Laurea Honoris Causa della Seconda Università degli Studi di Napoli a E. Schleier (28 giugno 2000).

redazione

Il 28 giugno 2000 la Seconda Università degli Studi di Napoli ha conferito la Laurea Honoris Causa in Conservazione dei Beni Culturali al Professore Erich Schleier.

La cerimonia ha avuto luogo nel Teatro di Corte della Reggia di Caserta.  La Commissione di Laurea,  presieduta dal Magnifico Rettore Professor Antonio Grella, era composta dal Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia, Professoressa Rosanna Cioffi, e dal Preside della Facoltà di Medicina, Professor Francesco Rossi, dal Preside della Facoltà di Ingegneria, Professor Oreste Greco, dal Preside della Facoltà di Economia, Professor Manlio Ingrosso, dal Preside della Facoltà di Scienze, Professor Mario Carfagna, dal Preside della Facoltà di Scienze Ambientali, Professor Benedetto di Blasio, dal Professor Aurelio Cernigliano, delegato del Preside di Giurisprudenza, Professor Gennaro Franciosi e dal Professor Pasquale Belfiore, delegato del Preside della Facoltà di Architettura e Pro-Rettore, Professor Alfonso Gambardella.

La Professoressa Rosanna Cioffi ha tenuto la relazione per il conferimento della Laurea.

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Nato ad Amburgo nel 1934, Conservatore capo del Museo di Berlino fino all’agosto del 1999, il Dottor Erich Schleier è stato, dopo la scomparsa di Hermann Voss, tra i maggiori studiosi tedeschi di pittura barocca del secondo dopoguerra.
La sua attività di ricerca ha spaziato dalla ricognizione filologica serrata del primo Caravaggismo a Roma alle radici ed all’affermazione del Barocco tra Roma, Napoli e Bologna. Gli studi giovanili di Schleier, accolti sin dal 1962 da Benedict Nicolson sulle annate del “Burlington Magazine” e, a partire dallo stesso anno, da Roberto Longhi su “Paragone” – ricordiamo, ad esempio, Una postilla per i Cinque sensi del giovane Ribera (1968) – hanno aperto nuove strade nell’interpretazione del delicato passaggio dalla seconda fase del Caravaggismo internazionale al complesso momento pre-barocco. Le ricerche di Schleier hanno fornito acquisizioni fondamentali su artisti come Domenichino, i Carracci, Guido Reni, Orazio Gentileschi, Giovanni Baglione, Simon Vouet, Pier Francesco Mola, Pietro da Cortona, Pietro Testa e Giovanni Lanfranco, sui quali Schleier ha prodotto insuperati contributi. Di Lanfranco, che è, forse, il “pittore della sua vita”, Schleier ha ricostruito l’iter ideativo dei cicli e delle maggiori composizioni in una magistrale mostra di Firenze, della quale resta il catalogo completo dei disegni pubblicato da Olschki (1983), ed ha in preparazione, a Parma, una mostra sul pittore che costituirà il punto d’arrivo dei suoi studi di oltre trent’anni. Più in generale, Schleier ha sempre preferito interventi sobri e per lo più brevi, impostati sulla risistemazione di opere inedite o mal attribuite. Possiamo, oggi,  considerare i saggi di Schleier come gli elementi di un vastissimo edificio di conoscenze: circa 170 pubblicazioni disseminate tra cataloghi di mostre, monografie, bollettini di musei di tutto il mondo e riviste prestigiose come “Antichità Viva”, “Antologia di belle Arti”, “Apollo”, “Arte Antica e Moderna”, “ Arte cristiana”, “Arte Illustrata”, “Jahrbuch Preussischer Kulturbesitz”, “Kunstchronik”, “La Revue du Louvre”, “Master Drawings”, “Nuovi Studi”, “Palatino”, “Revue de l’art”, “Studi di Storia dell’arte”, “The Art Bulletin”.
La curiosità intellettuale di Schleier e il suo stretto legame con la tradizione filologica tipica dei conoscitori tedeschi, inglesi e italiani, non sono mai stati disgiunti da una profonda consapevolezza delle implicazioni storiche e culturali del lavoro dello storico dell’arte. Al tempo stesso Schleier ha operato alacremente sul terreno della museografia: la risistemazione della Gemaldegalerie dei Musei di Stato resta un esempio di chiarezza espositiva, di rifiuto delle scenografie che sommergono le opere all’interno del museo, di senso della misura nelle scelte storiche e filologiche, ed anche di straordinarie acquisizioni, operate sul mercato tedesco e internazionale con estrema oculatezza.
Schleier, che oltre all’inglese e al francese parla e scrive in perfetto italiano, ha anche fornito una innumerevole quantità di contributi specifici sull’arte napoletana del Seicento e Settecento, e la sua conoscenza dei problemi dell’arte meridionale barocca ne ha fatto un punto di riferimento per gli studiosi italiani e stranieri di tutto il mondo. Oltre ai suoi interventi e alle schede in mostre come Civiltà del Seicento a Napoli (1984), vanno qui ricordati almeno i suoi contributi su Francesco Guarino (1975), su Paolo de Matteis (1979 e 1988), su Luca Giordano (1994) e su Nicola Vaccaro (1995).
Non c’è catalogo di mostra, pubblicazione monografica o catalogo d’asta internazionale che, trattando di arte barocca italiana del Sei e Settecento, non citi un saggio di Erich Schleier. Nella sua concezione il lavoro dello storico dell’arte è una continua attività di scrutinio dei problemi aperti, è un laboratorio in cui tutte le acquisizioni vanno quotidianamente rielaborate e sottoposte ad una ininterrotta verifica, per lo più condotta su materiali artistici senza nome o recanti attribuzioni errate o poco convincenti.
La proposta di conferimento della Laurea Honoris Causa al dottor Schleier vuol essere un riconoscimento adeguato al suo contributo nel campo della ricerca storico – artistica italiana e meridionale, in particolare, ma è anche un segno di attenzione della Facoltà di Lettere e Filosofia della Seconda Università degli Studi alle personalità internazionali di maggior spicco nel settore dello studio, della conservazione e della valorizzazione dei beni storico-artistici. L’attribuzione di tale titolo onorifico ad un personaggio che appartiene al mondo delle istituzioni museali e della ricerca e che ha dimostrato una particolare sintonia con la cultura meridionale, non è solo il riconoscimento tributato ad un luminoso ed impeccabile percorso di studio e di lavoro. Anche le doti umane di Schleier, che gli vengono unanimemente riconosciute nell’ambiente degli studiosi, sono tanto più significative in quanto egli è, al contrario, poco noto al grande pubblico. Vorremmo qui renderne noto il carattere schivo, l’istintiva gentilezza, la capacità di ascoltare, con lo stesso interesse, l’uomo affermato come il giovane alle prime armi.
Attraversando con i suoi scritti e la sua opera la seconda metà del ventesimo secolo e, come gli auguriamo, il ventunesimo secolo, Schleier ha segnato in modo autorevole gli studi sull’arte italiana. Da sempre in sintonia con la storia e la cultura dell’Italia meridionale, Schleier ha dato agli storici dell’arte delle generazioni future un modello di elevata tensione intellettuale, praticando una vita interamente dedicata alla ricerca storico -artistica e attenendosi ad un’etica rigorosa; sempre aperto al confronto di idee ed ipotesi su problemi di confine. Uno storico dell’arte che non è mai finito sui giornali per scoop clamorosi quanto effimeri, ma che ha fatto avanzare la storia dell’arte italiana del Seicento come pochi altri negli ultimi quarant’anni, esprimendo il proprio lavoro in una dimensione di amore e di rispetto per l’Italia e per le sue tradizioni storiche ed artistiche.
Il tema della Sua dissertazione, incentrata sull’acquisizione di un’opera di grande interesse del pittore napoletano Andrea Vaccaro, testimonia ulteriormente l’attenzione di Erich Schleier per il patrimonio artistico del Mezzogiorno d’Italia e, dunque, a maggior ragione appare il senso di questa cerimonia, voluta fortemente dal corpo accademico della Seconda Università di Napoli. In conclusione, mi sia concessa un’ultima riflessione. La scoperta di questo dipinto è stata possibile a Erich Schleier dopo la caduta del Muro di Berlino, allorché, come ci dirà lo stesso studioso, gli storici dell’arte di Berlino – Dahlem ebbero la possibilità di accedere ai ricchi depositi del Bodemuseum di Berlino – est.  Un patrimonio ricchissimo dimenticato per decenni, si offrì agli occhi attenti e amorevoli degli studiosi dell’Ovest, che, da quel momento, essi si adoperarono a restaurare, studiare e far conoscere alla comunità internazionale. Con vero apprezzamento e sincera emozione proponiamo dunque di conferire al dott. Erich Schleier la Laurea Honoris Causa in Conservazione dei Beni Culturali.

Roma  9 Gennaio 2024