Le ricerche d’archivio sul “Martirio di San Lorenzo” capolavoro del manierismo padano di Denijs Calvaert; fu un caso di mecenatismo

di Fabio OBERTELLI

Il presente articolo si pone come obiettivo quello di rendere manifeste le importanti scoperte documentarie riguardanti la preziosa tela rappresentante il Martirio di San Lorenzo del celebre pittore fiammingo Denijs Calvaert.

Denijs Calvaert, Martirio di San Lorenzo, Chiesa di San Lorenzo (frazione San Lorenzo di Castell’Arquato; PC)

Innanzitutto è doveroso ringraziare il Sig. Dino Anelli, il Sig. Emilio Ghidotti dell’Archivio Storico Diocesano di Piacenza e il Dott. Pietro Scottini (direttore dell’archivio stesso), che in queste settimane di ricerca mi hanno supportato ed agevolato nel processo di ricerca documentaria. L’analisi dei documenti è iniziata con lo studio delle visite pastorali effettuate dai differenti Vescovi a partire dalla fine del ‘500 fino ad arrivare alle più recenti e a noi più temporalmente prossime del XX secolo. La prima fonte che parla della presenza del dipinto del Calvaert è la visita pastorale del Vescovo Giovanni Linati datata 18 ottobre 1623, all’interno della quale viene resa nota la presenza di un dipinto raffigurante l’immagine di San Lorenzo, sito sopra il portale principale. Si prosegue con la visita pastorale del 27 aprile 1638 operata dal Vescovo Alessandro Scappi che non esplicita maggiori dettagli rispetto alla precedente visita del Linati; infatti anche in questo caso si menziona una tela raffigurante il Martirio di San Lorenzo sita sul portale principale. Non si ritrova più menzione della tela in questione fino alla visita pastorale effettuata dal Vescovo Pietro Cristiani in data 26 gennaio 1753. Le informazioni che sono state desunte dalla visita in questione hanno fatto finalmente luce sull’origine della meravigliosa tela del Calvaert e hanno permesso di rispondere al legittimo quesito nascente dall’incomprensione della localizzazione dell’opera in un contesto così marginale. Come si evince dalla visita Cristiani, la parrocchiale di San Lorenzo di Castell’Arquato era sottostante a giuspatronato della nobile famiglia Filiodoni di Meleti Lodigiano. Ricerche d’archivio effettuate nei giorni scorsi, e che stanno proseguendo ininterrottamente per delineare una matrice esatta e chiara dei processi di commissione artistica che hanno legato questa antica famiglia col pittore d’Anversa, hanno rivelato come nel periodo in cui la tela è stata dipinta (1583), un illustre membro della famiglia Filiodoni (tale Danesio Filiodoni) fosse Gran Cancelliere dello Stato di Milano. Una carica di estremo prestigio, punto d’arrivo di una florida carriera politica intrapresa da Danesio stesso, il quale era stato in grado di intessere importanti relazioni con Carlo V di Spagna prima e con Filippo II successivamente. Da un articolo pubblicato sulla “Strenna Piacentina” nel 1888 dal professore Luigi Ambiveri, dal titolo “Danesio Filioddoni gran cancelliere dello Stato di Milano”, emerge come i rapporti di questa importante figura con il territorio piacentino fossero particolarmente assidui. Citiamo ad esempio l’episodio del 1584, anno in cui Danesio accompagnò il nuovo governatore Don Carlo d’Aragona a visitare le città del ducato e, dovendo raggiungere Cremona, passarono per Piacenza e ivi rimasero dal 12 al 16 maggio. Nell’inventario della visita Cristiani vengono inoltre fornite importanti informazioni in merito al dipinto; si dice: “un eccellentissimo quadro donato dalla pietà della Casa Filiodoni rappresentante il Martirio di San Lorenzo opera di Dionisio Calvaert d’Anversa del 1523 con tendina per coprirlo”.  La data trascritta durante la visita pastorale risulta estremamente inesatta, quasi paradossale essendo il nostro pittore nato nel 1540. È possibile però comprendere l’errore essendo la data riportata sul dipinto 1583, considerando anche lo stato conservativo dell’opera. Altra testimonianza proviene dalla visita del Vescovo Alessandro Pisani, datata 1775 che riporta le stesse informazioni della visita Cristiani, replicando lo stesso errore d’attribuzione cronologica del”opera. Le informazioni migliori da un punto di vista di completezza e precisione storica derivano dalla visita pastorale effettuata dal Vescovo Carlo Scribani Rossi in data 12/09/1820. Nella prima parte del documento viene solo citato il quadro di Denijs Calvaert del 1583; notizie più interessanti provengono dall’inventario della visita stessa. In questa sezione non solo viene ripetuto che la parrocchiale racchiude un preziosismo dipinto del Calvaert datato 1583 rappresentante il Martirio di San Lorenzo e donato dalla famiglia Filiodoni, ma viene anche esplicitato come la famiglia Corio Filiodoni (estintasi la dinastia Filiodoni ed inglobata all’interno della dinastia Corio nel XVIII secolo) continui a detenere il giuspatronato sulla piccola parrocchiale di San Lorenzo. Infatti, in una nota si dice come il rettore della piccola realtà di culto, tale Pellati sia stato nominato dal Marchese Alberto di Vigoleno Scoto delegato dal conte Bellozzi Corio Filiodoni. Le visite successive a quella Scribani Rossi riportano tutte le stesse informazioni in merito al dipinto, decantandone la qualità e la pregevolissima fattura. L’ultima scoperta che finora è emersa dall’analisi documentaria riguarda un articolo pubblicato sempre sulla Strenna Piacentina dell’anno XV (anni 30 del 900) dallo storico belga Maurice Vaes. Un articolo fondamentale per lo snodo e lo sviluppo dello studio della tela in questione. Una testimonianza vittima di un oblio immeritato in quanto stilata con criterio e grande afflato critico. Dalla lettura dell’articolo del Vaes emergono due principali punti sui quali è giusto soffermarsi:

Tiziano, Martirio di San Lorenzo; Chiesa di Santa Maria Assunta (detta dei Gesuiti)
  • emerge come il Calvaert, durante il suo soggiorno romano dove aveva potuto assaporare e godere del milieu culturale del manierismo internazionale che vedeva in Bartolomeo Sprangher uno dei maggiori interpreti esteri di questa ardita corrente artistica, fosse un accanito collezionista di stampe e che decise di impreziosire la sua raccolta con le stampe di un suo connazionale, ovvero Cornelis Cort. Di estrema importanza è evidenziare come il Cort fosse stato allievo di Tiziano prima di approdare a Roma ed è quindi palese come il Calvaert sia venuto in contatto così diretto con le rappresentazioni de “Il Martirio di San Lorenzo” eseguito da Tiziano per la chiesa dei Gesuiti a Venezia. Questo filo che conduce e sapientemente collega l’arte veneta con quella bolognese, passando per quella di matrice tosco romana, ben esemplifica il sentimento culturale che si innestava in Roma a partire degli anni 40 del ‘500 con i grandi cantieri portati avanti da pontefici mecenati delle arti come fu, caso esemplare, Paolo III Farnese prima e Gregorio XIII in seguito. Lorenzo Sabbatini (presso il quale il Calvaert cresceva artisticamente) si inserisce a Roma nel pieno della “rivoluzione” manierista che interessava urbanistica, architettura e pittura. E in questi ambienti si forma la cognizione artistica di Denijs Calvaert, pronto a divenire una figura chiave per la concezione della scuola bolognese.
  • In una nota al testo il Vaes, ringraziando lo storico piacentino Arturo Pettorelli, scrive quanto segue:” il quadro è stato elencato fra le cose pregevoli con certificato del 10 settembre 1921, dall’ispettore Laudedeo Testi. Il chiarissimo prof. Arturo Pettorelli, che ci piace ringraziare per le notizie date sul Martirio di San Lorenzo, suggerisce la seguente ipotesi riguardo alla provenienza del quadro: sarebbe un dono della famiglia Filiodoni, marchesi di Meleto Lodigiano, che un tempo ebbero diritto di giuspatronato sull’oratorio di San Lorenzo…”. È doveroso evidenziare come l’intervento della famiglia Filiodoni non sia solo una ipotesi, in quanto, grazie alle scoperte documentarie, è certa la donazione del dipinto da parte di questa nobile casata che aveva l’onore della gestione del piccolo edificio di culto; famiglia dalle antiche origini che si fanno risalire al XII secolo a Oddone Confalonieri. Pur non avendo ancora alcun documento relativo al committente preciso del meraviglioso quadro piacentino (che come nota il Vaes, non è mai stato rimosso dal luogo originario), è plausibile far risalire a Danesio Filiodoni, gran Cancelliere dello Stato di Milano e quindi rivestente un incarico per nulla marginale, la decisione di commissionare a un pittore del calibro del Calvaert una tela di questa portata.

Le notizie che sono emerse da queste recenti ricerche permettono di accrescere la scarna e quasi inesistente, fino ad oggi, bibliografia di riferimento dell’opera facendo luce su una “nuova” gemma artistica di cui il territorio piacentino gode.

Fabio OBERTELLI  Piacenza settembr 2018