di Francesco MONTUORI
Migranti sull’About
di M. Martini e F. Montuori
L’antico cenobio sorto sui resti di una villa romana nella tenuta di Fossa Nova, venne ceduto nel 1134 da papa Innocenzo II ai monaci borgognoni seguaci di san Bernardo di Chiaravalle, convinti assertori della riforma di Citeaux, improntata all’originaria ortodossia benedettina.
Fu appunto a Cistercium, una località della Borgogna, dove nel 1098 l’abate Roberto di Molesne, fondatore della chiesa proto gotica di Saint Denis (fig.1), organizzò un nuovo ordine monastico per ripristinare la stretta osservanza della regola benedettina affievolitasi nei monasteri cluniacensi ed in particolare nell’abbazia benedettina di Cluny in Borgogna (fig.2).
La durezza della Regola eliminò ogni orpello dalle chiese, abolì pitture e sculture e concepì l’organismo abbaziale come un tutto organico ruotante intorno al chiostro. L’architettura era semplice ma di grande effetto, dovuto soprattutto all’uso della pietra nuda, principale elemento di costruzione e di decorazione, con lo scopo di esaltare la costante ricerca di spiritualità.
Il complesso che oggi ammiriamo a Fossanova è il risultato del rifacimento di un cenobio benedettino; il borgo è costituito dal chiostro, cuore dell’abbazia, dalla Chiesa di santa Maria, a tre navate con volte a crociera; dalla Sala Capitolare, sede dello Stato maggiore del monastero, dove i monaci si riunivano per eleggere l’Abate con i sovrastanti dormitori dei monaci, del refettorio, l’ambiente più vasto, la cucina e i dormitori dei conversi; completarono il vicus la foresteria per l’alloggio dei pellegrini, l’infermeria, il piccolo cimitero (fig.3).
Fu a Cluny tuttavia che prese forma stabile la scuola romanico borgognona e da Cluny si diffondono due tipi di impianti planimetrici centrati sullo sviluppo della parte absidale: il primo caratterizzato dalla tipologia, benedettina, con il coro fiancheggiato da profonde absidi che si aprono sui bracci del transetto; il secondo con deambulatorio circolare dell’abside su cui si aprono le cappelle radiali che avrà successo nelle costruzioni gotiche.
- Alle caratteristiche dell’ordine cistercense contribuì in modo determinante san Bernardo di Clairveaux il cui ideale, fondato sul più assoluto rigorismo, ispirò lo stile sobrio degli edifici cistercensi. Le costruzioni furono ispirate dalla ricerca di una maggiore povertà ed estrema semplicità decorativa; in ambito cistercense si lavorò ad un’architettura priva di qualsiasi elemento decorativo superfluo alle necessità liturgiche.
Nel corso del XII e del XIII secolo l’ordine cistercense si propagò dalla Francia in tutta Europa portando con sé le tradizioni costruttive e stilistiche dei paesi d’origine; furono le stesse maestranze a costruire i nuovi monasteri e a diffondere i modi stilistici dell’architettura borgognona; tuttavia, come è normale che sia, nella tradizionale architettura monastica si innestarono le varianti locali. Modello fu il tipo romanico borgognone di Fontenay (fig.4) con il coro poco sviluppato; solo in seguito le cappelle aumentarono di numero disponendosi tutto intorno al transetto fino a passare al modello con cappelle radiali delle cattedrali gotiche.
La sostituzione delle primitive volte a botte con le volte a crociera semplice, successivamente costolonate, costituirono una ulteriore assimilazione del linguaggio gotico di cui i monaci cistercensi furono il principale tramite di diffusione nei paesi europei. Elemento innovativo fortemente caratterizzante sarà l’alta torre che si innalza all’incrocio della navata centrale con il transetto con funzione di campanile.
La tipologia architettonica di Fontenay diventerà il modello che si diffuse rapidamente: impostato su tre navate, campate rettangolari in senso trasversale nella navata centrale, quadrata nelle laterali, transetto con cappelle ed abside a pianta rettangolare, ingresso frontale porticato.
Fossanova e Casamari
Al modello di Fontenay si rifà l’abbazia di Fossanova (fig.5), situata a sud del centro abitato di Priverno, in provincia di Latina. Il piccolo abitato ha l’aspetto di un vicus e prende il nome da una cloaca che originariamente era chiamata Fossa Nova.
“ Nel 1209 Innocenzo III si recò a Piperno e qui mangiò e dormì. Alla prima brezza pomeridiana il signor papa si recò al monastero di Fossanova dove, solennemente accolto da una processione, cenò nel refettorio con i monaci. Il mercoledì sul fare del giorno, il signor papa dedicò l’altare maggiore della chiesa nuova del detto monastero…E per tutto il giorno il signor papa si intrattenne con i monaci e mangiò nel refettorio…”
Il Borgo di Fossanova si colloca in un contesto ambientale di particolare pregio, ai piedi dei Monti Lepini, a ridosso del fiume Amaseno e dislocato su terrazze degradanti verso il fiume stesso. La valle dell’Amaseno, nel mezzo della catena dei monti Lepini è di fatto lo spartiacque naturale tra la pianura pontina e la Valle del Sacco, sin dall’antichità conosciuta per la ricchezza delle sue acque (fig.6).
Questa ubicazione ha favorito l’insediamento abbaziale e il borgo per i quali l’acqua, nei secoli, ha rappresentato un elemento indispensabile per la vita della popolazione locale sia come canale navigabile,
2. sia come impianto termale, ed infine per la riserva idrica venutasi a creare grazie alla realizzazione delle opere idrauliche.
Il sito sin dall’origine fu strutturato in maniera tale da sfruttare i vantaggi provenienti dalla vicinanza con l’importante corso d’acqua. Il paesaggio fra il Borgo e l’Amaseno si può ammirare salendo verso l’abitato di Sonnino: un sentiero taglia i campi a partire dall’originario ingresso dell’Abbazia fino al ponte sul fiume, sede di una ferrovia dismessa.
Lungo il percorso del fiume trovò collocazione l’antica Privernum; a dimostrazione di quanto la valle fu importante per i Romani, sono le numerose testimonianze archeologiche che caratterizzarono il luogo sino agli inizi dell’800 a.C.
Anche la viabilità ha favorito l’insediamento del Borgo posto lungo la statale Marittima che unisce la via Appia ai Monti Lepini.
Fossanova per la sua particolare posizione strategica rientrò in un sistema viario misto in cui si integrano percorsi di pianura, pedemontani e fluviali che hanno consentito al borgo di svolgere un ruolo di primaria importanza nel controllo del territorio. Oggi il borgo risulta accessibile: per chi proviene dalla stazione ferroviaria è facilmente riconoscibile per la torre ottocentesca in cui si apre la porta arcuata (fig.7).
L’abbazia, perfetto esempio del primo stlle gotico italiano e più precisamente della transizione dal romanico a gotico si presenta con facciata, un tempo porticata, chiaramente tripartita: il grande portale di ingresso, lo stupendo rosone a ventiquattro colonnine, il timpano di chiusura (fig.8).
L’impostazione planimetrica è a tre navate di cui la centrale a campate rettangolari in senso trasversale, le laterali rettangolari in sensi longitudinale con transetto ed abside rettangolare secondo il modello di Fontenay. La lunghezza della navata centrale è scandita nella prima parte da sette campate rettangolari; la navata termina nel presbiterio e nell’abside che forma un unico corpo rettangolare. Le arcate che conducono dalla navata mediana a quelle laterali sono rette da semicolonne pensili sulle quali si scaricano le volte a crociera; altre semicolonne poste su mensole a distanza dalla pavimentazione salgono a portare gli archi trasversi della navata centrale. La copertura è a crociere; nella parte centrale del transetto si innalza il tiburio, la torre a pianta ottagonale, elevata di due piani e sormontata dalla lanterna (fig.9)
I volumi sono delimitati da piani ben squadrati dai contrafforti; la facciata era preceduta da un atrio, sul modello di Fontenay. Secondo l’austero dettato dei monaci cistercensi l’interno è spoglio e impostato su un accentuato verticalismo non attenuato dalla cornice di semplice fattura, tipicamente borgognona, che corre lungo la navata centrale spezzando il verticalismo dell’ambiente (fig. 10).
La facciata, presenta un ampio rosone a ventiquattro colonnine: la luce penetra dal rosone e inonda tutto l’interno. Nel chiostro ritroviamo a stessa semplicità: le arcatelle a tutto sesto si snodano da colonnine doppie lisce e le gallerie sono coperte a botte; ai tre lati di fattura romanica si contrappone quello costruito a sud in stile gotico: colonnine
3. abbinate sorreggono le arcatelle di sezione acuta, a tre navate con volte a crociera, divisa da due file di sette pilastri (fig.11)
Il complesso cistercense segue nell’impianto spaziale le regole tradizionali dell’architettura monastica: dal chiostro centrale si accede agli altri locali e alle dipendenze dell’abbazia necessarie al sostentamento dei monaci: la sala capitolare in stile gotico a due navate coperta con volte a crociera sostenuta da due pilastri centrali formati da un fascio di colonnine (fig.12); il refettorio posto perpendicolarmente al chiostro; l’infermeria dei monaci con al secondo piano la cella ove morì san Tommaso, ora trasformata in cappella; e poi laboratori, magazzini, stalle ecc.: un piccolo borgo agricolo, completamente autosufficiente, dotato di tutte le fabbriche e le costruzioni necessarie ad una vita dedicata alla preghiera e all’assistenza dei pellegrini. L’intero complesso era delimitato da alte mura delle quali rimane la porta d’ingresso.
In tutto simile è l’abbazia di Casamari, sita nella vicina provincia di Frosinone, con una curiosa variante: la torre centrale non si eleva dalla campata determinata dall’incrocio fra la navata centrale ed il transetto, ma da quella immediatamente precedente. Filiazione dell’abbazia di Casamari è l’abbazia toscana di San Galgano, purtroppo ridotta a rudere.
San Martino al Cimino, l’abbazia di Santa Maria di Faleri e SS. Vincenzo ed Anastasio alle tre Fontane sono gli esempi di architettura cistercense dell’Italia centrale.
Il Museo.
Il Museo medioevale, inaugurato nel 2001, è ospitato nell’Antica foresteria cistercense del Borgo di Fossanova, un unico grande ambiente, solenne e grandioso al pari degli altri edifici dell’abbazia. Si tratta di una grande sala a pianta rettangolare con copertura a tetto a doppio spiovente su arconi a sesto acuto. La struttura portante è in muratura di pietra locale, con paramento a elementi parzialmente squadrati e archi di scarico a conci irregolari; l’ambiente è illuminato dalla sequenza dei finestroni rettangolari, alternativamente dotati di ampi sopraluce (fig.13)
Il progetto scientifico del Museo è dovuta a Margherita Cancellieri de Rossi e l’allestimento museale è opera dell’architetto Lucia Di Noto; il Museo è ampiamente illustrato nel volume “Essenziale”, musei, paesaggi archeologici, disegni urbani, per la collana Grau.2., giugno 2019.
Il Museo racconta del periodo medioevale della città di Priverno mentre la fase romana è oggetto del Museo Archeologico che ha sede a Priverno a Palazzo Valeriani-Guarini dislocato in posizione centrale nella piazza principale della città.
Gli scavi più recenti dell’area archeologica hanno riportato alla luce, oltre che numerosi materiali del vivere quotidiano, un ricco apparato di sculture e pitture provenienti dalla cattedrale medioevale della città, ora esposte nel percorso museale nell’Antica foresteria cistercense.
4. L’esposizione illustra anche la storia del complesso abbaziale di Fossanova attraverso lo studio delle sue complesse architetture e il racconto delle consuetudini di vita dei monaci cistercensi (fig.14).
Francesco MONTUORI Fossanova (LT) 22 agosto 2021