di Marianna SCIBETTA
Quando si dice “arte”in un certo senso si dice “coscienza” perchè forse si può affermare che l’arte è l’espressione del prendere coscienza di sé, dell’essere umano che è cosciente e diviene cosciente , come avviene per i primati che posti davanti allo specchio si riconoscono come se’ stessi.
Arte è quando l’uomo si riconosce, prende coscienza di sé.
Di primo acchito viene in mente di dover pensare a questo nel tentativo di dare una definizione all’arte che racchiude in sé artificio, creatività, pensiero divergente, rappresentazione, manualità e cos’altro? Sinestesia? Sì le facoltà sinestetiche ed estetiche sono “altro” , l’indefinibile che il concetto di arte può racchiudere in sé.
Nietzsche nell’opera La nascita della tragedia afferma “ vedere la scienza con l’ottica dell’arte e l’arte invece con quella della vita”, ecco quest’affermazione affascina soprattutto gli appassionati perchè contiene una verità psicologica: l’arte è vita.
E’ quello che trapela dalle pagine di “Cronache dal mondo dell’arte 1” di Antonio Capitano, nella nuova proposta editoriale di Albeggi Edizioni , è la vita di grandi artisti italiani del passato che ci guarda di rimando dalle tele, oltre le tele e dal lato nascosto delle opere che sono frutto dell’artificio di uomini che man mano hanno preso coscienza di sé, del loro tempo e della loro società.
Questo volume racchiude storie curiose di artisti e delle loro opere, storie che si intrecciano alla Storia dell’umanità e alla storia personale degli uomini, che si evidenziano come verità psicologiche e si fanno “storia altra” e soprattutto trama di un’ indagine, motivo di una ulteriore ricerca.
L’Arte è una fonte inesauribile di testi, rimandi culturali, metafore, illusioni, teatro, poesia, storie. Davanti ad un’opera pittorica ci poniamo come di fronte ad uno specchio inclinato, una psiche che apre lo sguardo non solo su un mondo rappresentato ma anche sulla proiezione di noi nell’opera, mettendoci sulle tracce di una complessa vicenda umana che inizia nella realtà e termina nella finzione.
La curiosità nasce spontanea sollecitata da una presenza, da un’immagine intrappolata da una cornice. Nell’ attesa contemplativa non si è colti solo da un rapimento estetico, ma anche da interrogativi che indagano sull’autore, sull’epoca , sulla società contemporanea all’artista. E’ come essere colti da un innamoramento : si vuol sapere chi è stato a rappresentare quel dipinto, quell’opera d’arte, quale sia il suo nome, quale motivo lo ha spinto a raffigurare quel soggetto , quale sia il suo stile, quale sia stato il pensiero che lo ha colto, il desiderio e soprattutto che cosa voleva comunicarci ? E perchè?
E’ così che Antonio Capitano si pone di fronte alle opere e soprattutto ai pittori, agli artisti che hanno lasciato un segno indelebile nella storia dell’arte e lo fa da “cronista”, indagando alla maniera di Leonardo Sciascia, attraverso la lettura attenta di cartigli e frammenti, umori quasi impercettibili, tracce che solo apparentemente sembrano non proferire parole di verità, ma sono invece indizi meritevoli di attenzione, pezzi di un mosaico meraviglioso che si incastrano in un disegno che ne nasconde altri , magari più belli o intriganti nel risvolto delle trame, nel retro dei quadri, nei nascondimenti del tempo, delle dicerie, delle leggende e di quel tramandare che a lungo andare diventa arte a sua volta.
Allora l’osservatore è l’indagatore, il cronista dell’arte che racconta minuziosamente non solo l’interpretazione di un’opera ma anche l’aneddoto nascosto, quello ancora lasciato nelle pieghe delle pagine, nel risvolto di una tela, nella ferita di un taglio, nella sottrazione di un’opera, di un rapimento .
L’arte aggiunge al sogno un sogno che l’artista ha lasciato alla Storia e un sogno è come la rappresentazione di un qui ed ora sospeso per sempre, un per sempre che non può contenere solo la verità ma si porta dentro un profumo, uno spettro di luce , un mistero, un segreto. Il segreto della vita comune di un artista d’ eccezione, di un uomo che non si limita a imitare la natura, ma la riplasma attraverso un gioco di sinestesie .
E poiché per gli artisti vige lo stesso destino degli uomini comuni e mortali ma in un sussulto di immortalità e di grandezza che ne perpetuano il nome, in Cronache dal mondo dell’arte 1, apprendiamo di certi destini di contrappasso che hanno segnato i giorni di geni come Botticelli o Piero della Francesca, di Masaccio, di Raffaello e di tanti altri grandi artisti del loro disincanto , della loro disillusione, delusione o addirittura della disperazione di uomini .
Per un cronista dell’arte la cronaca non è mai monocromatica ma è una tavolozza di umori, colori, sentimenti ed emozioni infinite , semplicemente perchè indaga la vita di autori abituati a immergersi nei colori dell’esistere e del persistere delle rappresentazioni e delle immagini. Catturare la luce e scolpire il buio sulla superficie piana di una tela è quasi soprannaturale è in un certo senso quell’atto creativo che appartiene solo ad un demiurgo superiore … o anche quel demiurgo potrebbe essere un artificio dell’uomo? Forse è solo Dio che si guarda allo specchio. Un artista lo è.
Marianna SCIBETTA Roma 5 novembre 2021