di Carmen D’ANTONINO
“Rimembranze”, un termine quasi desueto al quale l’artista Michelino Iorizzo si ispira per la sua mostra presso il Museo etrusco “Claudio Faina” di Orvieto, struttura inclusa nei luoghi della cultura segnalati dal Ministero per i Beni Culturali, e che accoglie una tra le maggiori collezioni archeologiche d’Italia; una collezione, messa insieme nel corso di tutto l’Ottocento, che include reperti etruschi (ceramiche, bronzi, gioielli), greci (vasi a figure nere e a figure rosse) e romani (un ricco monetiere).
“Rimembranze” ci pone di fronte alla volontà dell’artista di esaltare un modo di dipingere caratterizzato da una tecnica sublime, ma anche di comunicare, per il tramite di nomi appartenenti all’identità storica dell’essere umano, la bellezza dei suoi volti immaginari. Attraverso l’arte etrusca ci immergiamo in un affascinante viaggio nell’universo femminile.
Michelino Iorizzo è artista poliedrico che tratta materie diverse: tempera, olio, pigmenti, argilla, legno, allo stesso modo in cui accadeva nelle antiche botteghe dei grandi maestri. Guardando al passato, attinge dalle antiche tecniche pittoriche riproponendole in chiave moderna, comunicando sotto una patina di aspetto antico il messaggio fortemente contemporaneo e moderno dell’opera. Un’arte che si affida alla tecnica, che la conosce e riesce mirabilmente a farla sua, non in maniera asettica, bensì riuscendo a comunicare forti emozioni, tuffandosi nel passato sempre con uno sguardo verso l’attualità. Michelino Iorizzo, con le sue opere e il suo stile, ci ricorda che tutto ciò è possibile. Che un dipinto ben fatto non è necessariamente una copia, ma può essere portatore di modernità e superare il classico. E i suoi volti ne sono la prova eclatante. Un’indagine che parte da un denominatore comune dell’essere umano: lo sguardo; è il linguaggio della comunicazione non verbale, dell’empatia, la sola ed unica via per conoscere l’anima.
Iorizzo è quel Maestro in grado di fermare gli sguardi nell’attimo decisivo. La sua è una pittura di composizione classica e fiamminga, dal cromatismo multiforme che richiama l’oriente, la mitologia greca e il mondo etrusco con le sue donne, i suoi eroi e i suoi guerrieri. Le opere che osserviamo sono volti androgeni, il risultato di un’opera unica e perfetta, l’unione della figura femminile e maschile che riecheggiano quella teoria platonica della perfetta armonia dell’anima e del giusto ordine delle virtù. Alcuni di essi si stagliano su tavole restituite a riva dal mare, trattate, preparate con il gesso e dipinte, dalle quali, sovrapponendosi alle storie di peregrinazioni del supporto pittorico, prendono vita figure iconiche in cui non esiste un paesaggio di sfondo ma solo plasticismo, tridimensionalità cromatica, bellezza materica come in “Hypnos, Eros e Thanathos (figg.1,2,3)
oppure il fascino dei nomi etruschi quali Thesatei, Elinda, Kisnai, Larthia (fig. 4) o Ramutha”.
Nomi e sguardi che evocano in noi la conoscenza di quelle donne che hanno rappresentato le più importanti sculture nel panorama storico – artistico.
Voglio riportare alcuni esempi:
al Museo Gregoriano Etrusco, nei Musei Vaticani, è conservata un’olletta in bucchero (ovvero un piccolo recipiente che serviva per contenere alimenti dove si legge la scritta “mi ramunthas Kansinai”, ovvero io sono Ramutha Kasinai– fig. 5), dove il proprietario del vaso una donna, è identificata con nome e cognome.
Ecco dunque che pensando alla donna etrusca, mi vengono in mente le immagini di Larthia Seianti (fig. 6), la dama del Museo Archeologico Nazionale di Firenze, vestita con una lunga tunica stretta in vita decorata con borchie e che porta preziosi gioielli d’oro, come un paio di vistosi orecchini a disco;
oppure la giovane Velia (fig. 7),
una sposa raffigurata in un affresco che decora la Tomba dell’Orco a Tarquinia, e porta una ricca collana di ambra, un paio di orecchini a grappolo, e ha i capelli raccolti sulla nuca, oppure la bellissima ragazza conservata al Metropolitan Museum, (una delle testimonianze più evolute dell’arte etrusca, una scultura a grandezza naturale – fig. 8) che a mio avviso ha la stessa intensità di “Thania” (fig. 9) la donna scelta per rappresentare la rassegna pittorica dell’artista.
Bellissima, sensuale, fiera di sé, rappresentata con labbra socchiuse, occhi serrati, un’elegantissima acconciatura e quel rosso carminio che evidenzia le sottili velature dalle stratificazioni morbide.
I suoi ritratti presentano una composizione equilibrata e misurata. Assumono pose eleganti ed armoniose come la “Venere di Canicella” conservata nel Museo Claudio Faina che ospita la mostra dell’artista (fig.10).
Si respira quel concetto di “bellezza ideale” da uno spiraglio di luce, da uno sguardo che ci porta oltre l’infinito, verso mondi immaginari che nutrono l’artista e che egli rende reali alla nostra vista.
Ogni volto, se ci sofferma a leggerlo, svela delle storie, dando vita ad una pittura che provoca un dialogo riflesso con l’osservatore, una visione nel senso forte del termine; di un lampo improvviso che penetra in ogni porzione dell’opera. L’aspetto fondamentale è la sua riconoscibilità ed in questo Michelino Iorizzo riesce magistralmente.
Sono suoi i volti liquidi di un mondo globale, appartiene alla sua pittura l’apparente istintività del tratto che cela una minuziosa ricerca del dettaglio.
Carmen D’ANTONINO 16 Aprile 2023