di Silvana LAZZARINO
Nell’ambito di Manifesta 12 a Palermo tra gli eventi collaterali in mostra l’opera dell’artista Michele Guido che restituisce la sospensione della rappresentazione.
La natura nelle sue molteplici rappresentazioni viene restituita dall’arte sotto nuova luce. L’arte si adatta ad essa ridisegnando quei segni e volti prima inconoscibili, facendo leva sulle contaminazioni visive ed emotive dettate dai riferimenti legati al mondo sensibile. L’arte nel richiamarsi alla natura ne restituisce quella zona intatta dove abitano, invisibili, sistemi e geometrie di piani prospettici e disposizioni spaziali.
In questo percorso rientra l’arte di Michele Guido (Aradeo –Lecce 1976) artista di spicco nella scena contemporanea che restituisce attraverso un attento lavoro oggettivo vettoriale un nuovo sistema di percezione della realtà a partire dalla natura nei suoi diversi aspetti e in particolare dal mondo delle piante.
Egli suggerisce grazie alle possibili funzioni dei sistemi e processi architettonici, un’idea di spazio che ad esempio esplora le aperture del giardino in cui ridefinire il segno del visibile e dell’immaginato.
Un esempio di ampio respiro è quanto rappresentato con l’esposizione Michele Guido, ceiba garden project 2007/2018 che si svolge a Palermo nell’ambito degli eventi collaterali di Manifesta 12 fino al 4 novembre 2018.
Ceiba è un genere di pianta ritenuta sacra dalle Civiltà Precolombiane ed era rappresentata come un simbolico asse che con le sue radici e la sua chioma collegava la terra, il cielo e la vita ultraterrena.
L’opera realizzata da Michele Guido a partire dai significati racchiusi nella stessa natura, mette in relazione le strutture geometriche di questa pianta con le architetture di luoghi cui essa appartiene e non solo.
Sono mostrate alcune macro di Ceiba Speciosa importata dal Sud America nel 1896 per l’Orto Botanico di Palermo con cui viene messa in relazione la struttura geometrica delle spine della stessa pianta e le architetture mesoamericane del Messico e i rapporti armonici teorizzati da Leon Battista Alberti.
Accostando l’architettura allo spazio proprio dei luoghi fisici della natura a partire da una percezione di simboli, Michele Guido cerca di cogliere il lato misterioso e metafisico che si cela nella realtà loro circostante.
Spesso la natura racchiude segni e significati illogici che sfuggono alla concretezza del pensiero razionale dove ogni cosa e azione hanno una causa ed un effetto preciso e programmato. Accostando l’architettura alle geometrie della natura viene restituito un certo assetto misterioso e metafisico che si cela nella realtà loro circostante.
Con la sua arte Michele Guido accostandosi alla natura e soffermandosi sulla mimesi cattura i codici ed i messaggi insiti nella stessa natura che si proiettano nel ciclo dell’esistenza dove tutto ha un ordine e una predisposizione. Nella definizione e costruzione dello spazio entro un’ottica razionale si inserisce una visione onirica che prende spunto dalla natura e dai suoi spazi.
La natura nei suoi diversi elementi nasconde invisibili presenze geometriche: una foglia con le sue nervature rimanda al disegno prospettico della galleria di Palazzo Spada del Borromini. La foglia nelle sue geometrie nascoste conserva un preciso piano di rappresentazione del mondo da codificare. Anche in questo caso è necessario ascoltare con la parte più alta dei sensi per poi entrare in una dimensione razionale e leggere la realtà attraverso una visione prospettica.
Silvana LAZZARINO Palermo settembre 2018