Le opere d’arte della pieve di San Mauro abate a Costozza di Longare (Vicenza)

di Francesco CARACCIOLO

 La splendida pieve di San Mauro abate, che sorge in cima al monte che domina la frazione di Costozza di Longare (Vicenza), è di fatto uno scrigno ricco di storia e di arte.

Essa venne edificata quasi certamente in un’epoca precedente all’anno 1000. La sua importanza a livello strategico e amministrativo era tale che un antico documento del 1297 ci attesta che la pieve di Costozza, fondata dai Benedettini nel Medioevo, aveva giurisdizione sulla maggior parte delle cappelle del circondario di Castegnero, Pianezze, San Pietro Intrigogna e della stessa Longare.

1) Facciata e campanile della pieve di S. Mauro abate di Costozza di Longare

L’antico edificio benedettino, a causa di numerosi eventi legati a guerre e stravolgimenti storici e politici, ma anche di terremoti, tra i quali quello più disastroso capitò nell’anno 1117, venne purtroppo demolito per far spazio alla nuova chiesa seicentesca, completata però nel secondo decennio del 1700 dal famoso architetto Francesco Muttoni (1669-1747) , a cui si deve anche il progetto per i portici di Monte Berico.

2 Veduta del borgo di Costozza

La pieve di San Mauro conserva ancora l’antico campanile in stile romanico decorato da bifore con colonnine originali che presentano l’elemento del pulvino bizantino; alla base di esso è murata una lapide che ricorda i terremoti che si sono susseguiti in questo territorio nel corso dei secoli[1]. La lapide recita così:

I TREMOTI  MCXVII

M.CC.XXIII.   TP. TREMOTI

M.C.C.C. XLVIII    TEREMOTI

Dell’antica chiesa si conservano pure due pregevoli tabernacoli lapidei [2],il cui stile (specialmente il secondo che appartiene certamente agli inizi del XVI secolo) si avvicina ai modi degli scultori Lombardo (nota famiglia di scultori e di architetti operanti nella Serenissima tra il XV e il XVI sec.). La facciata della pieve ha forme semplici [3], di sottili motivi baroccheggianti e con un ricco apparato plastico eseguito da Giovanni Calvi [4], artista attivo a Vicenza nella prima metà del ‘700, dopo un apprendistato presso la bottega del Marinali.

Il Calvi è presente in questo contesto con le statue della facciata, che raffigurano il Cristo che regge il vessillo tra i quattro evangelisti, e, all’interno, con il gruppo scultoreo della Vergine Annunciata e dell’arcangelo Gabriele.

3) Tabernacolo n. 1 con il Cristo patiens ( fine XV)
4) Tabernacolo n. 2 , secolo XVI

Entrambe le statue sono ai lati dell’altare maggiore dove è collocata la straordinaria pala di Giovanni Antonio de’ Pieri, detto lo Zoppo (1671-1751), raffigurante la Gloria di San Mauro abate. Pure di grande effetto scenografico appare agli occhi dei fedeli il grande apparato architettonico e decorativo dell’ancona pertinente all’altare maggiore di forte respiro barocco e con preziosi elementi marmorei e lapidei.

5) F. Muttoni, interno della pieve di Costozza ( XVIII sec.

Il de’ Pieri, primo artista in ordine di tempo ad operare nel territorio vicentino agli albori del XVIII secolo, è stato certamente il maestro di Costantino Pasqualotto, ma rispetto al suo allievo si esprimerà attraverso uno stile più magniloquente e trionfalistico, memore del linguaggio pittorico del Maffei e di tutta la tradizione figurativa del ‘600. Secondo gli studi più recenti, lo Zoppo si sarebbe formato da un lato sull’esempio dell’estro tormentato di Francesco Maffei, dall’altro avrebbe invece completato il suo apprendistato all’interno della bottega del Marinali.

6) Giovanni Calvi, statua dell’arcangelo Gabriele ( prima metà del ‘700)

All’interno della pieve di  San Mauro, a Costozza, il de’ Pieri dà il meglio di sé con la straordinaria raffigurazione della Gloria del santo titolare dell’antica pieve benedettina, la cui storia è attestata, come già ribadito, addirittura in un periodo che precede il X secolo: nella suddetta pala dello Zoppo, San Mauro viene portato in cielo dagli angeli, mentre in basso, a destra, è inserita la figura di un altro santo che indossa una tonaca di colore marrone scuro e regge con la mano sinistra il libro della regola dei Benedettini; ho arguito si tratti di San Benedetto da Norcia, fondatore dell’ordine dei Benedettini, piuttosto che di Sant’Antonio da Padova, scambiato erroneamente dalla tradizione locale (penso che non abbia alcun senso inserire in un dipinto di una pieve benedettina l’immagine di una santo estraneo all’Ordine mentre ha più senso, secondo lo scrivente, che in una raffigurazione del transito di San Mauro sia proprio il fondatore dell’Ordine benedettino a indicare, con il suo braccio destro alzato che delinea una diagonale che parte da San Benedetto fino a toccare la testa di San Mauro, ai fedeli la visione ultraterrena della gloria di un santo così importante per i Benedettini).

7) Altare maggiore; pala d’altare di G. A. de’ Pieri, detto lo Zoppo con la Gloria di S. Mauro abate , epoca ‘700

Per concludere la descrizione della stupefacente pala dello Zoppo, volevo specificare che nella parte sommitale della pala – che si conclude con una centina, in alto, leggermente ribassata e impreziosita da una cornice lievemente sagomata – compare la raffigurazione della Trinità con il Cristo portacroce: il medesimo schema compositivo verrà ripreso puntualmente da Costantino Pasqualotto in alcune pale d’altare sparse nella provincia veneta tra Vicenza e Padova, tra le quali spicca, per la resa straordinaria degli effetti cromatici e scenografici, quella dipinta per i Carmelitani di Vicenza e attualmente conservata presso la chiesa di San Marco in San Girolamo, ovvero la Visione di San Giovanni della Croce, opera eseguita tra il 1735 e il 1750.

Infine, ribadisco che la pieve di San Mauro di Costozza è una perla rara di straordinaria bellezza sia per la sua storia millenaria che per la quantità non indifferente di opere d’arte ivi contenute , pur non rientrando tra le mete più battute dai turisti italiani e stranieri che visitano ogni anno il Veneto.

Francesco CARACCIOLO  Vicenza 24 Novembrer 2024

NOTE

[1] Luciano Cestonaro, 2021
[2] Il tabernacolo più semplice è composto da due lesene decorate da grottesche che reggono un timpano curvilineo all’interno del quale è inserito il bassorilievo raffigurante il Cristo Patiens ,molto simile ad un analogo esemplare conservato presso la chiesa parrocchiale di Santa Giustina ad Arcugnano (VI);il secondo tabernacolo invece mostra il medesimo partito architettonico ma con la differenza che al di sotto del timpano, sempre curvilineo,è inserita una trifora –  con al centro due colonnine tortili, e all’estremità due lesene con grottesche – entro la quale trovano posto tre sculture con figure di santi ai lati ( molto deteriorate che quasi non vi si riconosce l’iconografia ) e il Cristo Patiens al centro.
[3] Il portale d’ingresso alla pieve venne rifatto nel corso dell’Ottocento sotto gli austriaci (finanziato dalla principessa d’Arenberg che viveva a pochi passi dalla pieve in una villa seicentesca appartenuta ai Trento ). Fonte : Luciano Cestonaro.
[4] https://www.colliberici.it/it/longare

Fonti bibliografiche e storiche 

  • VV., Costozza la “Perla dei Berici”, Longare e Lumignano, Pro Loco e Comune di Longare, Imprimenda, 2014.
  • Custodia- Costozza, periodico dell’Associazione Culturale Custodia, Anno II, – n. 1- Dicembre 2023, pp. 6-8;
  • Gaetano Maccà, Storia della famosa grotta detta volgarmente il covolo, o covalo di Costoza, Vicenza MDCCXCIX, Edizione anastatica 1989, Cartolibreria Pederiva-Grancona.
  • Lino Cappellaro, Costozza nei tempi, Vicenza, Scuola tipografica Istituto S. Gaetano, 1959
  • https://www.facebook.com/share/p/1kVhDRaPfDRVytc9/ (di Luciano Cestonaro, 2021)