L’atrox fortuna della gens Iulia; un nuovo ritratto di Agrippa Postumo, figlio adottivo di Augusto, in mostra nei Musei Capitolini (fino al 27 aprile).

di Nica FIORI

“Agrippa Iulius Caesar, l’erede ripudiato”.

Nella Sala degli Arazzi del Palazzo dei Conservatori (Musei Capitolini) viene esposto al pubblico per la prima volta un ritratto in marmo, di proprietà della Fondazione Sorgente Group, che è stato recentemente identificato con Agrippa Postumo (Roma 12 a.C. – Pianosa 14 d.C.), giovane erede di Augusto, designato alla successione imperiale e vittima delle lotte di potere.

In uno scenografico allestimento triangolare al centro della sala, il ritratto inedito è accostato ad altri due ritratti dello stesso Agrippa, uno proveniente dalle Gallerie degli Uffizi di Firenze e l’altro dalle Collezioni Capitoline.

1 Locandina

Al di là della bellezza e della rarità dei ritratti esposti, questa piccola mostra, intitolata “Agrippa Iulius Caesar, l’erede ripudiato”, permette di rievocare una pagina della storia di Augusto tutt’altro che felice, anzi un vero dramma famigliare.

Non avendo avuto nessun figlio maschio, il primo imperatore di Roma era angosciato dal problema della successione all’impero. L’amatissimo nipote Marcello (figlio di Ottavia), che Augusto aveva fatto sposare con la sua unica figlia Giulia (avuta dalla seconda moglie Scribonia) e che aveva designato come successore, era morto giovanissimo nel 23 a.C. e Giulia era stata quindi data in sposa a Marco Vipsanio Agrippa, grande amico e collaboratore di Augusto. Da questa unione nacquero cinque figli e, tra questi, Gaio e Lucio Cesari erano stati adottati da Augusto e designati per la successione, ma l’atrox fortuna della gens Iulia strappò prematuramente alla vita prima Lucio Cesare, a soli 19 anni nel 2 d.C., e poco dopo Gaio Cesare, all’età di 24 anni nel 4 d.C. A quel punto l’imperatore dovette rivedere la sua linea di successione e il 26 giugno del 4 d.C. adottò nel Foro, secondo la legge curiata, Agrippa Postumo, l’ultimo nipote maschio superstite, che Giulia aveva partorito dopo la morte del marito (nel 12 a.C.) e che, in memoria del padre, aveva preso il nome di M. Agrippa Postumus. Augusto adottò in contemporanea anche il figlio di primo letto della moglie Livia, Tiberio Claudio Nerone, che a sua volta dovette adottare Germanico (figlio di suo fratello Druso e di Antonia), per garantire in questo modo una discendenza per più generazioni.

2 Un pannello in mostra

Per permettere di destreggiarsi nella complessità della famiglia di Augusto, la Iulia, associata alla gens Claudia cui apparteneva Tiberio, è esposto un albero genealogico, dal quale apprendiamo che Giulia ebbe dal marito Vipsanio Agrippa anche le figlie Agrippina (maggiore) e Giulia (minore). La prima venne fatta sposare da Augusto a Germanico, nipote di sua sorella Ottavia.

3 Albero genealogico

Al momento dell’adozione da parte del nonno, il giovane Agrippa Postumo cambiò il suo nome in Agrippa Iulius Caesar (Iulius in quanto era entrato a far parte della famiglia di Augusto e Caesar perché designato alla successione). Tiberio aveva più possibilità di poter ereditare l’impero, in virtù dell’età molto più avanzata rispetto ai 16 anni di Agrippa e dell’esperienza politica e militare acquisita, ma Augusto non lo amava particolarmente, anche se gli aveva fatto sposare la figlia Giulia (per lei erano le terze nozze) nell’11 a.C., costringendo entrambi a un matrimonio infelice, che finì con un annullamento. Quanto a Giulia, nel 2 a.C. fu arrestata per adulterio e tradimento e relegata nell’isola di Pandataria (Ventotene).

Le fonti antiche concordano nel riferirci che il giovane Agrippa, subito dopo l’adozione, cominciò a sviluppare una particolare depravazione dell’indole, che lo avrebbe condotto al suo ripudio nel 7 d.C.

Svetonio (Aug. 65) racconta che Augusto lo revocò dal beneficio dell’adozione “per la sua natura rozza e brutale” e lo allontanò da Roma, confinandolo a Sorrento e, in seguito, “poiché diveniva ogni giorno di più fuor di senno”, nell’isola di Planasia (Pianosa), guardato a vista da un corpo di soldati.

Lo storico accenna subito dopo ai dispiaceri procurati ad Augusto dalla cattiva condotta della figlia Giulia, della nipote Giulia minore e del nipote Agrippa con queste parole:

Ogni volta che si faceva menzione di Agrippa e delle Giulie, lamentandosi soleva ripetere: «Meglio sarebbe stato rimanere non sposato e senza figli» e non li chiamava in altro modo che i suoi tre ascessi e i suoi tre cancri”.

Ricordiamo che anche Giulia minore venne esiliata (nel 9 d.C.) dal nonno Augusto sull’isola di Tremerus (nelle moderne Isole Tremiti), a causa di una relazione adulterina con Decimo Giunio Silano. Questo stesso adulterio fu, secondo alcuni, anche la causa dell’esilio a Tomi (sul Mar Nero) del poeta Ovidio.

Le maldicenze sul giovane Agrippa potrebbero essere state enfatizzate dalla fazione favorevole a Tiberio, e in particolare da Livia, così da spingere Augusto a far esiliare il nipote e assicurare così la successione dell’impero a Tiberio.

Ma forse Augusto soffriva in cuor suo per questa decisione. Tacito (Ann., I, 5) ricorda come pochi mesi prima della morte di Augusto (avvenuta nel 14 d.C.) si vociferasse a Roma che l’imperatore avesse, all’insaputa della corte, visitato il nipote a Pianosa, accompagnato da Paolo Fabio Massimo e come allora

s’eran sparse molte lacrime tra manifestazioni d’affetto, che facevano sperare in un possibile ritorno del giovane alla casa del nonno”.

Massimo lo avrebbe rivelato alla moglie Marcia e quest’ultima a Livia, che allarmata si affrettò a richiamare Tiberio dall’Illirico. Intanto poco dopo Massimo morì, forse costretto al suicidio, e al suo funerale si udì Marcia incolparsi, tra i lamenti, d’essere stata lei la causa della rovina del marito.

L’improvvisa morte di Augusto a Nola fece precipitare gli eventi. Secondo le parole di Tacito (Ann. I, 6), il primo atto del principato di Tiberio fu

“l’assassinio di Agrippa Postumo, che, essendo ignaro e inerme, un centurione, per quanto mentalmente determinato, uccise con difficoltà. Di quel fatto Tiberio non riferì per nulla presso il senato: simulava ordini del padre con cui avrebbe prescritto al tribuno addetto alla custodia di non esitare a mettere a morte Agrippa nel momento in cui egli stesso avesse terminato l’ultimo giorno”.

L’uccisione di Agrippa Postumo su presunto ordine di Augusto a Tacito appare inverosimile, perché il primo imperatore

non fu mai così duro da arrivare all’uccisione di nessuno dei suoi, né era credibile che fosse stata arrecata la morte a un nipote in cambio della sicurezza di un figliastro”.

Similmente più tardi si ritenne che anche l’improvvisa morte di Germanico fosse stata provocata da Tiberio, per mano di Cneo Pisone, governatore della Siria. Svetonio (Tib. 52) riferisce che in molti luoghi fu scritto e durante la notte gridato da moltissime voci «redde Germanicum» (ridacci Germanico!). Tiberio stesso rafforzò questo sospetto rivolto contro di lui, infierendo contro la moglie e i figli di Germanico.

L’esposizione nei Capitolini, a cura di Laura Buccino, Eugenio La Rocca e Valentina Nicolucci, è promossa dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali con l’organizzazione di Fondazione Sorgente Group e permette di ammirare le migliori repliche conservate di un tipo di ritratto che si data tra l’adoptio del 4 d.C., quando Agrippa Postumo aveva 16 anni, e l’abdicatio del 7, nel periodo in cui il giovane erede ricevette onorificenze e dediche statuarie a Roma e in tutti i territori dell’impero. I ritratti esposti sono particolarmente rari, perché le immagini del giovane, in seguito alla sua caduta in disgrazia, vennero fatte sparire dagli edifici pubblici e in gran parte distrutte, non diversamente da quelle delle due Giulie.

4 I tre ritratti in mostra

Oltre alla resa della capigliatura, tipica dell’avanzato periodo del principato augusteo, l’identificazione con Agrippa Iulius Caesar si basa sui tratti fisionomici delle tre sculture in mostra, come la fronte accigliata, gli occhi stretti e allungati profondamente infossati, la piccola bocca serrata, segnata da rigonfiamenti ai lati, le due fossette incavate, tra il naso e il labbro superiore e tra il labbro inferiore e il mento sporgente, tutti elementi che contribuiscono a conferire al volto giovanile un’espressione seria e concentrata, resa ancora più incisiva dalla torsione della testa: un’espressione aggrottata che richiama quella dei ritratti dell’omonimo padre Vipsanio Agrippa.

Lo sguardo “torvo”, tipico di Agrippa padre, evidentemente trasmesso al giovane Agrippa Postumo, è particolarmente evidente nella replica conservata ai Capitolini (marmo bianco, altezza totale cm 45, altezza della testa cm 22,5), che conserva parte del busto nudo; già nella Collezione Albani, questo è indubbiamente uno degli esemplari più significativi del tipo ritrattistico analizzato dai curatori della mostra.

5 Busto-ritratto di Agrippa Postumo, Musei Capitolini © Roma, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, foto Zeno Colantoni.

L’esemplare della Fondazione Sorgente Group, acquistato sul mercato antiquario, è una buona replica (marmo di Thasos di Capo Vathy, altezza massima conservata cm 27,2) dello stesso tipo: la testa è conservata con la parte iniziale del collo, spezzato in maniera irregolare.

Si osservano la rottura della parte anteriore del naso, estesa fino al labbro superiore e all’angolo sinistro della bocca, e del padiglione auricolare destro e abrasioni sul sopracciglio destro e sul mento.

La superficie appare consunta e sulla calotta e sul lato sinistro del volto sono visibili “cariature” tipiche del marmo tasio dolomitico.

 

6 Ritratto di Agrippa Postumo, © Fondazione Sorgente Group, foto Zeno Colantoni
7 Ritratto di Agrippa Postumo, © Fondazione Sorgente Group, foto Zeno Colantoni

Dei tre ritratti, quello degli Uffizi, in marmo bianco a grana fine, è stato completato con un busto moderno con paludamentum all’antica, realizzato dallo scultore carrarese Francesco Franchi nel 1711-1712 (altezza totale cm 82, cm 35 la parte antica). Originariamente faceva parte della Collezione Ludovisi di Roma, venne poi acquistato nel 1669 dal cardinale Leopoldo de’ Medici e alla sua morte confluì nelle raccolte degli Uffizi, dove è documentato a partire dall’inventario del 1704 già nel corridoio di Levante. L’identificazione tradizionale di questo busto con Caligola è stata all’origine di una cospicua serie di repliche di fattura moderna, ma gli studi correnti, a partire da quelli del grande archeologo Paul Zanker degli anni ‘80 del Novecento, attribuiscono ora il tipo ritrattistico ad Agrippa Postumo.

8 Ritratto di Agrippa Postumo su busto moderno, Gallerie degli Uffizi, foto Roberto Palermo
Ci riempie di orgoglio l’aver promosso la mostra monografica dedicata alla presentazione, per la prima volta al pubblico, del volto del giovane principe giulio-claudio, identificato dal prof. Eugenio La Rocca con Agrippa Postumo”,

ha dichiarato Valter Mainetti, Presidente della Fondazione Sorgente Group.

La Vicepresidente Paola Mainetti ha precisato:

Una parte importante della collezione archeologica della nostra Fondazione riguarda proprio la ritrattistica dei protagonisti della gens giulio-claudia, in modo particolare degli eredi designati da Augusto alla sua successione imperiale. La Fondazione Sorgente Group ha proseguito in questi anni la sua attività con l’obiettivo di implementare la collezione dei ritratti imperiali, promuovendoli e valorizzandoli attraverso esposizioni e studi scientifici, così come è avvenuto anche per i volti di Lucio Cesare e Gaio Cesare, fratelli dello stesso Agrippa Postumo in mostra; poi Germanico, figlio di Druso e Antonia Minore, il cui ritratto è presente in collezione”.

Ricordiamo a questo punto che sei calchi in gesso, tratti da originali appartenenti alla Fondazione Sorgente Group, arricchiscono la serie dei ritratti della famiglia di Augusto nel Museo dell’Ara Pacis, per contribuire alla conoscenza della famiglia imperiale in un luogo simbolo della pace augustea.

 Nica FIORI  Roma 8 Dicembre 2024

“Agrippa Iulius Caesar, l’erede ripudiato. Un nuovo ritratto di Agrippa Postumo, figlio adottivo di Augusto”

Musei Capitolini. Piazza del Campidoglio 1, Roma

Dal 29 novembre 2024 al 27 aprile 2025

Orario: tutti i giorni h. 9,30-19,30.

Info: tel. 060608; www.museicapitolini.org