di Silvana LAZZARINO
“Sincronie” di Sergio Monari. L’esposizione al Museo Fortuny di Venezia, curata da Niccolò Lucarelli e Chiara Squarcina, è aperta dal 26 febbraio al 5 maggio 2025
L’equilibrio e l’eleganza, come la presenza del mito e della bellezza in riferimento alla complessità della classicità greco-romana sono al centro dell’indagine artistica di Sergio Monari (Bologna, 1950) scultore capace come pochi di esplorare l’animo umano attraverso immagini potenti ed evocative, che invitano ad osservare la realtà con un nuovo sguardo cogliendone la bellezza e la verità spesso celate dietro l’apparire. Le sue sculture sono riletture critiche della società contemporanea, ispirate alla classicità che, nonostante i suoi difetti, aveva nella bellezza il supremo ideale, meta di un percorso civile fondato sulla coerenza e sulla spiritualità. Accanto alla bellezza era il mito, considerato sia riferimento spirituale, sia sociale, che fungeva da “ponte” tra l’esperienza vissuta e l’ordine cosmico.
Alla sua arte che con linguaggio semplice, ma evocativo, riflette l’essenza dell’esperienza umana guardando alla complessità della vita, è dedicata la mostra “Sincronie” inaugurata lo scorso 25 febbraio a Venezia presso il Museo Fortuny a San Marco dove resta visibile fino al 5 maggio 2025.
Dopo la partecipazione alla Biennale del 2011, l’artista torna in città con una personale il cui percorso esplora la sua particolare sensibilità per la materia e la tridimensionalità, la sua profonda conoscenza dell’antichità classica così come la sua straordinaria capacità di attualizzare temi universali, che trovano a Venezia, e in particolare a Palazzo Fortuny, una risonanza particolare. Oltre a collaborare con le maggiori gallerie italiane dalla fine degli anni Settanta e con i più illustri poeti italiani, Monari ha fondato insieme ad altri artisti l’Associazione Culturale CETRA, aprendo anche uno spazio espositivo e dando vita al Parco della Scultura presso il suo casolare di Castelbolognese.
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Curata da Niccolò Lucarelli e Chiara Squarcina, l’esposizione propone nuove sculture come Dispensa sorti, Vivida sorte e Radioso oltraggio, insieme a opere storiche, esposte al piano terra del palazzo, quali riletture critiche della società contemporanea, prendendo come modello quella classica.
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Guardando al mito Sergio Monari critica la società contemporanea per la sua incapacità di riconoscerne la portata, in particolare come spiega il curatore della mostra Niccolò Lucarelli:
“Monari mette in discussione l’importanza del mito nella costruzione delle istituzioni sociali, senza svilirlo in sé bensì, al contrario, attaccando l’incapacità della società contemporanea di riconoscerne la portata. La poesia, l’amore, la gloria, la guerra, il destino, il tempo, la vanità, la morte prendono forma in una sorta di romanzo antico, eppure sempre nuovo, attraverso un allestimento che si dispiega, opera dopo opera, su capitoli modellati in forma di umane sembianze, pulsioni, aspirazioni, dubbi e timori”.
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Disposte come in uno spazio teatrale che attraversa le epoche, le opere esposte sembrano restituire sguardi e parole che riflettono passione, provocazione e poesia, dando alla narrazione una carica capace di far vibrare le corde più sottili dell’animo umano. Emerge una sorta di “commedia umana” in cui le stesse statue, vivide nella loro forza narrativa ed eternate nella tridimensionalità del bronzo, è come se volessero suscitare il dramma agli occhi dell’osservatore.
Nonostante la loro conflittualità, le sculture di Monari rivelano l’urgenza di recuperare una dimensione spirituale, presentandosi come fugaci ierofanie, rivelazioni labili di una sacralità perduta.
Come sottolinea Chiara Squarcina, curatrice della mostra e Direttrice Scientifica della Fondazione Musei Civici di Venezia:
“La presenza di Monari a Palazzo Fortuny, dunque, sottolinea l’esigenza di rafforzare e attualizzare il dialogo con quella cultura greco-romana che è la radice fondante della nostra società. Attraverso la sua opera se ne può riscoprire la modernità, così come avvenne per Mariano Fortuny che, con i suoi iconici abiti e i motivi decorativi delle sue stoffe stampate, tradusse valori e simboli dell’antichità classica in un linguaggio contemporaneo e atemporale”.
Il catalogo che accompagna la mostra, realizzato da Danilo Montanari Editore, presenta al suo interno testi di Fred Licht (postumo), Niccolò Lucarelli e una poesia di Gian Ruggero Manzoni. Ciascuna copia è essa stessa un’opera: ogni copia del volume rappresenta un pezzo unico e irripetibile, grazie all’intervento dell’artista che su ciascuna copertina ha realizzato una decorazione in foglia d’oro.
Esponente di spicco del Gruppo Ipermanierismo di Italo Tomassoni, Sergio Monari ha esposto in oltre 90 mostre, personali e collettive, in molte gallerie private e diversi musei pubblici, sia in Italia sia all’estero tra cui l’EXPO 2015 a Milano, Palazzo Schifanoia a Ferrara, la Galleria d’Arte Contemporanea di Ginevra, Palazzo Farnese di Caprarola (Vt), Palazzo della Corgna di Castiglione del Lago (Pg), Palazzo della Regione Lombardia a Milano, il Collegium Artistico di Sarajevo, e Villa Torlonia a Roma. Diverse sue opere sono conservate in numerose collezioni private e istituzionali, fra cui quella della Regione Emilia-Romagna e del Vittoriale degli Italiani.
Silvana LAZZARINO Roma 2 Marzo 2025
Sergio Munari. Sincronie
Museo Fortuny, San Marco 3958, 30124 Venezia
Tel. 041 5200995
26 febbraio-5 maggio 2025