché quelle esperienze progettuali di quegli anni (e più in generale l’Arte e l’Architettura degli anni trenta) appartengono al panorama del Movimento Moderno e del Razionalismo europeo, direttamente o indirettamente. Va aumentata una scolarizzazione sulla conoscenza della storia di tutto il territorio: dai miti al Razionalismo, con aggiornate formule didattiche ed esperienziali, studiando strategie nell’immediato e nel seguito. Generare conoscenza. Sono le comunità che vanno anche ri-generate: da“Città del Silenzio” a “Città del Dialogo”. La valorizzazione culturale della città: questo è il tema centrale. Capirne il senso e dargli forma. Esiste anche una tragica mancanza o inefficienza di istituzioni socio-culturali realmente vive in tutta la Pentapoli pontina. Attivare idee e progetti per e con la comunità, insieme a programmi propositivi, inserendoli in modo permanente in un circuito virtuoso e didattico.

1)O. Frezzotti, Disegno per la fontana della Piazza della Libertà.
2)A.Mazzoni, Stazione ferroviaria. Pensilina

 

 

Fondamentale è mettere a sistema tutte le straordinarie ricerche che si sono fatte sulle città/territorio: passate, presenti e future.

3)Opera Nazionale Maternità e Infanzia, 1935.
4)F.Barbieri, Rilievi dell’arengario del palazzo del Governo.

Da realizzare ancora un importante Centro Archivio e una Luminosa Biblioteca: piattaforma e caleidoscopio di tante realtà e lasciapassare di una fantastica “astronave del Novecento” che guarda in avanti. Le identità personali e territoriali, non sono solo un retaggio del passato che va conosciuto, ma decisamente si costruiscono “in avanti”. E siccome tutta la storia del territorio lo suggerisce e ne interpreta la sua vocazione: l’idea di una Università della Cultura Urbana per bambini e ragazzi si presta molto bene a educare e formare nuove visioni, utopie e realtà che il futuro ci riserva, affinché anche i giovanissimi possano orientare meglio i loro orizzonti creativi. Faccio un unico esempio di merito, fra i tantissimi lavori, studi e pubblicazioni di cui molti storici, studiosi, architetti, docenti, etc. si sono occupati nel corso del tempo. Mentre alla fine degli anni’90 stavo lavorando al progetto “Latium Vetus-Città di Fondazione” dove per la prima volta si metteva in relazione il fenomeno delle città nuove con il contesto storico archeologico antico, la Regione Lazio stava preparando il progetto espositivo ed editoriale dal titolo: “Metafisica Costruita” – Le città di fondazione degli anni Trenta, dall’Italia all’Oltremare – promosso dalla Regione Lazio e a cura di Carlo Fabrizio Carli e dell’arch. Luigi Prisco. La mostra fu inaugurata a Roma presso il complesso monumentale di san Michele nell’aprile del 2002. L’evento ebbe una notevole risonanza nazionale e internazionale per le innumerevoli tematiche svolte nel copioso volume e anche per i tanti personaggi e professionisti coinvolti. La presentazione generale del volume doveva essere condivisa tra Renato Nicolini e Giorgio Muratore, poi scritta da quest’ultimo. Ricordo qui altri nomi: lo scrittore Antonio Pennacchi, G. Ciucci, A. Greco e poi tanti, tanti altri.  Finalmente in quell’occasione ci fu la possibilità di risistemare la Storia con l’immagine metafisica della piazza apriliana che venne assunta come logo ed emblema del titolo e di tutta la manifestazione e rappresentata nella prima di copertina. E così che Aprilia e ovviamente Pomezia (di cui subito dopo si occuperà la brillante studiosa Daniela De Angelis) sono ri-tornate alla Storia a completare la Pentapoli. Fu un vero e grande evento e fu la prima volta che si propose all’attenzione pubblica nazionale, fuori dalla cerchia di studi specialistici, un immenso patrimonio, trascurato per molto tempo e che ancora doveva uscire (parliamo di più di 20 anni fa) dalla “damnatio memoriae”. Pagine straordinarie di storia moderna: di arte e di architettura. Finalmente oggi quel muro si è infranto conquistando appieno il contemporanea. Questo grazie anche al prof. arch. Paolo Portoghesi protagonista eccelso e indiscusso della cultura architettonica degli ultimi 60 anni, noto a livello internazionale, resosi disponibile in questi ultimi tempi, prima che ci lasciasse, a dare il suo contributo alla redazione del “Manifesto del Novecento”.

La sfida oggi per la candidatura è quella di dare forma a un grande laboratorio sulla modernità: dialogo aperto e di ampio respiro sulla creatività e sulle idee e su tanti confronti e se si fa parte di un unicum, come detto, la vera identità è sempre e rimane frutto della pluralità. Il modello concettuale è quello del New European Bauhaus già promosso dalla von der Leyen: Sostenibilità – Bellezza – Inclusività.  Lavorare con la certezza del successo e con la Condivisione delle motivazioni. Superare diffidenza e autarchia delle comunità. Proporre temi e prospettive condivisibili. Tracciare un comune disegno territoriale e paesaggistico e un progetto culturale del contemporaneo. Ribalta del Patrimonio culturale e del Bene Comune legato all’ambiente. Un rinnovato progetto identitario delle “nuove città” e di tutto il territorio: progetto che si attende da molto e necessario: va realizzato comunque lo stesso e a maggior ragione anche indipendentemente dalla conferma della candidatura. Questa occasione può diventare anche il trampolino di lancio per meglio strutturare un progetto ancora più interessante e riparatore: far diventare l’unicità delle cinque città di fondazione: Patrimonio dell’Unesco. (Addis Abeba lo è diventata da sola). Il confronto culturale è un volano per crescere, aggiunge creatività, valore sociale ed economia: dispone ad alleanza operative e predispone a risoluzioni problematiche. A questo proposito è bene gettare una base operativa per degli incontri dal titolo: “Biennale delle Città Nuove” un appuntamento volto al futuro tra il mondo che ci stimola e sovrasta e quello dell’avvenire: tra il visibile e quello ancora in-visibile.

 *Riporto una idea di Calvino sulle città invisibili: che continuamente prendono forma, si trasformano, si dissolvono e ne traggo un solo punto: “è inutile voler sapere quali sono le città felici… meglio quelle che riescono ancora a dare forma ai propri desideri.
D. Cambellotti, Bozzetto, Lapide commemorativa di Giovanni Cena..LT

Giovanni PAPI  Roma 1 Ottobre 2023