di Lori FALCOLINI
La Galleria La Nuvola di via Margutta ha presentato Metamorfosi Marmoree, prima mostra personale romana di Reinhard Pfingst un artista che crea opere da “ascoltare” realizzate nella pienezza nobile del marmo.
Il basamento partecipa all’armonia di ciascuna scultura suggerendo un grembo pietroso da cui si origina la leggerezza.
Come scrive Bashō, grande poeta giapponese, nell’arte l’invariabile esprime sempre il cambiamento.
Tra le sculture citiamo Eolo che ha iniziato il percorso espositivo di Metamorfosi Marmoree – a cura di Alice Falsaperla– librandosi sulla base verde Guatemala come un soffio di pietra. Le volute in marmo bianco di Carrara, immobili eppure in movimento, emanano una naturale sensualità, caratteristica creativa di Reinhard Pfingst.
La scultura Calipso, leggera come una dea, si offre allo sguardo di chi osserva su un marmo verde ritmato da una striscia dal colore rosso Verona.
Cremino di marmo voluttuosamente pregiato. Il Nuotatore è un corpo che nuota in un mare/inconscio di pietra Arul Bahia dal colore delle profondità.
“Io decido i titoli delle opere a posteriori” mi dice Reinhard Pfingst seduto davanti a La Nuvola, nello spirito di una Galleria di Arte Contemporanea che fluisce nello spazio circostante al passo con i tempi.
“Non voglio illustrare qualche cosa. Ho delle intuizioni – visioni, direi – di certe armonie che realizzo nel marmo. Soltanto quando il lavoro è parecchio avanti e ho una certa distanza dalla mia opera capisco ciò che sto realizzando. Tante associazioni e suggestioni si condensano in un artefatto che è la scultura. L’importante sono i ritmi perché io lavoro in analogia con la musica; voglio creare armonie visive attraverso intervalli ritmi luci ombre volumi come un compositore di musica strumentale. Il titolo dell’opera non ha molta importanza, è una associazione leggiadra perché non voglio condizionare lo spettatore. Il mio titolo è una possibilità di visione.”
Il viaggiatore suggerisce qualcosa che appartiene al femminile. Nel suo schiudersi immaginario e palpitare nonostante l’impenetrabilità del marmo ispira sensualità.
L’opera realizzata in marmo di Carrara si “abbandona” sul marmo di Marquinia elegantemente spigoloso. Bianco e nero: due colori in contrasto o imperfettamente in coppia; due terre da attraversare in un cammino carnale.
“Bianco e nero” dice ancora Reinhard Pfingst “si completano a vicenda essendo diversi. L’aspetto erotico entra liberamente nel disegno, nella curva; fa parte di una sensualità complessiva, la stessa bellezza che può avere un fenomeno naturale, un’onda del mare. Riverbera sullo sfondo senza diventare esplicito, crea forme armoniosamente sensuali senza malizia… . Tutto il piacere visivo è venato di erotismo, esserne serenamente consapevoli è una cosa molto bella. E tutto questo confluisce in un artefatto che è la scultura. Io lavoro per l’ambiente urbano, non mi interessa di collocare le mie sculture nella natura perché la natura ha già la sua perfezione, trovo invece importante che l’abitato sia pieno di bellezza creata ad arte per restituire l’armonia della natura. Come scultore cerco di dare un contributo poetico alla bellezza dell’abitato.”
L’Argonauta in prezioso travertino romano si avvolge srotola striscia si spinge in avanti con solida armoniosità. Poggiata sulla base di ferro patinato, l’opera suggerisce l’arrivo di un’onda.
I viaggi nel mondo hanno nutrito la creatività di questo artista nomade, nato in Germania da padre tedesco e madre giapponese/tedesca, trasferitosi in Italia dagli anni ottanta per studiare architettura.
“Mi interessavano i volumi gli spazi la luce e quindi la scultura alla fine è stata la sintesi di tutto ciò, Vivendo in Italia è naturale interessarsi di scultura per la forte presenza litica nelle città. Rispetto alle città giapponesi in cui prevale il legno, i materiali leggeri, le costruzioni europee e quelle italiane, in special modo, sono volumi solidi… . Il marmo è una pietra dalla fantastica lavorabilità e per questa caratteristica è stato utilizzato fin dall’antichità; gli antichi non volevano mettere in risalto il marmo in quanto marmo, per questo coloravano le sculture. Piano piano, nei secoli, si è apprezzato anche l’aspetto della superficie e il bianco marmoreo è diventato sempre più sacro. Delle volte esagerando perché non si dovrebbe essere succubi di un materiale… . Io lavoro con una coppia di scultori che si sono formati a Carrara; tutti e tre amavamo la pietra così insieme abbiamo creato un laboratorio. Chi lavora il marmo deve saper lavorare in squadra: il peso del materiale lo richiede, ci vuole una grande attrezzatura per spostare tonnellate di marmo. A Roma c’è una importante tradizione di marmorari ma sono pochissimi gli studi attrezzati per lavorare artisticamente il marmo così nel nostro laboratorio vengono a lavorare anche altri artisti… . Per me è molto importante lo scambio interdisciplinare per non diventare un artigiano nel senso deteriore del termine, ossia qualcuno che ragiona esclusivamente con gli attrezzi del marmo perdendo poi il mondo che c’è intorno o perdendosi in fantasticherie artistiche”.
Alice Falsaperla, curatrice della mostra, ha arricchito il percorso espositivo con abiti impermeabili e borse realizzate in polvere di marmo: “metamorfosi marmoree” indossate da modelle che hanno sfilato tra le sculture e nella via Margutta, antistante la Galleria, creando armonie in movimento.
“Gli abiti” dice Alice Falsaperla “sono stati realizzati da due creative (brand italiano Fili Pari, Fashion-Tech) che attraverso la polvere di marmo hanno dato origine ad una texture incredibilmente leggera. È stato un omaggio a Reinhard Pfingst, un artista a cui sono legata da una reciproca scelta e in cui credo per il futuro dell’arte. Le sculture di Reinhard creano vere e proprie oasi visive. La sua ricerca spaziale sembra quasi marziana per certi aspetti, la leggerezza ed anche un senso ardito sono alla base delle sue creazioni. Sono astrazioni che risuonano dentro chi osserva, suggestioni che provengono dalla natura ma anche che possono assumere, come ho scritto nel testo di presentazione della mostra, le forme di nuove epidermidi. Nuovi corpi. È la bellezza della contemporaneità.”
La mostra si è tenuta a Roma presso la Galleria La Nuvola, via Margutta 41, dal 14 al 24 giugno 2024.
LOri FALCOLINI Roma 21 Luglio 2024